Sostenibilità. Il punto di vista di... L’Oréal
Un intervento a due voci per L’Oréal: nel rispetto di ruoli e competenze, Carmen Carulli (Direttore Acquisti) e Stefania Fabiano (Direttore Generale della Divisione ACTIVE COSMETICS) ci offrono due punti di vista specifici, raccontando lo stato dell’arte e le mosse in programma, tra strategia di filiera, marketing di prodotto, packaging e sostenibilità.
M. Costanza Candi, Luciana Guidotti
L’Oréal, storico brand del beauty, presente in ben quattro segmenti di mercato differenti - Mass Market, Lusso, Farmacia e Professionale - mette in atto da anni un insieme di iniziative focalizzate sulla sostenibilità in senso lato.
Con il programma “L’Oréal for the Future”, per esempio, il colosso multinazionale si è dato una serie di obiettivi sfidanti, concentrati sulla riduzione degli impatti complessivi e sulla loro misurazione, per raggiungere risultati significativi in termini di contenimento delle emissioni e dei consumi entro il 2030. Ed è sulla strada giusta tanto che, a fine 2019, L’Oréal contava 35 siti “carbon neutral” (ovvero che utilizzano energia al 100% rinnovabile), di cui 14 stabilimenti.
All’impegno sul fronte “tecnologico”, si aggiunge poi una sensibilità che, dall’ambiente, sfocia nel rispetto della socialità e del vivere comune. Valgano due esempi al riguardo: i 100 milioni di euro stanziati a favore della rigenerazione di ecosistemi e per progetti di economia circolare, nonché i 50 milioni a supporto delle donne in situazioni di vulnerabilità.
A guidare le strategie del brand è quindi una visione ampia, che considera qualità del prodotto, posizionamento e packaging green, come fattori determinanti per lo sviluppo dei propri mercati. Un obiettivo perseguito con la costante ricerca e sviluppo, soluzioni creative e un rigoroso sistema di misurazione e certificazione, che delineano il quadro presente e offrono le traiettorie per un percorso in costante miglioramento.
Per raccontare lo stato dell’arte e le prossime mosse, tra strategia di filiera, marketing di prodotto, packaging e sostenibilità, ItaliaImballaggio ha intervistato due figure apicali, protagoniste della trasformazione in atto. Si tratta del Direttore Acquisti Carmen Carulli e del Direttore Generale della Divisione ACTIVE COSMETICS, Stefania Fabiano.
Gestire la complessità (e renderla sostenibile)
Il primo intervento è di Carmen Carulli, che offre una prospettiva strategica sulla gestione di un aspetto fondamentale per la costruzione del percorso di sostenibilità, ovvero la gestione della filiera.
Dato che la scelta del materiale determina in modo significativo l’impatto ambientale del packaging, quali sono le scelte che prevalgono in azienda in fatto di materiali, design, riduzione dei volumi…?
Il ruolo strategico del packaging, nell’ambito della sostenibilità, è un dato di fatto e, come il prodotto, così il packaging primario e secondario rispecchiano i nostri valori e le nostre scelte etiche, ormai di lunga data, nate dall’attenzione e dal rispetto verso i consumatori.
Ecco perché abbiamo avviato un percorso virtuoso, a partire dall’eco-design, con la creazione di regole per progettare e produrre prodotti e imballaggi sostenibili. In un secondo tempo abbiamo analizzato la waste reduction, con lo scopo di misurare le quantità prodotte per ogni materiale e ottimizzarle, così da ridurne gli sprechi.
L’ultimo step è second life & recycling, per abbassare il tasso del nostro impatto ambientale, dando una seconda vita ai materiali e puntando al riciclo. Il tutto inoltre viene costantemente monitorato con dashboard specifiche.
Difficoltà contingenti di approvvigionamento, significativo aumento dei noli, prezzi delle materie prime e dell’energia in aumento: come state facendo fronte a queste problematiche?
La situazione di shortage di mercato che stiamo vivendo è ben nota e oggi più che mai, la rapidità di reazione permette di fare la differenza. Per far fronte a un mercato “vulnerabile”, gli obiettivi che ci siamo posti poggiano su tre assi fondamentali: anticipazione, standardizzazione, efficienza.
Grazie al processo d’acquisto automatizzato basato su piattaforme integrate e cataloghi user friendly, puntiamo a semplificare l’operatività, offrendo un’ampia scelta di prodotti, con tempi di consegna definiti e prezzi bloccati a 6 mesi. Questo non significa eliminare del tutto l’impatto di aumento dei costi e dei tempi di consegna, ma limitarne le conseguenze. Su base bisettimanale incontriamo i reparti business e finance per verificare e confrontare le scelte che portano a una maggiore efficienza. Lavoriamo, in particolare, sulle campagne promozionali e sulla scelta dei materiali selezionati da una divisione e facilmente duplicabili da un’altra.
