Idee e buone pratiche: Save Food

Interpack promuove una riflessione sullo spreco alimentare e reinterpreta, per certi versi, anche il valore sociale dell’imballaggio. Bernd Jablonowski, direttore della fiera tedesca e di Save Food, fa un bilancio del lavoro svolto e delle prospettive a breve e a lungo termine dell’iniziativa lanciata nel 2011.


Da tempo interpack non vuole più essere vissuta solo come la fiera dei “grandi numeri” ma rivendica un ruolo diverso:  soggetto industriale forte, competente e proattivo nei confronti del mercato e dell’opinione pubblica. È con questo spirito che, nel 2011, ha lanciato  Save Food, una piattaforma di studio stabile sui problemi legati alle perdite e agli sprechi di cibo nel mondo, chiamando a raccolta non solo gli stakeholder della filiera alimentare e dell’imballaggio, ma anche le istituzioni politiche e dell’amministrazione pubblica, il mondo della ricerca e delle associazioni non governative.
In questa intervista Bernd Jablonowski ci racconta in dettaglio l’evoluzione dell’iniziativa.

Quali sono gli obiettivi di Save Food?
Ogni anno circa 1,3 miliardi di tonnellate di alimenti va a male o viene gettato nella spazzatura. E pensare che solo un quarto del volume totale di rifiuti alimentari sarebbe sufficiente a dar da mangiare a circa 800 milioni di persone al mondo che soffrono la fame... Il senso dell’iniziativa Save Food è quindi di offrire un contributo pratico alla soluzione di un dramma, grazie all’apporto congiunto di FAO - Organizzazione per l’Alimentazione e l’Agricoltura delle Nazioni Unite, del Programma per l’Ambiente delle Nazioni Unite (UNEP) e Messe Düsseldorf. Primo obiettivo di questo sodalizio è riuscire ad accreditare il problema dei rifiuti e delle perdite alimentari nelle agende politiche oltre che economiche di tutti i Paesi, fino a diventare un motivo qualificante del loro operato. In pratica l’iniziativa Save Food si concentra su quattro punti fondamentali: sensibilizzare l’opinione pubblica sul problema della perdita di cibo e degli sprechi, concentrare i punti di forza e il know-how specifico di organizzazioni pubbliche e private, sviluppare strategie fondamentali fino a progettare e mettere in atto programmi specifici di intervento.

Cosa distingue Save Food dalle altre iniziative analoghe e correlate al tema della perdita e dello spreco di cibo?
Siamo partiti dal presupposto che le tecnologie di confezionamento e di processo che prevedano soluzioni “smart” possano essere decisive. Il progetto  Save Food integra quindi l’intera catena del valore alimentare: produttori di beni, costruttori di macchine, industria della trasformazione, retail e consumatori. E si tratta di una formula unica.

Qual è il contributo specifico richiesto all’industria dell’imballaggio?
Il settore privato è la vera forza motrice del sistema, in quanto produce, trasforma e fornisce i beni ai consumatori. In questo contesto, i protagonisti del mondo dell’imballaggio e del processo giocano un ruolo chiave di collegamento, dato che, per esempio, la cattiva conservazione degli alimenti sul luogo di produzione e l’uso di imballaggi non idonei incidono pesantemente  sulle perdite di grandi quantità di cibo lungo il cammino verso il consumatore.
Questo problema è particolarmente sentito nei paesi più sottosviluppati, dove si registrano perdite di alimenti fino al 40%. Al contrario, la piaga dei paesi industrializzati è lo spreco: qui si butta in pattumiera il 30% del cibo non consumato. È dunque necessario che l’industria dell’imballaggio e delle tecnologie di processo tengano in conto queste tendenze, per contrastarle in modo efficiente. Come? Tramite la progettazione di imballaggi di dimensioni contenute o il maggior ricorso a smart packaging o, ancora, a tecnologie e processi innovativi. Penso ad esempio all’imbottigliamento asettico. La loro expertise è quindi estremamente importante per il successo dell’iniziativa  Save Food.

