Gli imballaggi flessibili da converter (2015)

Strutture complesse e in costante divenire, hanno segnato nel 2015 un segno positivo sia sul fronte della domanda interna sia dell’export. L’impiego dell’imballaggio flessibile aumenta anche in ambiti non tradizionali.


Questa famiglia di imballaggi - che può presentarsi in forma flessibile o semirigida - come è noto, ha una struttura complessa plurimateriale: cellulosa, plastica, film di alluminio o metallizzazione.
Le combinazioni tra i diversi materiali vengono progettate a seconda delle caratteristiche del prodotto da confezionare e in base alla vita di scaffale da garantire.
Con riferimento al ciclo di vita, quella del flessibile è tra le poche aree del settore imballaggio a presentare ancora uno sviluppo progressivo e interessante che, negli ultimi due-tre anni, risulta essenzialmente guidato dall’inserimento in settori nuovi: piatti pronti surgelati o refrigerati, prodotti ortofrutticoli di IV gamma, immissione sul mercato di alimenti freschi pre confezionati e pre pesati, movimentazioni di prodotti ittici freschi dai centri di acquicoltura al punto vendita ecc.
L’area alimentare continua a essere il principale mercato di sbocco, con una quota del 91%.
Un altro importante aspetto di questo comparto è la forte propensione all’esportazione, che mediamente rappresenta il 44-48% della produzione.
Anche nel corso del triennio 2011-2013, il settore degli imballaggi flessibili da converter è riuscito a contenere gli effetti della congiuntura economica negativa; più precisamente, la produzione ha continuato a evidenziare un trend evolutivo in crescita grazie all’incremento dell’export, che ha compensato un lieve ridimensionamento della domanda interna.

Materie prime per la produzione dei flessibili da converter
Il progressivo alleggerimento dell’imballaggio flessibile ha comportato modifiche anche al mix delle materie prime utilizzate per la produzione degli accoppiati: in via tendenziale, il foglio sottile di alluminio, ove possibile, viene sostituito dalla metallizzazione (alluminio) e anche la carta e il cartoncino risultano in lieve calo.
Anche per i film plastici si può parlare di riduzione dei grammi per metro quadrato. Di fatto il sempre più consistente ricorso ai film barriera (esempio Nylon, EVOH ecc.) consente, in molti casi, di ridurre gli strati o gli spessori dei film.
Tale processo deriva da una proficua attività di ricerca destinata a individuare nuovi materiali e tecniche di fabbricazione e i cambiamenti si sono resi possibili con la progettazione di multistrati plastici, che assolvano alle funzioni svolte dal foglio cellulosico o dal film in alluminio.

L’offerta e il mercato
In Italia operano circa 78 produttori.
Nel 2015 la domanda interna è stata di 190.000 tonnellate, in aumento del 2,7% rispetto al 2014.
Particolarmente positivo è stato il risultato delle esportazioni, in incremento del 6%. Le esportazioni rappresentano peraltro da sempre una componente importante di questo mercato (alcune aziende del settore esportano oltre il 70% della propria produzione), grazie all’alta qualità di prodotti e servizi offerti dai nostri converter.
Il fatturato, nel 2015, ha ragiunto 2.050 milioni di euro  (+4,3% rispetto al 2014).
Il trend favorevole delle due componenti della domanda ha consentito di concludere l’anno con una produzione in crescita del 4,3%.
Sempre contenute le importazioni, 1-2% del consumo nazionale.
Il 67% dei poliaccoppiati flessibili da converter è costituito dal “tutto plastica”, l’8% vede la presenza del foglio di alluminio e il 25% del foglio di carta  abbinato alla plastica.

Settori di impiego
Food. L’area alimentare resta il principale mercato di sbocco degli imballaggi in poliaccoppiato flessibile (90,7%) e questa ampia diffusione deriva da diversi fattori: crescita degli alimenti pre pesati e pre confezionati, in genere in atmosfera protetta; piatti pronti all’uso in atmosfera protetta; diffusione dei prodotti ortofrutticoli di IV gamma, ecc.
In ambito food, due sono i settori preminenti: l’area dei prodotti da forno e della pasta (25% circa) e i derivati del latte, ovvero formaggi, yogurt, burro ecc. (18,6% circa).
Per quanto riguarda la prima area, i maggiori quantitativi di imballaggi flessibli sono riconducibili alla pasta fresca industriale e ai gelati.
La pasta fresca è il comparto che presenta i maggiori tassi di sviluppo, a seguito della crescita dei consumi delle varie tipologie di paste fresche industriali ma anche grazie all’orientamento della D.M. a veicolare i propri prodotti a marchio confezionati in atmosfera protetta.
Per quanto concerne l’area dei derivati del latte, i maggiori quantitativi di poliaccoppiati flessibili sono dedstinati ai formaggi pre confezionati e porzionati, sia provenienti dalle industrie sia confezionati presso la distribuzione moderna.
Sempre con riferimento ai settori utilizzatori di imballaggi flessibili da converter in ambito alimentare, troviamo i seguenti prodotti, con le rispettive quote di mercato:
- carni trasformate e salumi (7,8%), dove risultano in progressiva crescita sia quelli provenienti dall’industria che i prodotti confezionati presso la GDO;
- surgelati (7,5%);
- caffè (4,5%);
- pet food (3,7%), dove il ricorso al flessibile sta crescendo, in virtù dello sviluppo del settore nella sua globalità ma anche per un deciso orientamento a utilizzarlo per prodotti secchi e umidi, a scapito di altre soluzioni di packaging.
Sempre in ambito alimentare, troviamo altre applicazioni con interessanti potenzialità, in particolare conserve varie, salse, creme ecc.  

Non food. Nell’area non food, il settore della detergenza domestica assorbe il 4,6% della produzione; in questo caso, gli imballaggi in poliaccoppiato flessibile presentano buone potenzialità di sviluppo, a seguito della diffusione degli additivi per il lavaggio in forma pastosa dove il flessibile tende a sostituire l’astuccio di cartoncino.
Il settore farmaceutico e della cosmesi-profumeria si attestano al 4,6%, con discrete possibilità di crescita. L’ evoluzione positiva in entrambi i settori trae anche origine dalla tendenza a proporre sempre più di frequente monodosi, il cui confezionamento prevede essenzialmente due alternative: la bustina in poliaccoppiato da converter o il flaconcino di plastica.                                              

Plinio Iascone
Istituto Italiano Imballaggio

 

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