Il flessibile è già futuro
L'editoriale di Stefano Lavorini
I fondamentali restano buoni anche in questo periodo di grande turbolenza - con andamento positivo delle vendite, un livello occupazionale in costante crescita e un buon trend dell’export - e così i produttori di imballaggi flessibili continuano con determinazione a lavorare per definire e costruire un profilo e una visibilità del comparto adeguato all’importanza di questo packaging.
La riprova è arrivata dal recente congresso Giflex, dal titolo “Imballaggio flessibile in equilibrio nell’era della discontinuità”, durante il quale si è fatto il punto sulla situazione politica ed economica, si è dibattuto di sostenibilità, ma soprattutto di cosa è stato e viene fatto per meglio raccontare una storia di grande valore e che ora è racchiusa in una nuova immagine evocativa.
Good design is good business: questa dichiarazione di Thomas J. Watson Jr, chief executive di IBM dagli anni ’50, è risuonata più volte, declinata in varie forme e accezioni durante i lavori dell’ultimo congresso Giflex - Gruppo Imballaggio Flessibile, che si è svolto a Roma il 18 e 19 maggio 2022.
L’ha interpretata Alberto Palaveri, presidente del Gruppo, quando ha sottolineato che i produttori di imballaggi flessibili sono dei “designer” che hanno sempre cercato di interpretare le esigenze dei propri clienti, utilizzatori finali, costruttori di macchine confezionatrici, consorzi del Sistema Conai, riciclatori, scegliendo di volta in volta i materiali più utili, più belli, più efficaci e meno costosi.
L’ha citata alla lettera anche Valerio Cometti, di V12 Design, in un intervento molto ben articolato in cui ha parlato di creatività e innovazione come generatori di redditività per l’impresa, ricordando di dare, partendo da un atteggiamento empatico nei riguardi dei propri interlocutori, la giusta attenzione alla componente estetica, alle modalità in cui l’azienda riesce a raccontarsi, nonché alla capacità di risolvere i problemi dei vari stakeholder.
L’accostamento mi consente di dire - cosa del tutto arbitraria - che il percorso intrapreso da Giflex muove nella direzione di ripensare e dare nuovo impulso al ruolo dell’associazione nell’interesse generale del settore, con molti punti di contatto con quanto i vari relatori hanno testimoniato.
Una consonanza inusuale tra organizzatori e relatori, tra “contenitore e contenuto”, che ha trovato un corrispettivo anche nella regia complessiva dell’evento, grazie alle numerose professionalità messe in campo da Giflex, ben al di sopra degli standard a cui siamo abituati.
Cronaca della prima giornata
Fedeli al titolo dell’incontro “Imballaggio flessibile in equilibrio nell’era della discontinuità” sono stati molti e complessi i temi al centro del programma: dalla situazione congiunturale agli accadimenti internazionali, dal rincaro e dalla scarsità di approvvigionamento delle materie prime all’impatto dei costi energetici, sino alle sfide per la riciclabilità.
L’intero scenario di sistema è stato peraltro analizzato mettendo al centro il ruolo esercitato dall’imballaggio flessibile a livello produttivo e di consumi, tra rischi, nuove opportunità e responsabilità.
Dando il benvenuto agli intervenuti, Alberto Palaveri ha puntualizzato che Giflex ha fatto propria la massima di Robert Baden-Powell - Noi non abbiamo ereditato il mondo dai nostri padri, ma lo abbiamo avuto in prestito dai nostri figli e a loro dobbiamo restituirlo migliore di come lo abbiamo trovato. E proprio muovendo da questo fondamentale, ha presentato le sue considerazioni sull’invasione dell’Ucraina, sulla libertà, sulle sovrapposizioni tra situazione internazionale e operatività quotidiana nelle aziende del settore e su quanto si può fare per difendere i valori basilari nella nostra democrazia.
Ma ha anche trattato dei punti qualificanti per Giflex: dialogare con la politica per essere driver del cambiamento e non subirlo, misurare e sistematizzare la sostenibilità, adottare nuovi modelli interassociativi, promuovere il valore identitario dell’imballaggio flessibile, tecnologico, sicuro e a ridotto impatto e consumo di materiale.
La prima sessione dedicata ai trend macroeconomici è stata aperta da Carlo Altomonte, Università Bocconi, con una overview dettagliata sulla situazione europea, a cui ha fatto da brillante contrappunto Federico Visconti, Rettore Università LIUC, per un focus sull’organizzazione aziendale in un contesto di crisi.
