La rinascita della meraviglia

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Di nuovo proviamo a stupirci, a praticare gli spazi dell’insolito, dell’eccezionale, a dispetto del fatto che nel nostro mondo globalizzato e interconnesso, dove qualsiasi cosa si consuma in un attimo ed è subito dimenticata, non sembri più possibile costruire un “tempo” per i sogni, le speranze, i sentimenti.
Forse proprio in questo sta la sfida di Expo Milano che - al di là del malaffare e delle polemiche - ha visto tanti uomini spendersi con vigore e intelligenza per costruire, intorno al tema dell’alimentazione, un grande momento educativo e di intrattenimento, un’opportunità per l’Italia intera. Editoriale di Stefano Lavorini

Come Expo sarà, ovviamente, nessuno lo può ancora dire, ma di certo già ora è chiaro chi ci ha creduto fino in fondo e ci ha messo la faccia. Due esempi, per restare in ambito nazionale: Coop e Conai.

Il Future Food District
“Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita“ sono parole che appartengono alla tradizione e alla storia di Coop, come ha avuto modo di sottolineare Marco Pedroni, presidente di Coop Italia, in un recente incontro con la stampa.
«Expo per noi non è una fiera, ma un’occasione per confrontarci sui contenuti, per sviluppare relazioni, per presentare tecnologia, ma soprattutto per fare emergere quegli aspetti sociali che sono nostri: per noi il cibo, è cibo buono e sicuro per tutti, e in quel “per tutti” ci sono anche i 10 miliardi di persone che abiteranno su questo pianeta fra trent’anni».

Piazza del Future Food District, attrezzata con punti di distribuzione del cibo, alcuni spazi espositivi e, lungo il lato di accesso al Supermercato del Futuro, alcune vasche verdi con sedute ombreggiate.
All’interno della piazza si trovano anche l’Exhibition Area COOP, una Vertical Farm e un Canopy di Alghe. La facciata del padiglione sarà allestita con un Vertical Plotter, sistema automatizzato di scrittura che rappresenterà su questo grande canvas dati elaborati in tempo reale.

Il Future Food District di Expo… ovvero come acquisteremo, cosa mangeremo, chi maneggerà il cibo e i prodotti in un futuro più o meno lontano, prima che arrivino sulle nostre tavole.

Una sfida tosta. Così l’ha definita, senza giri di parole, Pedroni. E a ragione, in quanto il Future Food District è un esperimento che incarna uno dei possibili scenari futuri del retail, nato dalla collaborazione con il MIT Senseable City Laboratory e lo Studio Carlo Ratti Associati.
È, in altri termini, un vero e proprio supermercato - non un laboratorio - dove vivere una reale esperienza d’acquisto, integrato con l’Exhibition Area, struttura polivalente che si proietta verso un orizzonte ancora più lontano.
«Non è quello che noi prevediamo sarà il supermercato del futuro - ha precisato il presidente Coop - ma quello che noi vorremmo che fosse. Dentro quel “noi vorremmo” c’è la nostra idea di un mercato equo, di un mercato sociale, di una piazza aperta, non quello che le tecnologie spingeranno a realizzare sulla base di una sorta di automatismo. Ma c’è anche la piccola ambizione di influenzare quello che potrà accadere.
Intanto, è un mix tra storia, tradizioni e futuro. Abbiamo avuto per secoli i mercati, le agorà, le piazze dove la società e la cultura sono tratti indistinguibili dal commercio. Noi vorremmo che questa dimensione di storia e di cultura fosse presente anche nei supermercati di oggi, ormai “macchine” molto funzionali, con tanti prodotti e filiere complesse. Noi vogliamo pensare a un futuro in cui la dimensione della piazza e del mercato si sposi con quella della funzionalità e quindi della tecnologia. Questo è il concept da cui siamo partiti».

Il Supermercato del Futuro Il supermercato si presenta al visitatore come una valle di prodotti. Ciò che caratterizza questo spazio è però la sovrapposizione ai prodotti stessi di un livello digitale, attraverso il quale i visitatori potranno interagire con il cibo.

Prodotti e packaging sono quelli presenti oggi nei supermercati, privilegiando soluzioni avanzate che abbiano incorporato un’idea di futuro.