Perché, lo ricordo, L’Oréal è un’unica grande azienda che opera però su mercati assai differenti tra loro (Mass Market, Lusso, Farmacia, Professionale). Ed ecco perché dobbiamo trovare sinergie e ottimizzazioni in linea con i nostri valori, senza scordare che tutti i materiali sono e devono essere green, perché l’ambiente è la nostra priorità.
Ritiene che la tendenza ad “accorciare” la supply chain possa rappresentare un vantaggio per la sua azienda?
Nella gestione degli acquisti indiretti, il punto focale della supply chain è integrare e condividere la propria strategia con fornitori e clienti interni: anticipare i bisogni e declinare le necessità del business in base alla situazione di mercato è l’unico, vero vantaggio competitivo.
Coinvolgete i fornitori nella vostra policy di sostenibilità? Con quali modalità? Come vi approvvigionate di materiale adatto a contenere l’impatto ambientale?
Il coinvolgimento dei fornitori è parte integrante del programma di sostenibilità. L’onboarding dei nuovi fornitori e le business review con quelli consolidati partono sempre dalle nostre “regole d’oro”, che trasmettiamo grazie a training massivi, consentendo così a tutti di introiettare i principi di eco design del Gruppo. In una fase successiva integriamo una reportistica strutturata, per monitorare gli indicatori chiave delle performance (KPI) condivisi con la nostra sede centrale.
L’approvvigionamento delle materie prime rispetta i criteri di certificazione richiesti dal Gruppo, come ad esempio l’utilizzo di carta e cartoncino teso proveniente da fonti certificate FSC o PEFC. Ogni anno stabiliamo nuovi traguardi da raggiungere con i nostri fornitori partner, come ad esempio la certificazione della riciclabilità delle confezioni promozionali con il metodo Aticelca. Ricordo, a titolo di esempio, la campagna Natalizia del brand L’Oréal Paris con pack laminato, certificata con un livello B di riciclabilità nella raccolta carta o, ancora, gli espositori per la campagna 2022 dei solari Vichy della Divisione Farmacia, che hanno ottenuto la certificazione di livello A con Aticelca. Questi sono esempi di come l’applicazione delle regole di eco design portino concreti risultati nelle attività quotidiane.
Quali sono le ricadute della sostenibilità sulla logistica, sull’esposizione a scaffale, sull’etichettatura (che, in ultima analisi, è il mezzo più immediato per stabilire un contatto con il consumatore)? Ci offre un suo punto di vista su questo new deal?
Applicare l’etichettatura ambientale e fornire delle corrette istruzioni per la gestione del fine vita non è utile solo per l’imballaggio che arriva nelle case dei consumatori, ma anche e soprattutto per tutti i materiali che vediamo nei punti vendita retail, che rappresentano una mole ingente di prodotto da gestire. È certo importante impegnarsi per interpretare nei prodotti i concetti di eco design, ma è altrettanto fondamentale trasmettere i risultati raggiunti ai clienti che, gestendo in modo corretto gli imballaggi, possono a loro volta migliorare la catena del riciclo, innescando un circolo virtuoso di economia circolare.
Certo è che la gestione della logistica e la concezione dell’esposizione nel punto vendita potrebbero ancora cambiare, rompendo gli schemi più comuni: sono certa che il nostro stile italiano unito all’approccio sostenibile daranno vita a esempi importanti anche nel settore del retail.
Prodotti & packaging che parlano di sicurezza ed etica
E dopo la panoramica sulle strategie di gestione della filiera di fornitura, che evidenzia il ruolo di acceleratore di innovazione di un grande player come L’Oréal, la parola passa a Stefania Fabiano, Direttore Generale della Divisione ACTIVE COSMETICS, che racconta il mondo del prodotto, il packaging sviluppato per i diversi mercati e il ruolo nel veicolarne i valori di sostenibilità, posizionamento, impatto emozionale sul consumatore, etica dei consumi.
La sostenibilità è un tema il cui valore è ormai pienamente assunto dall’opinione pubblica: come definirebbe il rapporto tra la maggiore sensibilità del consumatore e il ruolo di innovazione svolto dai grandi player come la sua azienda?
Da protagonista globale del beauty, L’Oréal sente di avere un ruolo trainante in fatto di sostenibilità. Ci piace “pensarci” pionieri del cambiamento e dell’innovazione sostenibile in tutta la filiera, perché abbiamo il compito di coinvolgere tutti i nostri stakeholder e di aiutare clienti e consumatori a compiere scelte consapevoli, nel rispetto dell’ambiente e dell’intera comunità.