Giada Messetti, sinologa e autrice del libro “La Cina è già qui”, ha presentato con puntuale leggerezza un approfondimento sul ruolo della Cina nella geopolitica internazionale, e delle possibili ricadute sul futuro anche delle aziende.
Una tavola rotonda, introdotta da Stefano Consonni, FB&Associati, ha poi trattato il tema “Packaging Waste e Packaging Waste Directive”.
Note a margine
Le due giornate del Congresso sono state animate da 25 relatori e 250 partecipanti, nonché da 3 note aziende del settore, in qualità di “benemeriti” sponsor: Bobst, Dec Impianti e Henkel.
La location, l’Hotel Villa Pamphili, era adeguata al livello dell’evento e la serata di gala organizzata a Villa Miani è stata - semplicemente - un imperdibile piacere per l’affaccio su Roma...
Persino per un romano come me.
Cronaca della seconda giornata
È stato sempre Alberto Palaveri ad avviare i lavori, ricordando quanto la parola “identità” giochi per Giflex un ruolo chiave:
«Con un nuovo logo e il claim “Leggerezza che avvolge”, abbiamo provato a dare una forma all’imballaggio flessibile, per essere riconoscibili e poter comunicare meglio il nostro valore identitario. Una sintesi visiva e concettuale della storia del comparto per andare a definire non solo un’immagine condivisa, ma anche una strategia comune e sinergie a livello di filiera, per rispondere alle esigenze del mercato. Prima tra tutti la ricerca della sostenibilità».
E a riprova di quanto sia importante continuare a informare sul perché si fa quello che si fa, Giflex ha commissionato una ricerca mirata a definire il profilo identitario e valoriale dell’imballaggio flessibile basato sugli elementi di innovazione e gli impatti positivi che questi hanno sulla vita delle persone e sull’ambiente, che è stata presentata da Clara Giardina, Osservatorio Innovazione Packaging, Università di Bologna.
Il focus su sostenibilità ed economia circolare è stato approfondito da Andrea Formigoni (DEC Impianti), con un intervento dedicato alla decarbonizzazione e nel corso di una tavola rotonda che ha visto la partecipazione di Dana Mosora (Communication Director di Ceflex), Claudia Brunori (Responsabile Divisione Uso efficiente delle risorse e chiusura dei cicli di ENEA) e Marco Bergaglio, Presidente Unionplast. A moderare questo panel Michele Guala, Vice Presidente di FPE (Flexible Packaging Europe).
L’approfondimento sul design Thinking nel contributo di Valerio Cometti, V12 Design: chiara ed encomiabile la sua esposizione, supportata dal racconto di alcuni casi di successo come Brembo, Vibran e Nespresso, che ha saputo abilmente insinuare il sospetto di quali e quante potenzialità non esplicitate siano nascoste in molte realtà industriali, suggerendo come fare per liberarle.
Va sottolineato, tra l’altro, che il Congresso ha portato a Roma diversi esponenti politici, delle Università e opinion leader, tra cui Maurizio Marchesini, Vice Presidente di Confindustria per le Filiere e le Medie Imprese, che nel suo intervento ha avuto modo di dire:
«La sostenibilità è un obiettivo che viaggia sulla filiera lunga, che parte dalla produzione agroalimentare e arriva alle nostre case. Per Confindustria favorire i progetti che approcciano in maniera sistemica la sfida della sostenibilità è un obiettivo di primaria importanza. Le imprese mostrano grande vitalità ma la scarsità e i rincari delle materie prime e dei costi di produzione saliti alle stelle a causa del caro energia, ne stanno minando pesantemente l’attività. In questo contesto, quindi, è fondamentale agire in maniera coordinata per dare un’impronta comune a tutti i player della filiera».
A mo’ di risposta a queste riflessioni, è stato presentato lo stato dell’arte del protocollo d’intesa siglato a fine 2021 da Giflex, Ucima e Unione Italiana Food per elaborare possibili soluzioni alla riciclabilità degli imballaggi flessibili.
GIFLEX (Gruppo di specializzazione di Assografici, a sua volta parte della Federazione Carta e Grafica) costituito nel 1985, è l’Associazione Nazionale che raggruppa i produttori di imballaggi flessibili destinati al confezionamento di prodotti alimentari, farmaceutici, chimici e ad altre applicazioni industriali.
Attualmente rappresenta 40 aziende produttrici di imballaggi flessibili e 52 soci simpatizzanti, con 10.000 addetti in Italia, una produzione intorno alle 400.000 tonnellate e un fatturato di oltre 3 miliardi di euro. Le aziende associate Giflex rappresentano circa l’80% del settore in Italia, sia in volume che in fatturato.