Save Food è partita nel 2011: quale il bilancio a oggi?
Dal lancio dell’iniziativa a interpack 2011 siamo stati in grado di sensibilizzare  non solo l’opinione pubblica ma anche numerosi decision makers di alto rango, e lo abbiamo fatto in un contesto internazionale. Ad esempio, abbiamo presentato  Save Food nell’ambito della Missione permanente della Germania presso le Nazioni Unite a Roma durante la celebrazione del giorno dell’Unità tedesca, al Process Expo di Chicago o nel corso del Food Processing & Packaging Exposium (FPPE) in Kenya nel mese di novembre 2013. In particolare, a Nairobi, non solo siamo riusciti ad avviare uno scambio proficuo con 650 esperti provenienti da tutto il Kenya e dalle nazioni limitrofe dell’Africa orientale, ma abbiamo posto le basi per l’adozione di misure specifiche contro la perdita di alimenti fin dalle prime fasi della catena di produzione.
Il valore della nostra iniziativa è testimoniato anche dal numero di adesioni d’eccellenza: una su tutti, quella di Nestlé, è la numero 100; comunque, fra i nostri partner figurano non solo attori globali del calibro di Bayer, Tetra Pak, Dow Chemical, Henkel, Maersk o Bosch, ma anche numerose realtà di piccole e medie dimensioni in rappresentanza di tutti i settori della catena del valore alimentare. Ricordiamo che, nei primi mesi del 2013, è “salito a bordo” anche il Programma per l’Ambiente delle Nazioni Unite (UNEP). Si tratta di risultati di cui possiamo davvero andare orgogliosi.

Quali sono i prossimi punti all’ordine del giorno?
Dopo il primo evento che ha raccolto i partner di  Save Food presso la sede della FAO a Roma a fine 2013 (150 i partecipanti provenienti da tutto il mondo), il secondo Congresso mondiale si svolgerà a maggio, a ridosso dell’edizione 2014 di interpack: una tappa che ci consentirà di intensificare ulteriormente la cooperazione nel  network, con la messa a punto di progetti specifici finalizzati a ridurre le perdite alimentari e gli sprechi. Dal 7 all’8 maggio riuniremo a Düsseldorf esponenti internazionali della politica, dell’economia, della ricerca e della società civile, per avviare un ampio scambio di opinioni. I contenuti del primo giorno del Congresso saranno gestiti dalle istituzioni, quelli della seconda giornata dall’industria e la fiera interpack, in  questo senso, diventa di fatto la piattaforma ideale dove far convergere le forze del settore pubblico e privato, chiamate a mettere in campo know how ed esperienza in vista di un obiettivo comune.
Anche l’Innovationparc Packaging - spazio espositivo di 2.500 mq dedicato all’innovazione e alla ricerca nell’ambito di interpack - posto tra i padiglioni 2 e 3 - quest’anno si svolge sotto l’egida di  Save Food e le imprese che vi prenderanno parte sono chiamate a presentare progetti sostenibili in grado di ridurre nettamente le perdite di cibo. Qui, visitatori ed espositori provenienti dall’industria alimentare e dalla distribuzione, dal confezionamento e dalla logistica potranno parlare di futuro, e soprattutto procedere nella battaglia globale contro la fame.
 
Quali sono le prospettive per gli anni a venire, e quanto tempo sarà necessario a Save Food per raggiungere i suoi obiettivi?
La perdita di cibo a livello mondiale e gli sprechi alimentari sono tra i grandi problemi del nostro tempo, una questione di dimensioni globali che non potrà certo trovare soluzione a breve. Certo non ci siamo dati un obiettivo facile, ma contiamo che tutte le parti coinvolte riescano a lavorare all’unisono, condividendo la metodologia e un approccio di respiro universale. Sappiamo anche che, a fronte delle soddisfazioni ottenute fino a oggi dalla nascita dell’iniziativa,  Save Food ha ancora molta strada da fare: affrontare questa tematica, d’altronde, chiama in gioco la massima consapevolezza e le responsabilità personali di ognuno di noi. Solo immaginando un nostro coinvolgimento e un nostro contributo diretto alla prevenzione dello spreco di alimenti riusciremo a fare progressi davvero significativi.                                              

 
 

Il nostro network