ECO-DESIGN: il bando di CONAI - Episodio 2
Un premio in crescita e aperto da quest’anno a tutti gli operatori della filiera del pack con in più un mix di partner autorevoli: questo è il Bando CONAI 2021.
Ne abbiamo parlato con Simona Fontana, responsabile del Centro Studi del Consorzio che ripercorre le tappe di un’iniziativa che, partita come indagine, è diventata uno strumento di supporto e promozione per le imprese che sanno coniugare sensibilità ambientale con fattibilità economica.
Stefano Lavorini
Il Bando CONAI ha una storia così lunga che neppure la pandemia è riuscita a fermare: non è un caso che l’edizione 2021 confermi la tendenza positiva in termini di adesioni, con un incremento del 10% dei casi candidati e del numero di aziende coinvolte (156), protagoniste di un’iniziativa che ancora una volta si rinnova.
«Il 2021 segna un nuovo, importante cambio di paradigma, con aggiornamenti coerenti con l’evoluzione normativa, tecnica e di sistema» spiega Simona Fontana, responsabile del Centro Studi CONAI. «La principale novità riguarda il fatto che possono essere candidati anche imballaggi assoggettati al contributo di altri sistemi EPR, seppure senza alcun riconoscimento di natura economica. E sempre per la prima volta, abbiamo previsto la possibilità di accettare casi con cambio di materiale, a patto però che assicurino un miglioramento in termini di riutilizzo e riciclabilità».
Trova comunque conferma un punto di forza del Bando, ovvero la valutazione di come possa essere migliorato un packaging. Sono ammessi quindi i casi che portano a facilitare l’attività di riciclo, con un indicatore LCA positivo, tra quelli considerati (in termini di emissioni di CO2, consumo di energia e di acqua) da sommare a un risultato positivo in termini di materia prima seconda generata.
Nel complesso si tratta di un approccio sviluppato in anni di lavoro, che è in grado di definire con accuratezza e affidabilità gli esempi meritevoli di ricevere i 500mila euro di incentivi economici messi a disposizione.
Un rigore che non è passato inosservato e che è testimoniato anche dalla qualità di una giuria multi-composita.
«I packaging candidati vengono infatti dapprima analizzati e valutati attraverso un’analisi LCA semplificata e poi solo quelli che generano benefici ambientali complessivi vengono valutati in funzione delle leve di ecodesign attivate da un Comitato Tecnico composto da referenti CONAI e di Consorzi di filiera, mentre i 5 premi speciali per l’economia circolare sono scelti dal Comitato Tecnico allargato: un panel composto, oltre che da sostenitori di lungo corso come Altroconsumo e la rivista ItaliaImballaggio (Pack-Media), dai rappresentanti di Politecnico di Milano, Politecnico di Torino, Università IUAV di Venezia, Università di Bologna e Legambiente. E proprio quest’ultima, da quest’anno, firmerà una menzione speciale a uno dei casi premiati per l’innovazione circolare.
Dopo la valutazione viene definita una graduatoria con tutti i casi premiati, sottoposta peraltro alla verifica da parte di un ente terzo di certificazione»
In principio fu il Dossier Prevenzione…
Il Bando CONAI che conosciamo oggi è il portato delle numerose esperienze collezionate a partire dal primo Dossier Prevenzione del 2001.
«Si trattava, in origine - ricorda Fontana - di una raccolta su base triennale di buone pratiche, di esperienze virtuose sul tema della prevenzione degli imballaggi, che non metteva al centro il design, ma si limitava a misurarne in termini percentuali il risparmio di risorse. In altri termini, una fotografia dello stato dell’arte del mercato e della tecnologia».
Nel 2010, il modello evolve, introducendo parametri di misurazione più puntuali: è il tempo della valutazione dell’impatto ambientale degli imballaggi attraverso l’analisi LCA, che meglio rispondeva ai cambiamenti normativi e alla crescente sensibilità dei consumatori. E dunque, si inizia già allora a parlare di eco-design.
