Michele e Giordano Radaelli

Ingegnere chimico laureato a Vienna, Michele Redaelli (Lecco, 1985) perfeziona gli studi laureandosi anche in Business & Administration alla Cass Business School di Londra. Nonostante gli studi e l’attività professionale, svolta a Maribor in Slovenia siano prettamente di stampo tecnico ed economico, si avvicina al mondo dell’arte fin da piccolo grazie alla passione del padre. Dal confronto con quest’ultimo nasce l’idea di sviluppare un nuovo linguaggio artistico che celebri una delle tecnologie più significative nella storia dell’umanità: il computer.

Giordano Redaelli (Bosisio Parini, Lecco, 1956) si forma a Milano presso la Scuola Grafica Salesiana e la Scuola Superiore d’Arte del Castello, dove si diploma in grafica pubblicitaria e arti visive. Lavora come impaginatore grafico e successivamente come Art Director della rivista settimanale TV Sorrisi e Canzoni. A Milano fonda lo studio grafico Giordano Redaelli e a Giussano la società di comunicazione Methodus. Dal 1998, l’esperienza acquisita nel settore della grafica e del packaging, getta le fondamenta per un’inedita esplorazione nell’arte contemporanea grazie all’utilizzo delle confezioni di diversi prodotti di consumo. Dal 2009 espone in importanti città in Italia e all’estero. email: [email protected]

La parola al critico

B-CODE: il codice binario

(Un testo di Francesca Bianucci e Chiara Cinelli)

Le opere frutto della ricerca di Giordano e Michele Redaelli testimoniano, una volta di più, come l’arte sia protagonista e interprete del proprio tempo, e come in essa si riflettano i grandi cambiamenti culturali che attraversano la Storia.

L’invenzione del sistema di numerazione binaria è da considerarsi fra le più importanti rivoluzioni dell’era contemporanea; il suo utilizzo ha radicalmente modificato il mondo in cui viviamo. Costituito da due soli simboli - 0 e 1 - il codice binario rappresenta l’alfabeto matematico alla base dei moderni computer e, più in generale, dell’informazione digitale.

Nell’approcciarsi a queste opere, non si può prescindere altresì dai nessi storico-artistici che l’assunzione consapevole di un codice matematico come oggetto di rappresentazione suggerisce. La ricerca dei due autori si colloca all’interno di un quadro ricco di riferimenti estetici, in cui la relazione tra matematica e arte si esplica in diverse direzioni: come rappresentazione materiale dei segni numerici all’interno dell’opera […] o come influenza del linguaggio matematico nell’organizzazione strutturale dell’opera […].

La matrice matematica dell’opera si traduce in una composizione rigorosa ed essenziale che appare, tuttavia, pervasa da un senso diffuso di mistero, da un’ambiguità semantica in manifesto contrasto con l’esattezza del codice rappresentato: nel rigore della forma si cela il mistero ineffabile del reale.

Nella stratificazione di significati che queste opere sottendono, si apre un’ulteriore possibilità di lettura, che rimanda al loro valore metalinguistico. L’organizzazione delle sequenze di 0 e 1 all’interno dell’opera non è, infatti, casuale ma corrisponde a un significato letterale che si nasconde dietro i segni numerici.

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