IBSA pensiero
Cosa vuole l’industria del farmaco dai fornitori di macchine per il confezionamento e imballaggio? Molto, secondo Enrico Gasperotti, Head of Manufacturing di IBSA Institut Biochimique, ma nulla di impossibile dal punto di vista tecnico e tecnologico, anche in prospettiva Industry 4.0. Quello che conta è piuttosto la flessibilità e la disponibilità da parte del fornitore nel trovare le soluzioni migliori… E per raggiungere questo obiettivo sono ancora gli uomini a fare la differenza. Stefano Lavorini
Per tradizione, IBSA punta su un’eccellente qualità produttiva. La maggior parte dei farmaci è realizzata internamente: i principi attivi vengono realizzati dalle affiliate e, in Europa, si acquistano gli eccipienti e i materiali per il confezionamento.
Tutti i prodotti sono ovviamente conformi agli standard GMP e i fornitori sono sottoposti a controlli sistematici, con particolare attenzione alla qualità e al rispetto dell’ambiente, oltre che in accordo agli specifici requisiti regolatori.
L’obiettivo è infatti attuare processi integrati verticalmente per il controllo di tutte le fasi produttive, con una gestione diretta dei vari livelli di lavorazione e una riduzione dei rischi lungo la supply chain.
Anche per quanto riguarda le macchine, le linee di confezionamento e imballaggio, la progettazione e l’ingegnerizzazione è sviluppata in house, scegliendo il meglio disponibile sul mercato e strutturando rapporti diretti di collaborazione con i diversi fornitori.
Me ne dà testimonianza Enrico Gasperotti, Head of Manufacturing di IBSA, che incontro nella sede storica della società, una sobria palazzina quasi d’epoca, con imposte verdi, monumento a quanto negli anni è cambiato.
IBSA produce prodotti per una vasta gamma di aree terapeutiche: cosa significa questo in termini di capacità produttiva?
Ogni anno escono dai nostri stabilimenti, in Svizzera, Italia e Francia, 14 milioni di fiale di ormoni, 300 milioni di capsule molli e 60 milioni di confezioni di prodotti finiti.
Siamo un’azienda prettamente manifatturiera. In Svizzera abbiamo sette stabilimenti, frutto della crescita rapidissima di questi anni, ma adesso stiamo progettando di costruire una “casa comune” a Grancia, con un investimento complessivo di 80-90 milioni di franchi, molto consistente quindi.
Disponiamo, comunque, di linee confezionamento con macchine di diversi costruttori, tra cui IMA, Marchesini, CAM, Etipack...
Tutti nomi di riferimento per il settore farma; ma per voi cosa fa la differenza quando dovete fare le scelte di acquisto?
Abbiamo sempre trovato nei costruttori italiani grande attenzione alle nostre esigenze, ovvero la possibilità di mettere a punto nuovi progetti con i nostri partner: nel farmaceutico, del resto, i processi sono molto vari e complessi e i packaging - siano essi tubetti, astucci, blister - sono sempre diversi per forma, peso, caratteristiche tecniche.
La buona riuscita di un progetto si basa comunque sul confronto e sul dialogo e, in questo senso, riscontriamo delle differenze tra i nostri diversi fornitori. Una volta, forse, era più semplice perché, oggi, molte realtà hanno un’organizzazione più articolata, con procedure che consentono, per esempio, di monitorare l’avanzamento lavori, ma qualcosa si è perso in termini di flessibilità. È inevitabile.
Mi sembra chiaro che preferite non delegare a un unico fornitore la realizzazione delle soluzioni di cui avete necessità…
Siamo in costante espansione e, di sovente, dobbiamo costruire nuovi reparti per produrre nuovi prodotti. Forse per questo motivo la progettazione, l’ingegneria, lo sviluppo vengono fatti attingendo a competenze interne, che peraltro intendiamo consolidare e accrescere.
Ritengo che, laddove diminuiscano le conoscenze del management nonché la volontà delle persone di assumersi responsabilità per le scelte tecniche, questo vada a discapito delle capacità gestionali e decisionali dell’azienda.
Per noi restano fondamentali una certa stabilità nelle relazioni, nei rapporti umani, l’attitudine al dialogo, la determinazione di raggiungere il risultato… Tutte cose a cui non vogliamo rinunciare.
Pharma 4 di Etipack per il Track & Trace in linea. Un solo sistema automatico di tracciabilità e serializzazione farmaceutica, etichettatura (applicazione bollino farmaceutico/vignette/etichetta per serializzazione in Cina) e l’anticontraffazione, con l’applicazione di due etichette autoadesive a sigillo sui lembi degli astucci farmaceutici (scatole piene e chiuse).
L’industria farmaceutica è chiamata ad affrontare sempre nuove sfide in nome della sicurezza e tutela dei pazienti: prima la segregazione, ora la serializzazione… Avete dovuto fare investimenti significativi in questo senso?
Si tratta di aspetti molto concreti che, nel caso specifico, abbiamo affrontato con la collaborazione di Etipack, nostro fornitore storico da oltre 30 anni, con cui abbiamo ottimi rapporti.
Insieme abbiamo lavorato all’installazione di soluzioni su misura per le nostre esigenze, come i sistemi per la serializzazione e il track & trace.
