Print China 2015: diario di una conferenza

Al secondo posto della classifica mondiale delle fiere del printing e del converting, Print China si svolge dal 7 al 12 aprile al Guangdong Modern International Exhibition Center.

Print China 2015 si svolge a sud del Paese di Mezzo, nel distretto del printing, e si alterna alla gemella del nord, la quadriennale China Print di Pechino.

Per documentarne la crescita vorticosa, che in pochi anni l’ha attestata al secondo posto della classifica mondiale delle fiere di settore dopo drupa, gli organizzatori (espressione della potente associazione di settore Peiac) hanno indetto una conferenza stampa internazionale, a cui la rivista Converting è stata invitata in rappresentanza dell’Italia.
Sul podio si sono avvicendati i vertici delle associazioni di settore e delle istituzioni governative preposte alla comunicazione e alla promozione, oltre a un nutrito gruppo di aziende espositrici: da Heidelberg a Canon, passando per Dinga, Komori, Masterwork e pari grado, che hanno illustrato le ultime, modernissime tecnologie che verranno presentate in aprile nel corso della manifestazione. 


A Print China 2015, accanto agli stand dei singoli espositori italiani che puntano sui mercati del Far East, torna anche la “collettiva” nazionale italiana, promossa e coordinata da Acimga, in primo piano nel  padiglione principale della fiera. Perché - ricordano i vertici dell'associazione - nonostante richieda un grande impegno di penetrazione e marketing, oggi più che mai la Cina rappresenta un investimento sicuro (soprattutto considerando le difficoltà degli altri grandi mercati in via di sviluppo).

I relatori hanno aggiornato le informazioni e i dati sul mercato cinese, che sostanziano la presa di posizione "italiana" e, a fine conferenza, hanno offerto un saggio di ospitalità cinese, allestendo la tradizionale cena di gala, con autorità, stampa e spettacolo. Una cena, come il bon ton impone, con infinite portate, molti brindisi di buon vino rosso, la lotteria apremi e l'intrattenimento di cantanti, ballerine, prestigiatori e attori tradizionali. Ma, soprattutto, una vera festa, in cui - riscaldata l’atmosfera - tutti si sono divertiti, ospiti e organizzatori: meglio di qualsiasi discorso sulla comunicazione fra culture.

MA È VERO CHE LA CINA RALLENTA? Per arrivare a Dongguan, nel distretto meridionale del Guangdong (in italiano Canton), voliamo fino a Hong Kong da cui possiamo accedere alla “Main China”: immenso hub di quella sterminata fabbrica a cielo aperto che è la Cina meridionale, il porto dell’ex colonia britannica si affaccia sul delta del Fiume delle Perle, oggi fiume del petrolio e dell’export, brulicante di cargo, petroliere, traghetti e pescherecci.
Fin qui, tanta impressione ma nessuna sorpresa.
La sorpresa arriva dopo, quando gli organizzatori di Print China ci portano a Dongguan, a visitare il quartiere espositivo. Quando ci siamo stati la prima volta, nel 2011, era ancora in fase di ultimazione e tutt'intorno, nell'immenso nulla dei dintorni non edificati, si ergeva maestoso solo il grande albergo di lusso dove eravamo alloggiati, a un’ora e mezza di auto dal “vicino” agglomerato urbano. Oggi fra l’exhibition center e Dongguan tutto è costruito, senza soluzione di continuità, e l’area intera è un cantiere a cielo aperto, impolverato e brulicante di attività. Se l’economia di un paese si giudica dal numero di gru, la Cina starà pure rallentando la sua corsa, ma resta pur sempre un paese a dir poco dinamico.

QUOTE ROSA E PACKAGING ORIENTED. La visita alla ST (Sheng Tujx) ha offerto  l'occasione di verificare di persona come, e quanto rapidamente, evolva l'industria cinese, ormai lontanissima dallo standard low cost-low quality di pochi anni fa.
ST è un’azienda privata con sede a Changan Town, Dongguan City; costruisce macchine automatiche per l'editoria e l'imballaggio con una sessantina di dipendenti e una forte vocazione all'export (mercati-target India e vicino Oriente, ma con sbocchi anche in molti altri Paesi fra cui anche in Macedonia). Durante la visita organizzata per i giornalisti stranieri da Print China, di cui ST è espositore, un management giovanissimo e tutto al femminile ha illustrato un'offerta ampia e variegata di macchine per hot stamping, taglio del cartone, per rilegare, cucire, piegare, indorsare libri, per realizzare pop up, copertine rigide o produrre astucci e affini. Con una precisazione interessante: prendendo atto dei trend di mercato l'azienda dedica un'attenzione crescente al packaging, incrementando l'offerta di soluzioni per il converting (dunque accade anche in Cina...).

ST progetta e realizza dunque macchine automatiche, con componenti di marca, cambio formato rapido e in grado di effettuare lavorazioni di pregio (hot stamping, ad esempio), competitive anche sul piano tecnologico - e una sfilata di attestati di qualità lo testimonia.
Molto “occidentali” anche le modalità di gestione e di comunicazione: in una location arredata per accogliere i visitatori “come a casa”, i manager mostrano video e campioni di prodotti, rispondono alle domande dei giornalisti senza imbarazzi e reticenze, e portano a visitare la fabbrica, con demo live e libertà di foto.
E con una nota più “cinese” nell'ospitalità: all'ora di pranzo, davanti ai mille piatti preparati per gli ospiti, si chiacchiera, ci si conosce e si fa, perché no, anche un po’ di marketing: «Da dove venite? Ah, India! Uno dei nostri mercati più importanti…» e la responsabile commerciale della società occupa con nonchalance il posto accanto al giornalista di Nuova Delhi.

 

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