L’industria alimentare in Italia (2014)
Struttura del mercato, tendenze di consumo e tipologie di confezionamento dei prodotti alimentari (food e beverage). Plinio Iascone
Dopo tre anni di progressivo cedimento, il settore alimentare italiano nella sua globalità (food & bevande) ha concluso il 2014 con una crescita produttiva dello 0,6% (fonte Federalimentare), determinata essenzialmente dalla domanda interna espressa in area food (il beverage ha per contro fatto segnare un ulteriore, lieve ridimensionamento).
Fra i maggiori beneficiari di questa crescita, troviamo i prodotti ittici, i derivati dalla lavorazione e conservazione di frutta e ortaggi, i prodotti da forno, i farinacei, la confetteria, il tè, il caffè, le spezie, i piatti pronti e gli omogeneizzati.
L’export continua a rappresentare un’importate valvola di sfogo e di redditività per il settore alimentare sebbene, in termini quantitativi, anche nel 2014, e per il secondo anno consuntivo, abbia segnato un lieve cedimento.
Le potenzialità di sviluppo delle esportazioni ci sono ma, come più volte sottolineato, sono al momento frenate dall’estrema frammentazione del settore, composto da innumerevoli piccole aziende che, in genere, hanno difficoltà a operare fuori dall’Italia.
Per contro, Germania, Spagna e Francia evidenziano incidenze superiori delle esportazioni rispetto ai fatturati; tale situazione deriva da due fattori: la presenza di aziende alimentari di dimensioni mediamente maggiore rispetto a quelle italiane e significativa presenza all’estero di aziende della GDO sui mercati UE.
In ulteriore crescita sono risultate invece le importazioni: +10% nel 2013 e un ulteriore +10,10% nel 2014. La massiccia presenza in Italia della GDO estera continua a giocare un ruolo fondamentale in questo senso. La domanda interna ha concluso il 2014 con un recupero dell’1% circa: la crisi dei consumi interni è iniziata nel 2010 e i primi sintomi di una lenta ripresa si sono evidenziati solo nel bimestre novembre/dicembre 2014.
Migliori le aspettive per il 2015, sia per la domanda interna che per le esportazioni.
Area food
Data la diversità delle innumerevoli voci merceologiche, il confezionamento dei prodotti alimentari di quest’area presenta una significativa varietà di soluzioni di imballaggio.
La movimentazione della produzione dei settori monitorati dall’Istituto Italiano Imballaggio in area food ha comportato, nel 2014, l’impiego di circa 4.549 t/000 di imballaggi, +0,7% rispetto al 2013. Il trend risulta sostanzialmente in linea con l’attività produttiva, che ha evidenziato una crescita dell’1% circa in termini quantitativi. Nel computo sono compresi sia gli imballaggi a perdere che quelli a rendere, nonché i primari, i secondari e quelli da trasporto.
Imballaggi di acciaio. Nel 2014 hanno segnato una flessione dell’1% circa e hanno espresso uno share del 6,6%. L’arretramento non è imputabile a una riduzione di partecipazione, ma essenzialmente a una riduzione del peso medio. Il settore delle conserve alimentari è il maggior utilizzatore di imballaggi di acciaio, seguito da quello dei prodotti chimici.
Imballaggi di alluminio. La gamma comprende scatolette per food, vaschette e incarti. Il 2014 si è concluso con una crescita del 2,7% rispetto al 2013, con un incremento determinato essenzialmente dallo sviluppo delle vaschette e dal film da incarto. Lo share di partecipazione è allo 0,5%.
Imballaggi cellulosici. Con una quota del 35,2% sul totale in peso degli imballaggi destinati al food, presentano lo share più alto. In qualità di imballaggio da trasporto, il cartone ondulato è la principale tipologia (16% circa), seguita dagli astucci pieghevoli (3,5% circa).
Nell’ambito degli imballaggi cellulosici troviamo anche i contenitori cellulosici accoppiati (cellulosa-alluminio e plastica).
Nel 2014, gli imballaggi cellulosici hanno segnato una crescita globale dell’1,6%.
Imballaggi di vetro. Imballaggio “storico” che continua ad avere ampia diffusione in ambito food (14,2%), dove spiccano i vasi.
Imballaggi di plastica. Con uno share globale del 29,7%, la grande famiglia comprende varie e variegate tipologie di imballi, poliaccoppiati flessibili da converter inclusi che, per le loro caratteristiche, svolgono un ruolo rilevante.
Imballaggi di legno. Pallet e cassette per ortofrutta, in ambito food, hanno espresso nel 2014 una partecipazione del 13,8%. In particolare risultano in aumento i pallet a rendere e i pallet riparati e riammessi in ciclo.
Area bevande
Anche per le bevande, il packaging resta una variabile strategica; infatti, oltre a proteggere il prodotto e a consentirne la movimentazione, così come rilevato per il confezionamento del food, è “un importante strumento di marketing”.
In relazione alla globalità delle bevande, nel mix del packaging spicca la bottiglia di plastica (58%). La bottiglia di vetro, che fino a 20-25 anni fa era l’imballo a maggior diffusione, attualmente presenta uno share del 30% ed è scelta in prevalenza per confezionare vino, liquori, vermuth, birra e sciroppi. In temini di partecipazione al mercato, i contenitori di cellulosa poliaccoppiata (4%) risultano essere la terza tipologia di imballo, destinata sostanzialmente a tutte le bevande e in competizione sia con la plastica sia con il vetro. Posizioni sostanzialmente stabili per la lattina, sia in alluminio che in acciaio, con una quota al 2,5% (l’orientamento è all’impiego della lattina di alluminio). Il restante 5,5% si riferisce a cheerpack, bicchierini di plastica e distribuzione alla spina.
Innovazioni e prevenzione
In campo alimentare, l’imballaggio assolve compiti fondamentali, relativi a sicurezza e comunicazione. In genere, gli imballaggi usati per il confezionamento di food e bevande sono interessati da innovazioni costanti e sono oggetto di azioni di prevenzione, in relazione alle direttive sulla riduzione dell’impatto ambientale.
Le bottiglie di vetro, per esmpio, sono state sottoposte sia a un alleggerimento a parità di prestazioni sia a un’incisiva azione di restyling, improntata alla massima personalizzazione.
In termini di prevenzione, l’altezza del collo delle bottiglie di plastica si è invece ridotta grazie all’introduzione di un nuovo tappo a vite, mentre dal punto di vista del look e del contenuto di servizio i contenitori vengono prodotti in colorazioni e forme diverse, con un aumento della gamma di capacità. Altrettanto significativa l’innovazione che riguarda la produzione di bottiglie con una parte di PET proveniente da riciclo (rPET).
Le lattine, sia in alluminio che in acciaio, oltre a una progressiva diminuzione di peso, hanno impreziosito la litografia.
I contenitori di cellulosa accoppiata, oltre a una lieve diminuzione del peso medio, sono stati oggetto di interessanti innovazioni in termini di forma, grafica e sistemi di chiusura. Nel computo sono compresi sia gli imballaggi a perdere che quelli a rendere, nonché i primari, i secondari e quelli da trasporto.
Plinio Iascone
Istituto Italiano Imballaggio