Arrivederci

L'editoriale di Stefano Lavorini.

Siamo soffocati dall’urgenza dei fatti quotidiani, dalla deriva guerrafondaia della politica internazionale, e fatichiamo a orientarci dimentichi di quello che siamo, della nostra storia.

Forse provare a rimettere in fila fatti e personaggi può esserci di ausilio a navigare - come sempre - in acque turbolente (sono di attualità le analogie marinaresche, vero?).

Così riprendendo in mano un vecchio libro di Enzo Biagi dal titolo “I” come italiani, ho ripescato tracce di vita che possono aiutarci a capire l’attualità.

“I” come italiani, Enzo Biagi,
Nuova Eri, Roma, 1993,
RCS Rizzoli Libri SpA Milano

Aids. Corriamo verso il futuro e ci portiamo dietro le paure del passato. Quelle raccontate dal Boccaccio…

Arte. Niente di nuovo. Come diceva il mio amico Luciano Minguzzi, guardando le opere degli etruschi: «Ci hanno copiato».

Atomo. Chiesi a Emilio Segrè se a Los Alamos, dove stavano preparando la bomba, i ricercatori si sentivano tormentati da problemi morali, se c’erano tra loro dissensi filosofici o umanitari. Mi raccontò che, se nasceva qualche contrasto, ciò accadeva magari tra le mogli per faccende di convivenza, come l’assegnazione di abitazioni più o meno confortevoli...

Avvenire. Sghignazzano gli osservatori (stranieri) all’idea che, con la lottizzazione, alla testa di una Usl è finito magari un macellaio. E forse anche del fatto che l’erario sarà severissimo con chi possiede elicotteri, riserve di caccia e yacht lunghi 18 metri.

Berlinguer Enrico. Diceva un amico: «Se gli viene da ridere sembra quasi che si vergogni».

Bongiorno Mike. Con “Lascia o raddoppia?” c’era il gusto della scommessa, il rischio e il denaro, che rendevano la competizione avvincente: infatti il solo primato che impegna la Nazione è quello che si misura la domenica con la schedina del Totocalcio.

Casanova Giacomo. Quando il bagnino delle spiagge adriatiche si avvicina alla Fräulein e l’invita a vedere l’eclissi dietro i capanni, la risposta arriva monotona e ineluttabile: «Tu Casanova, tu bandito dell’amore».

Cattolici. Ottanta italiani su cento credono in Dio. Saremo, dunque, il popolo più devoto d’Europa: ma solo un terzo è convinto che, dopo la morte, ci sia una possibilità di dannazione.

Donna. «L’italiano, di una donna non può proprio fare a meno: prima la mamma, poi la moglie, l’amica, fino all’ultimo, quando la buona suorina gli chiude gli occhi» diceva Lina Wertmuller.

Eduardo (De Filippo). «Io osservo, osservo continuamente. Il teatro porta alla vita e la vita al teatro. L’umanità, attraverso i fatti che evolvono continuamente, ci fornisce modelli che ci meravigliano sempre: nuovi, pazzi, imprevedibili, che ci danno poi i personaggi. E le mie commedie sono tragedie anche quando fanno ridere».

Fame. Il buon samaritano non scende più da cavallo. Siamo 5 miliardi, presto 6, quasi 800 milioni non hanno da mangiare: e cresce meno erba sulla terra e ci sono meno pesci nel mare. Solo l’indifferenza dilaga.

Gassman Vittorio. «La statura in un Paese di piccolotti, l’aspetto atletico, il modo di camminare diritto, che sembra tracotanza, poi il fatto che raggiunta una certa tranquillità nella carriera, mi sono concesso il lusso di dire la verità a tutti i costi».

Ieri. Anni Ottanta, i più importanti dopo la guerra. Accidenti, quante storie e che ribaltoni! (…) Non ci siamo annoiati.

Indipendenza. In un libro di preghiere di una mia bisnonna, c’era una definizione del prete, di uno votato a Dio, che potrebbe perfino essere valida per chi si occupa della cronaca: «Una lampada che, per far luce, talvolta brucia se stessa».

Moro Aldo. Diceva la moglie Eleonora: «Mio marito fuori dai suoi doveri politici va considerato vedovo e senza prole».

Parole che scrivono le note di un pentagramma già sentito, ma tutt’ora nella nostra testa e nei nostri cuori.

Arrivederci al prossimo anno.

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