Gli imballaggi di plastica (2019)

Andamento della produzione e posizionamento sul mercato degli imballaggi rigidi, dei flessibili non accoppiati e degli accessori. Dati bilancio 2019.

Barbara Iascone
Istituto Italiano Imballaggio

Nel suo complesso, l’area “imballaggi di plastica” copre - in termini di peso - il 20% dell’intero settore packaging, di cui il 2% riguarda gli imballaggi flessibili da converter (che in maggioranza prevedono la presenza di un film plastico). Ragionando in termini di fatturato, la situazione cambia, dato che la percentuale di rappresentatività rispetto all’intero settore packaging tocca il 53%, di cui il 7% imputabile agli imballaggi flessibili.

Le tipologie di imballaggi di plastica

Gli imballaggi in plastica si suddividono in tre macro aree:

  • imballaggi flessibili (film e sacchi, esclusi i flessibili da converter);
  • imballaggi rigidi (bottiglie, fusti, cassette, pallet);
  • accessori (reggette, tappi, chips, lastre, adesivi ecc.).

Il 44,5% è rappresentato dagli imballaggi rigidi, il 46,8% da quelli flessibili, escluso i flessibili da converter; la restante parte riguarda gli accessori (chiusure, imballaggi di protezione, corde, reggette, ecc.)

In questa sede prendiamo in esame sia gli imballaggi rigidi sia gli imballaggi flessibili non accoppiati, destinati alla produzione di shopper, film, pluriball di protezione, ecc. (con l’esclusione quindi degli imballaggi flessibili da converter). Oltre alle due categorie sopra citate, analizziamo anche gli accessori, vale a dire chiusure, corde, reggette, ecc.

Nello specifico, gli imballaggi rigidi sono in prevalenza contenitori “soffiati” (bottiglie per bevande, flaconi per detersivi, ecc.), ma nella categoria rientrano anche i contenitori termofarmati, come le vaschette utilizzate per il confezionamento di prodotti alimentari (gelati, ortofrutta, carne, pesce, ecc.).

Per quanto riguarda gli imballaggi flessibili, in questa sede esaminiamo sia i film per uso alimentare che quelli termoretraibili per palettizzazione.

Si tratta di tipologie di packaging molto diffuse nella nostra quotidianità e sebbene siano molto osteggiate, devono comunque essere considerate come un’importante risorsa, specie nell’ambito della lotta allo spreco alimentare.

Note sul riciclo. Secondo i dati elaborati da COREPLA (consorzio di filiera del sistema CONAI, che gestisce il recupero e riciclo degli imballaggi di plastica) nel 2019 sono state riciclate in ambito consortile 1.378.384 t, con un trend di crescita del 13% rispetto al 2018.

Considerazioni sul mercato

Nel 2019 il settore degli imballaggi di plastica registra un tasso di crescita della produzione pari al 2,6% (3.080 t/000). Continua ad aumentare il ricorso alle plastiche da riciclo a scapito di quelle vergini, così come anche l’impiego di bioplastiche (utilizzate principalmente per produrre sacchetti) mantiene un trend positivo.

A guidare lo sviluppo del settore sono indiscutibilmente gli imballaggi sia rigidi che flessibili: entrambe le categorie crescono infatti di un 3% circa rispetto al 2018, mentre gli accessori registrano un andamento negativo, il che condiziona la percentuale di crescita complessiva. 

In calo il commercio estero, che registra trend negativi sia nell’export che nell’import, rispettivamente -2,7% e -2,2%.

Come per l’intero settore packaging, il flusso di scambi commerciali interessa per lo più i Paesi europei (specie Francia e Germania): l’89,6% dell’export ha sbocchi in Europa, e l’82,2% degli imballaggi di plastica vuoti importati provengono sempre da quest’area.

Il fatturato del settore registra un tasso di crescita intorno al +2%.

Tabella 1. Bilancio di mercato italiano di imballaggi in plastica. Valori espressi in t/000.
  2016 2017 2018 2019 19/18 var %
Produzione 2.889 2.974 3.003 3.080 2,60%
Export 1.019 1.057 1.046 1.018 -2,70%
Import 567 594 579 566 -2,20%
Cosumo apparente 2.437 2.511 2.536 2.628 3,60%

Fonte: Istituto Italiano imballaggio

In Italia, stando alle prime stime disponibili, nel 2019 la produzione di materiali bioplastici dovrebbe aver registrato un tasso di crescita superiore al 5%, assestandosi intorno alle 93.500 t contro le 88.500 t del 2018.