A misura d’uomo. Il supermercato che vedremo a Expo è concepito come una piazza del mercato tradizionale, senza banchi alti, per avere una visione d’insieme completa. Quindi, prodotti che parlano, un layout coerente a questo concetto, etichette con realtà aumentata capaci di tradurre le informazioni in un linguaggio semplice...
2.500 metri quadrati di superficie su due livelli, destinati ad accogliere, nelle previsioni, 30mila visitatori al giorno e dove lavoreranno per sei mesi 40 addetti al punto vendita di Coop Lombardia (e non personale avventizio).
Come ha avuto modo di raccontare Francesca Randelli, capo negozio di Coop Tirreno, l’idea nasce in casa Coop prima ancora dell’adesione a Expo, da un contest sull’innovazione cui hanno partecipato 80 dipendenti under 35, e in particolare dal progetto GeoCoop, che voleva enfatizzare valori come la trasparenza e la genuinità, indispensabili per un atto di acquisto consapevole.  
«Quello che abbiamo realizzato - ha avuto modo di ribadire Pedroni - non è un padiglione ipertecnologico, perché a noi di Coop interessava andare in una direzione opposta, dove la tecnologia è al servizio dell’uomo».
Il supermercato è organizzato intorno a 5 filiere, che sono diventate cinque vie, ognuna delle quali parte da prodotti freschi e freschissimi per arrivare ai prodotti a più alto tasso di trasformazione: latte e derivati, caffé e tè, carne e pesce, ortofrutta e vino... anche questo per comunicare ai consumatori il concetto di filiera e di continuità dei processi.
Sui banchi saranno in vendita sia prodotti a marchio Coop sia quelli di 90 fornitori in gran parte italiani, o che producono in Italia.

Piazza del Future Food District, vista altezza uomo.  All’ingresso della piazza sarà immediatamente visibile la grande parete disegnata dal Vertical Plotter. Sulla destra gli spazi per la sosta e i chioschi offrono uno luogo pubblico attrezzato ai visitatori di EXPO.
Il Future Food District è un esperimento e incarna uno dei possibili scenari futuri del retail. È un vero e proprio supermercato, dove chi vorrà, vivrà una reale esperienza d’acquisto. Ma è anche l’Exhibition Area, una struttura polivalente che si proietta verso un orizzonte ancora più lontano”.

C’è ma non si vede. Tutti gli alimenti - oltre 1500 prodotti - comunicheranno le informazioni di cui sono depositari e sarà il visitatore a formulare le domande… con un semplice gesto della mano: informazioni “aumentate”, per un consumatore che diventa protagonista.
«Il futuro del mercato potrebbe partire proprio dalle storie dei prodotti - ha confermato Carlo Ratti, Direttore del MIT Senseable City Laboratory. Ogni prodotto, infatti, ha alle spalle un racconto, che tuttavia oggi arriva al consumatore in modo frammentato e parziale. In un futuro prossimo, invece, i prodotti stessi potrebbero essere in grado di raccontare le loro storie. Le informazioni saranno contenute in etichette intelligenti e, quindi, trasmesse in modo immediato all’utente. Potremo scoprire tutto di una mela: l’albero da cui è stata raccolta o il viaggio che ha compiuto, l’anidride carbonica che ha prodotto o i trattamenti che ha subito, all’insegna di un consumo più informato e consapevole».
Ratti ha poi ironizzato sul fatto che predire il futuro è cosa assai ardua («guardando al passato nessuno ci ha mai azzeccato»). «Quello che si può fare oggi è sperimentare... e alcune delle idee che avranno successo, ci aiuteranno a costruire il futuro. Questo è quanto abbiamo fatto: non una mostra sul futuro, che sarebbe stata fine a se stessa, ma la sperimentazione di soluzioni concrete».

Serra modulare galleggiante, Jellyfish Barge, in grado di riprodurre il fenomeno naturale della dissalazione solare così da generare giornalmente 150 litri di acqua dolce e pulita a partire da acqua salata o salmastra. Un progetto nato all’Università di Firenze, il cui prototipo funzionante si trova nel canale Navicelli tra Pisa e Livorno.

