Testimone oculare

Dal 19 al 23 maggio... cinque giorni trascorsi in fiera, correndo da un evento a un altro, da un appuntamento a quello successivo e, nel mezzo, tanti incontri fortuiti con persone più o meno note, chiacchiere su progetti futuri e notizie inaspettate. Pochissimo tempo passato al mio stand, con il rammarico di aver mancato qualche buona occasione per capire meglio dove sta andando il mondo dell’imballaggio.
Così ho vissuto la kermesse milanese che raggruppava Ipack-Ima con le nuove verticali Meat-tech e Dairytech, Converflex,  Intralogistica e Fruit Innovation, anche queste ultime due alla prima edizione.Editoriale di Stefano Lavorini

Molti mi hanno chiesto quale fosse il sentiment degli espositori... come valutavo i flussi di visitatori... la qualità complessiva dell’offerta... insomma tutto quello che avrebbero voluto sapere per mettere a calendario la prossima visita o magari per pianificare la presenza della propria azienda all’edizione successiva della fiera.

Con sincerità e con qualche lacuna ecco dunque un elenco sommario di quanto ho registrato in presa diretta.

INGRESSI.pngVisitatori. La coincidenza di più manifestazioni ha di certo favorito l’affluenza di operatori del settore, a cui si offriva una panoramica piuttosto articolata di prodotti e soluzioni.  
Direi, quindi, numero delle persone viste in fiera nel complesso soddisfacente, soprattutto considerando - come ormai accade da anni - che i curiosi sono sempre meno, e che (questa volta possiamo affermarlo con chiarezza) anche gli italiani erano lì, per dar corso a nuovi investimenti e nuovi progetti.
Significativa la presenza di delegazioni straniere (nel complesso circa 500 buyer, di cui 270 ospitati grazie al programma di incoming finanziato dal Ministero dello Sviluppo Economico) con un livello veramente buono dei partecipanti, selezionati anche grazie alle indicazioni fornite dagli stessi espositori. Dai primi dati, i visitatori internazionali. provenienza da oltre 100 Paesi, sono stati il 25% delle presenze totali. La contiguità con Expo 2015 ha probabilmente fatto da volano a questa partecipazione.

Da sottolinerae lo sforzo degli organizzatori per gestire al meglio i flussi dei visitatori, molti dei quali hanno utilizzato metropolitana e treno per arrivare in fiera e che, quindi, si concentravano all’ingresso Est, in prossimità dei padiglioni 1-3 e 2-4. Per compensare, tutte le persone che entravano dagli altri ingressi erano fatte defluire verso il padiglione 14 all’estremità opposta dell’area occupata dalle manifestazioni. Apprezzabile l’originale Catalogo/Pocket Guide distribuito gratuitamente a tutti i visitatori, con informazioni generali sulle sei manifestazioni, calendario eventi compreso, e dati di dettaglio dei circa 2000 espositori.

Eventi. A dir poco sovrabbondanti. Ne abbiamo contati circa 100, sufficienti per chiudersi in una sala il primo giorno e uscirne l’ultimo, senza aver calcato il suolo fieristico. In realtà gli organizzatori - ricordiamo oltre a Ipack-Ima e Centrexpo, anche Deutsche Messe e Fiera Milano - hanno promosso in proprio un numero abbastanza limitato di eventi, ma la coincidenza di molte aree tematiche e di numerosi protagonisti dei diversi settori ha gonfiato a dismisura le occasioni di dibattito e di approfondimento.

La bontà dei contenuti e l’attività promozionale svolta hanno fatto la differenza. Anche noi siamo stati della partita: con l’Istituto Italiano Imballaggio e il Politecnico di Milano, abbiamo infatti presentato la Carta etica del Packaging, ricavando soddisfazione dall’aver suscitato interesse e adesioni non solo tra gli esperti del settore, ma anche tra i rappresentanti dei consumatori. Nota a margine. Sono anni ormai che gli organizzatori di fiere si danno un gran da fare per creare un contorno di contenuti alle propria manifestazione, con l’obiettivo di aggiungere buone ragioni per far “muovere” i visitatori, per invogliarli a partecipare (meglio più che meno, è ovvio).