«Non avendo a disposizione fino a quel momento una griglia di valutazione scientificamente definita - sottolinea la responsabile - abbiamo guardato alla LCA, introducendo per la prima volta una metodica scientifica con cui misurare gli effetti delle azioni di prevenzione sugli imballaggi in termini di emissioni di CO2, consumi energetici e consumi idrici. È stato un passo importante, una vera novità per l’epoca, quando di LCA si parlava solo in ambienti specializzati. Introdurre questo sistema di valutazione è stata un'intuizione di CONAI, con l’obiettivo di darsi delle regole, codificare degli assunti, condividere un percorso, definire cosa fosse da misurare e come, entro quale perimetro.
Un lavoro di sintesi che è andato oltre gli obiettivi iniziali, e che ha portato a definire un nuovo strumento “open”, l’Eco Tool, che non solo consente a CONAI di valutare correttamente i casi presentati dalle aziende, ma permette alle imprese stesse di fare le proprie scelte strategiche in tema di sostenibilità.
In sintesi, siamo passati dal raccontare casi virtuosi a disegnare un contesto dinamico».
E poi il Bando diventa realtà
CONAI prosegue sulla strada dell’innovazione, convinto che le aziende debbano essere incentivate e valorizzate in questo percorso.
«Il 2013 segna un ulteriore punto di svolta; è l’anno, infatti, della prima edizione del Bando Conai, che premia le azioni di miglioramento messe in campo dai produttori e dagli utilizzatori di imballaggi consorziati, in regola con la dichiarazione e il versamento del contributo ambientale (CAC). Superando la logica della “semplice” prevenzione, si passa a guardare all’imballaggio come protagonista dell’economia circolare. Al centro ci sono i packaging immessi al consumo in Italia, sviluppati sulla base di una progettazione coerente con le leve di eco-design, altro tema che Conai ha avuto il merito di valorizzare».
Risparmio di materia prima, utilizzo di materiale riciclato, semplificazione del sistema imballaggio, ottimizzazione della logistica, riutilizzo, facilitazione delle attività di riciclo, ottimizzazione dei processi produttivi: sono questi i requisiti che, da quel momento, vengono aggiornati e rivisti puntualmente ogni anno.
«Il Dossier, l’Eco Tool, il Bando, le linee guida per l’eco-design sono ormai strumenti che fanno di CONAI un supporter nel percorso che le aziende vogliono intraprendere per migliorare la sostenibilità ambientale dei propri imballaggi».
La misura di un successo
Non sarebbero sufficienti storia e modello di cooperazione, se non ci fosse anche un riscontro positivo da parte delle imprese: dalla prima edizione ad oggi, i casi presentati e ammessi sono quadruplicati, con un incremento del 18% nel solo periodo 2019-2020. Lo scorso anno sono stati premiati 160 progetti, di cui 44 focalizzati sulla riciclabilità, a testimonianza di quanto l’economia circolare sia entrata nella prassi quotidiana.
«La gestione del fine vita di un prodotto implica ragionare e agire a monte, quindi nella fase di progettazione - rimarca Fontana - affinché si riduca a valle l’impatto della gestione di imballaggi immessi al consumo, mettendo in campo un vero approccio strategico al tema della sostenibilità».
Parlando di riciclo, è necessario insomma valutare la capacità del sistema di assorbire il materiale, attivando un percorso realistico rispetto agli impianti esistenti. Deve dunque esistere un circuito di riciclo di materiali su scala industriale, con obiettivi quantitativi e qualitativi dichiarati e da rispettare.
«Una scelta fatta da CONAI, che si conferma corretta anche alla luce del fatto che la Commissione Europea, impegnata a ragionare sulla circolarità della filiera, sta andando esattamente nella stessa direzione. Si parla quindi di riciclabilità, ma anche di sistema di gestione industriale e di sostenibilità economica dei processi, un aspetto fin qui trascurato dalla narrazione, ma dirimente per il successo delle attività di riciclo. Criteri che stiamo adottando anche nella definizione delle nuove fasce differenziate del CAC per gli imballaggi in plastica e gli accoppiati a base carta».