Visita guidata. Per essere più espliciti, entriamo nel Future Food District.
I consumatori accedono al supermercato da un corridoio, dove prenderanno coscienza di essere in un punto vendita Coop, grazie a un’infografica a parete che ne ripercorre la storia, ma potranno anche scoprire cosa succede “dietro le quinte” del magazzino.
Si arriva così al piano superiore, da cui si ha una vista digradante sui prodotti, rigorosamente disposti su tavoli che seguono un ordine che va dalle materie prime a quelli trasformati.
Tre i livelli di interazione previsti.
Il primo consente di ottenere indicazioni sulle caratteristiche primarie del bene; il secondo fornisce l’etichetta aumentata capace di rilevare l’origine delle principali materie prime che compongono il prodotto, l’eventuale presenza di allergizzanti, il dato nutrizionale per porzione e l’impatto ambientale espresso in CO2 equivalente; infine il terzo livello entra nel dettaglio delle informazioni sulla storia e sulle caratteristiche dell’alimento.
«La tecnologia quasi scompare, facendoci tornare al vecchio mercato e al suo spazio sociale», ha spiegato Ratti.
Abbiamo inoltre pensato di utilizzare la facciata esterna del padiglione per visualizzare, grazie a un grandissimo plotter, cosa succede all’interno dell’edificio e in altri supermercati Coop.
Infine, la piazza, un’area di sosta dove i visitatori vivranno esperienze puntuali (un’installazione dedicata alle alghe, una vertical farm)… Insomma un luogo dove trascorrere del tempo, insieme».

L’expertise di Conai al servizio di Expo e della comunità
Conai è un “fiore all’occhiello” del sistema industriale nazionale, vuoi per l’efficienza della struttura e dell’organizzazione (in 15 anni ha generato 15,2 miliardi di euro di benefici complessivi per il Paese e, a oggi, ben 37.000 addetti sono occupati nella filiera del trattamento dei rifiuti di imballaggio e dell’industria del riciclo), vuoi per gli ottimi risultati ottenuti nello specifico nella raccolta e riciclo di imballaggi.
Conai non poteva dunque mancare l’Expo 2015, con cui ha concluso un Protocollo di Intesa per promuovere un programma di Economia Circolare nel corso dell’Esposizione Universale.

I numeri parlano chiaro. Da maggio a novembre, all’interno del sito espositivo, si prevede una produzione di rifiuti urbani e assimilati pari a circa 17.000 t - tra 70 e 80 t al giorno, con picchi di 130 t nei week end. Almeno il 40% dei rifiuti verrà prodotto dai visitatori, mentre il 60% sarà da far risalire alle aree espositive e a quelle della ristorazione.
Conai si farà dunque «interprete dell’importanza del riciclo dei rifiuti attraverso la raccolta differenziata, mettendo a punto iniziative che coinvolgeranno in modo chiaro visitatori e operatori, spingendoli a comportamenti virtuosi» ha commentato Walter Facciotto, Direttore Generale di Conai nel corso dell’incontro stampa di fine marzo.

Partiamo dalla più immediata: pannelli e materiali informativi spiegheranno anzitutto come e dove differenziare i rifiuti (di imballaggio e non), permettendone la valorizzazione attraverso il riciclo. L’asticella della raccolta differenziata è posta alla soglia del 70% del totale dei rifiuti, da avviare sia a riciclo attraverso i Consorzi di Filiera sia al compostaggio, mentre il sistema di raccolta differenziata previsto in Expo Milano 2015 sarà lo stesso attualmente in vigore in città, che prevede cinque frazioni (carta e cartoni, vetro, imballaggi di plastica e metalli, frazione organica con scarti di cibo e prodotti monouso).
All’insegna della trasparenza, l’accordo tra Conai ed Expo 2015 SpA prevede anche l’implementazione di un “contatore ambientale” realizzato in collaborazione con AMSA-Gruppo A2A, che misurerà i benefici economici, sociali e per l’ambiente generati dalla corretta gestione dei rifiuti attraverso una serie di indicatori: emissioni di CO2 evitate, quantità di rifiuti sottratta alla discarica e avviata a riciclo per categoria merceologica, materie prime seconde generate, risparmio idrico ed energetico...

A ulteriore supporto, anche una serie di video in italiano e in inglese illustreranno il corretto comportamento da tenere nella raccolta differenziata all’interno di Expo, così da garantire una raccolta di qualità, ridurre al minimo gli elementi estranei e recuperare un maggior quantitativo di rifiuti.
Per informare ed educare i più piccoli, infine, il Consorzio organizzerà un gioco interattivo fruibile da 18 e-wall, predisponendo materiali divulgativi nell’area del Children Park.
In conclusione, diffondere buone pratiche nella gestione dei rifiuti e condividere una corretta cultura del riciclo sfruttando la visibilità di Expo, significa offrire all’Italia intera un’ottima occasione per diventare modello di riferimento internazionale.

 

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