L’Italia delle bevande
Fatti e dati su produzione, consumo e impiego di imballaggi in un mercato che si divide fra bevande alcoliche e analcoliche. Analisi della situazione al 2016 e qualche previsione in corso d’opera riferita al mercato nazionale.
In Europa, il consumo di bevande alcoliche (vino, birra e superalcolici) varia sensibilmente da paese a paese ed esistono - come ovvio - differenze nella partecipazione al mercato, a seconda delle diverse famiglie di bevande.
Nel contesto europeo, l’Italia detiene, per esempio, una posizione di preminenza in relazione all’acqua minerale (68% circa) e anche per quanto riguarda vino e spumanti risulta tra i primi tre produttori mondiali insieme a Francia e Spagna, con uno share del 18% circa. È infine all’8% circa nella vasta area delle bibite (gasate, piatte, succhi di frutta ed energy drink).
Ma vediamo più da vicino la situazione del Bel Paese.
Il mercato
Nel 2016 in Italia sono stati prodotti oltre 23.143 milioni di litri di bevande, di cui il 22,5% ha interessato l’area degli alcolici e il 77,5% quella degli analcolici.
Dopo le importanti crescite registrate nel 2015, il trend di sviluppo si attesta quindi su un debole +0,7%.
Bevande alcoliche
Dopo la contrazione produttiva del biennio 2012-2013, le bevande alcoliche nella loro globalità hanno evidenziato una ripresa progressiva negli anni 2014 e 2015.
Il 2016 ha chiuso con una produzione al +2,9%, dove il trend è stato guidato essenzialmente dalle esportazioni, in crescita dell’1,4%; stabile la domanda, in calo dell’11% le importazioni.
Entrando nel dettaglio delle diverse tipologie di bevande alcoliche, gli andamenti si differenziano molto l’uno dall’altro.
La produzione di vino e spumanti confezionati in Italia cresce dell’1,7%, ma se guardiamo ai soli spumanti la crescita è di oltre il 10%. Nel comparto vini, a crescere maggiormente, sono quelli di alta gamma.
La produzione di birra sale del 5% circa, con una prevalenza di birre artigianali, sempre più apprezzate dai consumatori italiani.
Buoni i ritmi di sviluppo dell’area vermouth e aperitivi alcolici (+7,8%), dove la tendenza è guidata essenzialmente dalla domanda interna, grazie alla consuetudine consolidata del “rito” dell’aperitivo, sia in casa che fuori.
Crescono anche i super alcolici (+3,5%).
Seconde le prime stime, il 2017 dovrebbe chiudere con un trend globale della produzione in crescita dell’1,4%, guidato da un incremento dei consumi interni.
In particolare: vini e spumanti (+1%), birra (+2,7%), spirits (-1%), vermouth (+1,6%).
Bevande analcoliche
In sostanziale stabilità il 2016 delle bevande analcoliche (+0,1%), dopo il buonissimo andamento registrato nel 2015 (analogamente all’intero comparto), concluso al +8,9%.
I consumi calano dell’1,2% a fronte di un trend sensibilmente negativo delle importazioni, -30%. Le esportazione crescono del 3,3%. Il settore principale, in termini quantitativi, è quello dell’acqua minerale che rappresenta il 75% della produzione globale di bevande analcoliche, seguito dai soft drink (14%).
Analizzando le diverse tipologie, questi i trend 2016 registrati: acqua minerale -0,3%, soft drink gasati -2,9%, succhi di frutta +12%, bibite piatte +5,4%.
Per il 2017 si conferma il trend del 2016 (+0,1%), con una certa stabilità per quanto riguarda i consumi, che dovrebbero assestarsi intorno al +0,1%. Le importazioni riprenderanno tendenzialmente a crescere (+5%) mentre le esportazioni dovrebbero concludere l’anno al +1,4%.
La produzione delle bevande analcoliche continua a essere condizionata essenzialmente dalla domanda interna, che ne assorbe il 90% circa.
Packaging mix 2016: i materiali e le quote
Il packaging si conferma variabile strategica nel settore delle bevande: oltre a proteggere il prodotto e consentirne la movimentazione è anche un importante strumento di marketing.
Bevande alcoliche. Quest’area vede la bottiglia di vetro esprimere la maggiore partecipazione al mercato in tutti i comparti anche se, in particolare per vino e birra, troviamo altre tipologie.
Il vetro (a perdere e a rendere) esprime una partecipazione del 75%, in aumento rispetto al 2015 di un punto percentuale. Questa crescita è da imputare essenzialmente a due fattori:
- il buon andamento dei vini di alta gamma, confezionati esclusivamente in vetro, a scapito dei vini più economici; questi ultimi, spesso offerti in contenitori poliaccoppiati rigidi o in plastica, stanno però mostrando un certo orientamento al vetro, il che incide ulteriormente sull’impiego di questo materiale;
- il maggior consumo di birre artigianali, confezionate esclusivamente in bottiglie di vetro, influenza positivamente il comparto a scapito delle lattine. Questa tendenza si va confermando anche nel 2017. A completare il mix del packaging delle bevande, troviamo i contenitori poliaccoppiati rigidi utilizzati per il vino (6%), in calo rispetto al 2015. Destinate essenzialmente alla birra, seguono le lattine che, nel 2016, risultano al 3%. A seguire, le bottiglie di PET con una quota dell’1%. Il restante 15% è rappresentato da altre tipologie di imballaggio, vale a dire contenitori di maggiore capacità (damigiane, bag in box, fustini keg, ecc.).
Bevande analcoliche. Qui sono le bottiglie di PET a primeggiare, con uno share del 76,5%; a seguire il vetro (17%), le lattine (2,5%), gli accoppiati rigidi (2%) e altri imballi (2%).
L’ultima voce si riferisce, in particolare, agli imballaggi flessibili ma contempla anche bicchierini di PS e gli erogatori utilizzati per la distribuzione alla spina delle bibite carbonate.
Qualche previsione
Dalle prime analisi dell’Istituto Italiano Imballaggio relative all’anno 2017 emerge una certa tendenza favorevole alle bottiglie di vetro, in particolar modo nell’ambito delle bevande carbonate. Si ritiene che tale orientamento sia frutto di scelte di marketing, con l’intento di proporre un’immagine un po’ retrò ma particolarmente apprezzata dai consumatori. Si pensa che tale tendenza possa proseguire anche nel 2018.
Risultano in crescita i flessibili da converter (cheerpack), che stanno erodendo quote di mercato ai contenitori accoppiati rigidi, in particolar modo nei piccoli formati.
A livello globale, il mix del packaging di tutte le bevande vede il PET in prima posizione (59,4%), seguito dal vetro (29,8%). I contenitori cellulosici poliaccopiati hanno una quota di partecipazione pari al 3,2%, le lattine al 2,5% e la voce altro (cheerpak, bicchierini, distribuzione alla spina, fustini keg, damigiane) al 5,1%.
Nell’ambito della produzione di packaging destinati alle bevande si continuano ad attuare azioni di prevenzione, in ottemperanza alle direttive relative all’impatto ambientale. Negli ultimi anni si testimonia di una riduzione dei pesi degli imballaggi a fronte di prestazioni.
Barbara Iascone
Istituto Italiano Imballaggio