Cambiamo il nostro curriculum

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Editoriale di Stefano Lavorini

La realtà è nota. L’Istat descrive una situazione del mercato del lavoro a dir poco preoccupante: la disoccupazione, a settembre 2012, è arrivata al 10,8%, il che significa 2,774 milioni di persone senza lavoro. E inoltre, il tasso di disoccupazione degli italiani di età compresa tra i 15 e i 24 anni è salito al 35,1%.

Siamo di fronte dunque a un numero impressionante di persone con problemi di sostentamento materiale, ma anche a individui a cui viene negato di fatto lo status stesso di cittadini (art.1 della nostra Costituzione).
Dignità e libertà sono valori che in questo momento, a nostro avviso, è necessario riaffermare mettendo in discussione il nostro modello di sviluppo.

Si parla tanto di Sostenibilità ma questo, in primis, dovrebbe significare dare prospettive di vita e di lavoro alle persone, oltre che la dovuta attenzione alle problematiche ambientali. Perché la sostenibilità di un sistema economico si misura in base alla capacità di includere tutti: uomini giovani e vecchi, diversamente abili e abili, e tanto più donne che - come se non bastasse - sono ancora oggetto di una cultura strisciante della sopraffazione e della violenza che, in Italia, ha fatto dall’inizio dell’anno oltre cento vittime.

A paradigma dell’importanza che ha, dal punto di vista economico ed etico, rimettere l’uomo e la donna al centro di un progetto “vero” per il futuro, non a caso scegliamo di affidarci alle parole di una donna, il premio Nobel per la letteratura Wislava Szymborska.  
Nella sua poesia “Scrivere un curriculum” ben racconta come si è costretti ad appiattire la propria vita in poche righe: una metafora, per noi, di come troppo spesso venga negata, in tanti ambiti, l’essenza stessa dell’individuo.

Scrivere un curriculum
Wislava Szymborska (1923-2012)

Che cos'è necessario?
È necessario scrivere una domanda,
e alla domanda allegare il curriculum.
A prescindere da quanto si è vissuto
è bene che il curriculum sia breve.
È d'obbligo concisione e selezione dei fatti.
Cambiare paesaggi in indirizzi
e malcerti ricordi in date fisse.
Di tutti gli amori basta quello coniugale,
e dei bambini solo quelli nati.
Conta di più chi ti conosce di chi conosci tu.
I viaggi solo se all'estero.
L'appartenenza a un che, ma senza perché.
Onorificenze senza motivazione.
Scrivi come se non parlassi mai con te stesso
e ti evitassi.
Sorvola su cani, gatti e uccelli,
cianfrusaglie del passato, amici e sogni.
Meglio il prezzo che il valore
e il titolo che il contenuto.
Meglio il numero di scarpa, che non dove va
colui per cui ti scambiano.
Aggiungi una foto con l'orecchio in vista.
È la sua forma che conta, non ciò che sente.
Cosa si sente?
Il fragore delle macchine che tritano la carta.

Tratto da "Vista con granello di sabbia"
Adelphi Edizioni, Biblioteca Adelphi, 1998

 

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