Guardando i Sette Palazzi Celesti

Editoriale di Luciana Guidotti

Mi è capitato spesso di tornare all'HangarBicocca per guardarle da vicino, le “torri” di Kiefel. In una periferia milanese a dir poco remota, l'Hangar è davvero un posto unico e incantato che accoglie arte e idee, e dove è spesso ancora possibile “respirare” la bellezza dell'intelligenza. È lì, infatti che, da anni, si alternano mostre, installazioni, lavori di artisti visivi di fama internazionale...

NOTA L’installazione site-specific I Sette Palazzi Celesti, realizzata per HangarBicocca in occasione dell’apertura nel 2004, deve il suo nome ai Palazzi descritti nell’antico trattato ebraico Sefer Hechalot -il “Libro dei Palazzi/Santuari”, IV-V sec. d.C. - dove si narra il simbolico cammino d’iniziazione spirituale di colui che vuole arrivare al cospetto di Dio.

Ma le “torri”, loro, ormai appartengono a quel luogo e - piace pensarlo - un po' a tutti quelli che, come me, le amano: immote, eppure vive e potenti, sospese in un'atmosfera rarefatta e silenziosa, affascinano e rendono inquieti al tempo stesso.

Confesso di non sapere molto dell'uomo che le ha concepite, ma non importa... Anselm Kiefer, tedesco, classe 1945, esprime un’arte che riflette costantemente sulle grandi questioni storiche e culturali del presente e del passato.
“La storia tedesca del periodo nazista e la sua rimozione collettiva sono il punto di partenza di tutta la sua opera - recitano le fonti - che non cessa di interrogarsi su quale possa essere il ruolo di un artista tedesco dopo l’Olocausto. Non mai però direttamente interessato agli aspetti di stretta attualità della storia, Kiefer va alla ricerca degli elementi religiosi, filosofici e simbolici che sono all’origine degli eventi, indagandone le radici nascoste e invisibili”.

Quello che so per certo però è che, passeggiando accanto ai Sette Palazzi Celesti, si parla a bassa voce come in un cattedrale, intimiditi dal loro  incombere. E gli occhi, ogni volta, scoprono particolari nuovi e nuovi significati.
Proiettati in una dimensione senza tempo, si scorgono ora i segni di una religione antica, ora le macerie dell’Occi­dente dopo la II Guerra Mondiale (o quelle di un Paese qualsiasi dopo una qualsiasi guerra...) o, ancora, diventano lo scenario di un futuro possibile nato dalle rovine del presente...

Dicevo, dunque, che spesso torno a guardarle da vicino, quasi a trovare conforto nella riflessione fatta da un altro diverso da me sulle tante, troppe contraddizioni della vita.
Al momento in cui scrivo, sembra… si dice... è molto probabile che l'Italia abbia ancora un Governo. Quanto durerà non è dato saperlo: impossibile pronosticare il futuro di un Paese governato da una politica che è diventata via via sempre più difficile e urlante, carica di contrasti violenti e di scarso buon senso. Una politica che - fatte salve poche e rare eccezioni - sembra saper costruire solo “macerie”.
Ahimè, forse meno comprensibili ed evocative di quelle di Kiefer, ma altrettanto terrificanti.

 

 

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