Sostenibilità del packaging e del prodotto: un principio che, oltre alla tutela dell’ambiente, si amplia al rispetto per il territorio, alla socialità e alla sicurezza, chiudendo un cerchio virtuoso. Qual è la vostra visione dei nuovi stili di vita e di consumo?
Il beauty, in particolare l’health beauty, ha registrato una forte impennata negli ultimi anni, in particolare nella categoria skincare. Come riporta anche il Beauty Track Ipsos, il 79% della popolazione mondiale è alla ricerca di prodotti più attenti al benessere della persona e del pianeta. Grazie al supporto delle scienze green e all’approvvigionamento solidale di materie prime, perseguiamo l’obiettivo di offrire prodotti dermocosmetici capaci di assicurare benessere ma, a un tempo, senza compromessi tra sicurezza, efficacia e sostenibilità.
Studiamo prodotti per migliorare la qualità della vita ma supportiamo di fatto intere comunità che lavorano con noi. Per esempio il burro di karitè proviene da fonti sostenibili nel Burkina Faso, come parte del programma di approvvigionamento solidale di cui beneficiano oltre 26.000 donne, il più importante all’interno del Gruppo L’Oréal.
Sostenibilità del packaging significa ricerca di nuovi materiali, studio di design innovativi e “responsabili”, di una comunicazione ad hoc capace di sottolineare le caratteristiche di un packaging evoluto ed etico perché realizzato con minor spreco di risorse e riciclabile…. Un’arma utile al marketing?
Certamente ne va fatta una comunicazione trasparente e coerente. Non possiamo però scendere a compromessi: efficacia, sicurezza, integrità delle formule e piacevolezza di utilizzo sono altrettanto fondamentali perché un consumatore ci scelga.
Il Gruppo L’Oréal d’altronde ha un obiettivo molto preciso per i prossimi dieci anni, in particolare per quanto riguarda la riduzione dell’impiego di plastica vergine, un traguardo che raggiungeremo ovviamente per tappe intermedie.
La Roche Posay, per esempio, nel 2025 impiegherà il 70% in meno di plastica vergine, il che consentirà di risparmiare 10.000 tonnellate di materiale. Inoltre, a partire dai primi mesi 2021, in più di 10 Paesi i consumatori hanno la possibilità di acquistare per la prima volta il nostro trattamento skincare per il corpo in una confezione con un’alta percentuale di cartone.
Si tratta di La Roche-Posay Lipikar Baume AP+M Corpo, distribuito in un tubo più eco-sostenibile, impiegato anche nelle gamme solari di Vichy e La Roche Posay stessa. Risultato della partnership globale tra L’Oréal e Albéa, produttore di caratura mondiale di imballaggio cosmetico, questa nuova generazione di tubi è stata sviluppata per diventare l’alternativa ai comuni packaging cosmetici. Lanciato per la prima volta in Francia la scorsa estate per la gamma Anthelios, il prodotto è stato premiato dalla rivista francese Cosmetiquemag come una delle migliori innovazioni cosmetiche del 2020.
Per valutare i benefici per l’ambiente di questo tubo, con Albéa abbiamo condotto un’analisi del ciclo di vita multicriterio, da cui sono emersi risultati, molto incoraggianti: i tubi Lipikar da 200 ml assicurano un impatto ambientale minore rispetto a confezioni simili e, in più, contengono una quantità di plastica inferiore, destinata a diminuire ulteriormente nel prossimo futuro.
Altra scelta improntata all’ottimizzazione e al risparmio di materiale è stata l’eliminazione della “basetta” per un siero Skinceuticals, marca premium professional del nostro portfolio: in un anno, a livello globale, abbiamo risparmiato 10 tonnellate di plastica.
Cosa vede nel prossimo futuro?
Continueremo nel solco di quella che, per noi di L’Oréal, è ormai una tradizione in fatto di sostenibilità. Basti pensare che dal 2015 a oggi, la riduzione delle emissioni si attesta al 78%, coinvolgendo centri di produzione e di distribuzione.
Un obiettivo raggiunto, superando le aspettative del 2020, fissate a un ragguardevole -60%, nonostante l’incremento di produzione in volumi del 37%. Prossimo obiettivo, il 2030, con tre nuovi pilastri strategici: trasformare noi stessi rispetto ai limiti del pianeta, rafforzare gli ecosistemi di business in prospettiva sostenibile, affrontare e risolvere le sfide globali rispondendo sia ai bisogni sociali che a quelli ambientali.