SIT-com
Editoriale di Stefano Lavorini
Secondo Wikipedia, la sit-com (situation comedy) è un genere di commedia basato sulla rappresentazione dell'interazione emotiva e sociale di un ristretto numero di personaggi immersi in un ambiente familiare, in cui lo spettatore può facilmente immedesimarsi.
Calore ed elettricità. La SIT-com a cui ci riferiamo è qualcosa di diverso che ha più a che fare con quanto scritto da John Boynton Priestley: «La commedia, potremmo dire, è la società che protegge se stessa con un sorriso». È infatti proprio il garbo, la disponibilità, l’allegria, lo stile della famiglia - di Simona Michelotti, della figlia Neni Rossini, di Amedeo e di Marta - ma anche del direttore generale Claudio Carattoni e di tutti i collaboratori a dare fondamento e prospettiva al Gruppo SIT di San Marino, con contorno, ovviamente, di determinazione e intelligenza.
Indaffarati a fare. In SIT puntano a differenziarsi su livelli di eccellenza elevati e per questo hanno disegnato un bel piano strategico 2012-2016, che intende far crescere questa realtà per linee interne ed esterne. Come? Nel mercato degli imballaggi stampati in flessografia, in cui è presente con Sarel Plast (PD), aumentando capacità produttiva e migliorando la cultura del servizio, in particolare in termini di controlli igienico-sanitari, standardizzazione della qualità, attendibilità dei tempi di consegna.
E poi in quello della stampa rotocalco, insistendo sulla specializzazione di prodotto e dei siti produttivi. Il che spiega la costruzione di un nuovo stabilimento a San Marino, che entrerà in funzione nel 2014.
Quest’anno il fatturato del gruppo, confermando un trend di crescita a 2 cifre, sarà di oltre 100 milioni di euro, ma l’obiettivo 2016 è di superare i 160 milioni. Un programma, questo, non finalizzato alla semplice crescita della produzione e del fatturato in sé, ma a raggiungere una massa critica che permetta lo sviluppo interno di una struttura gestionale e organizzativa avanzata.
Pensiero veloce. L’intento è coniugare efficienza produttiva con capacità di relazione a livello globale con i grandi gruppi multinazionali.
Aver costruito rapporti con clienti, il cui processo di omologazione del fornitore dura 1 anno, e che chiedono che il converter abbia all’interno un panel di persone formate a eseguire i test olfattivi sul materiale, rappresenta un differenziale rispetto ad altre realtà del settore. Carattoni al riguardo precisa: «Sono convinto che tutti i grandi utilizzatori guardino con crescente attenzione all’imballaggio. Non c’è nessuno, a un certo livello, che non si preoccupi di risk assessment, e questo favorisce i trasformatori più strutturati».
E aggiunge: «Nella filiera cliente-fornitore ha sempre più senso portare avanti progetti strategici comuni e in questa logica bisogna adottare sistemi innovativi di gestione della supply chain. È ormai necessario andare oltre la gestione per commesse per interfacciarsi con il cliente in modo diverso, facendo planning collaborativi in cui si garantisce il materiale a bordo macchina. E noi stiamo investendo in concreto e in modo significativo proprio in quest’area, dove è al lavoro un gruppo ad hoc formato da risorse interne e consulenti esterni».
Volontà di precisione. Si tratta di un modo nuovo ma anche rischioso di guardare al mercato, perché impone lucidità di visione e capacità di assumersi rischio imprenditoriale. «È così entusiasmante che non ci pensi» confessa Simona Michelotti, a sdrammatizzare il duro e costante impegno in studio e ricerca. «Oggi si naviga a vista ed è difficile immaginare come cambierà il mondo. Per questo noi vogliamo avere gli strumenti per affrontare qualsiasi sfida. Bisogna essere coraggiosi».
Mission possibile. Lo spirito SIT, un esempio per molti, è un mix di molti fattori, che ha al centro un assunto: la serietà. Quella che, per intenderci, porta a essere leali con tutti, siano essi dipendenti o clienti. «… La cosa che nessuno può rimproverare alla SIT è che ci sia qualcuno che ti prende in giro» sottolinea infatti “la” Neni. «Quando diciamo ai dipendenti che la nostra preoccupazione più grande è fare in modo che l’azienda continui a svilupparsi per garantire il benessere di tutti, ci crediamo senza riserve. La vera sfida, oggi, è di condividere con tutti - oggi siamo 400 - i valori su cui abbiamo costruito questa realtà. E per questo ci adoperiamo per dare messaggi chiari, sul “dove” l’azienda vuole andare, sul “perché e il percome” si fanno certe scelte».
Condivisione alla sammarinese. In questo modo SIT ha potuto chiedere alle proprie maestranze, anche dei sacrifici. «Ad esempio - spiega Carattoni - dai primi di settembre lavoriamo anche il sabato e la domenica, perché stiamo formando le persone per il nuovo stabilimento che entrerà in produzione e perché abbiamo lavoro da consegnare. Un sacrificio, certo, che però va di pari passo con l’orgoglio, non solo nostro ma di tutti, di aver assunto anche in un momento di difficoltà generale a San Marino, 50 persone dall’inizio del 2012 e di avere in programma di assumerne altre 100 nei prossimi 3 anni.
In definitiva. È proprio vero, come dice Simona Michelotti «che bisogna avere un progetto nella vita, altrimenti non si fanno scelte». E noi aggiungiamo: cosa da gente seria, che sa sorridere.