Personalmente sono convinto che, a dispetto dei mutamenti del contesto socio-economico, dei cambiamenti culturali indotti dai nuovi media, le persone continuino ad aver bisogno di guardarsi negli occhi, di stringersi mani, di avere insomma un rapporto diretto col proprio interlocutore, porre domande e ricevere risposte in tempo reale. Posso testimoniare di affari andati a buon fine dopo un incontro in fiera, condito da chiacchiere e da un bicchiere di vino, in barba a tutte le specifiche tecniche di prodotto, ben ordinate e presentate sul web, e bellamente ignorate. In altri termini, la piazza, il mercato... (vedi il supermercato del futuro di Coop a Expo, ItaliaImballaggio 4/2015), resta una spazio magari da reinventare ma ancora vitale e insostituibile. Come le fiere.

padiglioni.pngEspositori. Tentare di restituire in modo puntuale il giudizio di centinaia di aziende presenti con stand grandi e piccoli in fiera è cosa quasi impossibile. Ho raccolto giudizi entusiasti in uno stand e avere un feedback di tutt’altro tono in quello confinante. E allora... quello che mi è sembrato di cogliere è il diverso impegno che le aziende hanno messo nel promuovere la propria partecipazione alla fiera, con il risultato scontato che “chi più ha fatto, più ha raccolto”. Sembra questa la chiave di lettura più probabile, anche se non esaustiva, dei diversi umori espressi dagli espositori.

D’altronde, proprio il coinvolgimento e l’impegno attivo delle aziende che prendono parte a una fiera è ragione di grande attenzione anche da parte degli organizzatori, che imputano proprio ad alcune rappresentanze straniere (leggi aziende del Far East) proprio questa carenza “culturale”, fino a giustificarne la loro marginalizzazione. Ma non è stato questo il caso.Per quanto riguarda le aspettative dei produttori di materiali e macchine per l’imballaggio, rimando i lettori all’indagine che abbiamo pubblicato sul numero 5/2015 di ItaliaImballaggio. Per ciò che attiene, invece, a quanto ci hanno testimoniato gli espositori, sono in netta prevalenza i giudizi positivi rispetto a quelli critici.

Ma sono necessari alcuni distinguo... per manifestazione.

A Converflex, possiamo dire, abbiamo rilevato una generale soddisfazione per la concomitanza con Ipack-Ima: è stata un’edizione in netto recupero rispetto a quella del 2013, svoltasi in contemporanea con Grafitalia, a riprova che il converting e le arti grafiche vivono ormai destini diversi.

Ipack-Ima ha fatto la parte del leone, per espositori e metri quadri, peraltro in leggera crescita rispetto la 2012. Da segnalare, oltre all’eccellenza delle presenze nel settore grain based food, il buon mix di prodotti in mostra: molti i costruttori di macchine, sebbene mancassero alcuni bei nomi di aziende associate a Ucima, ma significativi per numero e varietà anche i produttori di componentistica, di materiali e imballaggi, con alcune presenze di spicco del settore della trasformazione. 
Qualche commento improntato a un cauto scetticismo, ma soprattutto apprezzamenti da moderati a molto soddisfatti per la qualità (capacità decisionale e di spesa) dei visitatori italiani e stranieri.

Chiudo questa panoramica, ricordando le start-up 2015: le due verticali di Ipack-Ima, ovvero Meat-Tech e Dairytech, Intralogistica Italia (organizzata da Deutsche Messe) e Fruit Innovation (frutto della collaborazione tra Ipack-Ima e Fiera Milano). Di premières si è trattato e quindi è più arduo rendere il sentiment degli espositori. Di fatto, in questi casi, è stato determinante il livello delle attese dei singoli partecipanti, che poi si è tradotto in opinioni disomogenee, se non contrastanti.

Stretta la foglia, larga la via, dite la vostra che ho detto la mia: aggiungete un vostro commento.

 

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