Al primo posto per l’utilizzo di bioplastiche, troviamo i sacchetti per il trasporto di merci (62% del totale), seguiti dai sacchetti ultraleggeri utilizzati per il confezionamento dei prodotti ortofrutticoli sfusi (17,5%); il restante 20,5% si suddivide tra sacchi per la raccolta dell’umido(15%), articoli per l’agricoltura (3%), la ristorazione (stoviglie monouso), l’imballaggio alimentare (vaschette) e l’igiene della persona (2,5% in totale).

Tabella 2. Ripartizione dell’utilizzo di imballaggi di plastica per macro aree di impiego. Anno 2019.
Food 51,20%
Bevande 23,40%
Chimica petrolifera (1) 6,40%
Cosmetica e farmaceutica 3,80%
Impiantistica varia (2) 15,30%
Totale 100%

Fonte: Istituto Italiano imballaggio
(1) Lubrificanti, colori, vernici e chimici vari
(2) Movimentazione macchinari (elettromeccanica, macchinari industria tessile, elettronica ecc.)

Settori di impiego

Facilmente adattabili a qualsiasi esigenza, gli imballaggi di plastica trovano ampia applicazione sia in campo alimentare che non, e grazie alla natura e alle diverse caratteristiche dei vari polimeri possono essere utilizzati per confezionare sia liquidi che solidi.

Settore di sbocco principale resta comunque il food: nel 2019 il 74,5% degli imballaggi in plastica è stato destinato a confezionare cibi e bevande, suddiviso tra il 51,2% per i primi (in calo rispetto al 2018) e il 23,4% per le seconde, in crescita.

Il 6,4% della produzione totale è invece destinato al settore chimico e il 3,8% a quello farmaceutico.

Il restante 15,3% trova sbocco in svariate aree manifatturiere (abbigliamento e accessori, materiali da costruzione ecc.). Rientrano in questo segmento anche gli shopper che, da soli, rappresentano il 4,5%.

In ambito bevande, le bottiglie destinate all’acqua minerale, da sole, rappresentano il 16% del totale imballaggi di plastica.

Tabella 3. Ripartizione della produzione di imballaggi di plastica per tipologie (compresi flessibili da converter e film per accoppiati rigidi). Anno di riferimento: 2019.
Imballaggi flessibili (film, sacchi e sacchetti) 46,50%
Imballaggi rigidi (bottiglie, fusti, cassette, pallet) 44,80%
Accessori per imballaggio (tappi, chiusure varie, film a bolle, reggette, chips espansi, lastre, nastri adesivi ecc.) 8,7%
Totale 100,00%

Fonte: data processing Imballaggio in Cifre

Quotazioni delle materie plastiche

Nel 2019 risultano in calo, rispetto al 2018, le medie delle quotazioni delle materie prime vergini utilizzate per produrre imballaggi in plastica (le quotazioni di riferimento sono quelle della Camera di Commercio di Milano).

Analizzando tutti i polimeri coinvolti nel procedimento produttivo, a registrare il calo più significativo è indubbiamente il PET che, rispetto al 2018, registra quotazioni in calo del 14,7%.

Diverso il discorso per le plastiche provenienti da riciclo, che registrano invece aumenti nei prezzi: cresce del 22,3% l’rPET azzurro in scaglie, e del 10,2% il multicolor. Analogamente, se per il PE le quotazioni della materia prima vergine registrano cali che oscillano tra il -9,5% per quello a bassa densità e il -4% per quello ad alta densità, i granuli provenienti da riciclo crescono in media del 3,8%.

Per quanto riguarda invece il PP, calano del 3,5-4% circa le quotazioni sia del polimero vergine sia di quello proveniente da riciclo. 

Tabella 4. Segmentazione per area geografica del commercio estero degli imballaggi di plastica. Valori % riferiti alle quantità di imballaggi espresse in tonnellate.
  2019
Paese Export Import
Europa 89,60% 82,20%
Africa 3,70% 5,50%
America 3,40% 0,70%
Asia 2,90% 11,60%
Oceania 0,40% 0,01%
Mondo 100,00% 100,00%

Fonte: elaborazioni dati ISTAT

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