Cronache terrestri 2021
Ovvero… I fatti di casa nostra visti da Marte
di Stefano Lavorini
Scervellati. Da quassù, guardandovi, pensavo che un po’ di serietà, di accortezza e capacità di ragionamento si fossero insinuate in voi uomini, che popolate sempre più numerosi il piccolo pianeta Terra. E invece vi vedo attoniti, a rimirare e a cercare una spiegazione non troppo scomoda all’ennesima palese dimostrazione della vostra dabbenaggine.
Non è bastato il tempo della storia a farvi uscire dalle grotte. Non è bastato il Covid… E così, pace, tranquillità, benessere, sicurezza nel futuro restano per voi solo le belle illusioni che vi portate dietro da millenni con cocciuta caparbietà e a dispetto delle evidenze.
E seppure tutto quanto vi circonda sembri il dono gratuito di un’amorevole Tecnologia, capace di offrire conforto e sollievo alle fatiche e senso alla realtà, sarebbe sufficiente che alzaste gli occhi sull’orizzonte di obblighi e servitù che vi soffocano, inchiodandovi implacabilmente a una pluralità di ruoli che mimano una consapevolezza e una libertà sempre più vuote di significato.
Non che manchino esempi virtuosi, ma “i desideri e gli appetiti appaiono infiniti, e debole ed esitante la virtù nel conseguirli”, come scrisse un vostro grande pensatore (1).
La sproporzione tra scopi e mezzi finisce così, il più delle volte, per condannare voi umani a continue oscillazioni e disordini.
Eppure sulla Terra ora siete a un punto di svolta importante per quanto riguarda il vostro futuro e, forse, dovreste ripartire dando ascolto e conto nei fatti a voci (2) illuminate e competenti, per cavare molto di buono proprio dal difficile momento attuale.
Provate a metter in fila pochi precetti su cui riflettere, per far sì che al male non si sostituisca il peggio, tanto più quando sul piatto c’è la ricostruzione di una nazione e la salvezza del pianeta.
Cose del tipo:
- Rifondare la politica partendo dal riaffermare l’uguaglianza di possibilità e opportunità per gli individui, un principio fondamentale di giustizia sociale ma anche di efficienza economica.
- Soddisfatta questa condizione, passare a premiare il merito ricordando che “siccome nella vita chi vince una gara in media è stato più fortunato di chi la gara non la vince” ci vuole, sia per ragioni etiche che economiche, anche adeguato spazio e riconoscimento per la solidarietà.
- Dare uguaglianza di possibilità anche alle imprese, rendendo effettivo il principio di concorrenza attraverso la lotta ai monopoli, all’evasione fiscale e alla corruzione.
- Superare l’incertezza del diritto, inaccettabile in un paese civile, deleteria dal punto di vista del funzionamento della società e dell’economia.
- Rimuovere i freni agli investimenti privati, indispensabili per crescere, riducendo il livello di tassazione delle imprese, attraverso la lotta all’evasione, riformando la pubblica amministrazione, in direzione di una netta “sburocratizzazione”, ma anche ridando giusto valore all’istruzione e alla formazione.
Da questa distanza, mi verrebbe dunque da dire nulla di nuovo.
Riscoprite allora un po’ di buon senso, e non destinate, con la solita indifferenza, quanto c’è di buono ai libri di storia.
Venendo al mondo dell’imballaggio, dico, ad esempio, della Fondazione Carta Etica del Packaging, nata per promuovere una diversa cultura del fare, richiamando chiaramente la necessità di un codice di comportamento da parte dell’industria e degli addetti ai lavori…
Ma anche della riproposizione del Bando CONAI che invita le aziende italiane a rivedere in chiave green i loro pack, premiandole.
Forse, non difettano le idee, quanto volontà e capacità.
Forse ci vorrebbero un po’ più di umani disposti a caricarsi sulle spalle il fardello di un cambiamento tanto inevitabile, quanto ancora da inventare. Umani disposti a riscoprire il gusto di riempire la vita di contenuti, di fantasia e di voglia di fare, pensando magari al bene dei figli.
Forse così qualcosa potrebbe ancora accadere. A voi la scelta.
E finisco con i versi di un vostro poeta (3):
[…] virtù contra furore
prenderà l’armi, e fia il combatter corto:
chè l’antico valor
negl’italici cor non è ancor morto.