Come detto, noi non acquistiamo linee complete, bensì la macchina che serve, dal produttore che reputiamo migliore. Inevitabilmente, dovendo comunque mettere le macchine in linea, abbiamo bisogno che i diversi costruttori dialoghino tra loro: e nell’affrontare questo aspetto abbiamo sempre trovato grande disponibilità da parte Etipack, a cui peraltro, in termini generali, dobbiamo riconoscere un servizio post-vendita più che soddisfacente. Insomma è un’azienda che non ci ha mai lasciati soli quando si è presentato un problema.
Industry 4.0: cosa state facendo al riguardo? Molto spesso, in quest’ambito, si parla di manutenzione predittiva: ne sentite l’esigenza?
Da piú di due anni stiamo investendo in sistemi informatici in grado di gestire le attività legate alla digitalizzazione della produzione.
Ad oggi, però, non stiamo pensando di implementare sistemi di manutenzione predittiva, anche perché da diversi anni abbiamo adottato un puntuale programma di manutenzione preventiva delle linee, con ritorni molto interessanti: ad esempio, abbiamo quasi ridotto a zero le fermate improvvise, ovvero quelle non gestite, che hanno un grande impatto sulla produttività
A questo proposito va ricordato che, in Svizzera, i permessi di lavoro per gli stranieri sono contingentati; in pratica, da noi, un costruttore italiano ha un massimo di novanta giorni/anno per interventi relativi a installazione e assistenza. Per questo, alcune aziende hanno costituito società in Svizzera, con tecnici residenti così da ovviare al problema. Molti ma non tutti.
Come vede il futuro dell’industria farmaceutica?
IBSA è in continua crescita, così come la produzione farmaceutica in generale. L’Italia, poi, è ormai il primo produttore di farmaci in Europa (IBSA ha tra gli altri un grosso stabilimento produttivo a Lodi e uno ad Avellino, NdR).
Le prospettive sono dunque buone, considerando da una parte il progressivo invecchiamento della popolazione nei paesi industrializzati e, dall’altra, l’accesso ai servizi sanitari di nuove fasce di popolazione nei paesi emergenti.
Bisogna comunque riuscire a presidiare il giusto filone terapeutico - come, per IBSA, quello rappresentato dai farmaci per la cura delle disfunzioni tiroidee - anche perché c’è una vera e propria guerra sui prezzi ingaggiata da tutte le Autorità Sanitarie per tenere sotto controllo la spesa sanitaria.
Ormai alcuni prodotti sono venduti quasi al prezzo di costo: i margini si riducono sempre di più, mentre i costi di attività non prettamente produttive ma correlate, come sviluppo, innovazione, ma anche miglioramento di farmaci esistenti richiedono investimenti enormi.
Insomma, bisogna essere sempre più efficienti per restare sul mercato.
Caring Innovation
Qualità, innovazione, persona, responsabilità: sono i quattro pilastri su cui si fonda IBSA Institut Biochimique SA, società farmaceutica svizzera fondata nel 1945 da un gruppo di biologi. La sua peculiare identità si definisce però in tempi più recenti, nel 1985 quando viene acquisita da parte dell’attuale proprietà, che ne ha ridefinito la strategia puntando sul potenziamento di tecnologie capaci di migliorare in senso qualitativo le soluzioni terapeutiche esistenti. Da questa tappa fondamentale, si è avviato un dinamico programma di sviluppo volto a consolidare la strategia globale di espansione territoriale e ad ampliare gli asset aziendali, grazie ai quali IBSA ha raggiunto una posizione di primo piano nei mercati mondiali - in specifiche aree terapeutiche - portandola a essere presente in 5 continenti e in oltre 80 paesi.
IBSA oggi è la maggiore azienda farmaceutica a capitale privato in Svizzera, il quarto maggiore operatore in ambito “fertilità”, dopo le grandi multinazionali, e uno dei leader mondiali per l’offerta di prodotti a base di acido ialuronico.
Ad agosto di quest’anno, in occasione dell’annuncio dell’avvio delle attività commerciali di IBSA Pharma Inc. negli USA, Arturo Licenziati, Chief Executive Officer del gruppo, ha così commentato: «La decisione di commercializzare direttamente la levotiroxina in capsule molli negli Stati Uniti (prima distribuita da un’azienda americana, su licenza, NdR) ci consentirà di massimizzarne il valore, oltre a introdurre nuovi farmaci IBSA sul mercato, alcuni dei quali sono già in attesa di approvazione da parte dell’FDA. Si tratta di un passo importante, che ci consente di guardare al futuro con ancora più fiducia».
Una prospettiva che ha, peraltro, solide basi.
La sede centrale di IBSA è in località Collina d’Oro nelle immediate vicinanze di Lugano, in Svizzera. Stabilimenti produttivi e laboratori sono distribuiti in altre 9 sedi situate nel Canton Ticino, per un totale di 360 collaboratori addetti alla produzione e altri 200 alle attività collaterali.
Ogni stabilimento è dedicato a specifiche linee di produzione, in ottemperanza al principio di segregazione dei processi produttivi: una strategia che ha consentito di ottenere la certificazione da parte dei più esigenti enti regolatori, come testimoniato dalle recenti approvazioni di prodotti IBSA negli USA.
Negli anni, IBSA è cresciuta molto anche al di fuori dei confini elvetici: nel mondo, l’azienda è rappresentata da 10 filiali, e oggi impiega complessivamente 1.400 persone, distribuite fra la sede centrale, le filiali e i siti produttivi, cui si aggiungono 200 collaboratori del suo partner strategico, Laboratoires Genevrier in Francia.