Stati Generali della Green Economy 2014
Lo sviluppo delle imprese della green economy: la via maestra per uscire dalla crisi italiana. È stato questo il leti motiv attorno al quale esperti, politici e industriali hanno ragionato nel corso della manifestazione ospitata da Ecomondo di Rimini lo scorso novembre.
Riportiamo in estrema sintesi le conclusioni a cui sono giunti gli operatori, sulla base di valutazioni di ordine economico, giuridico e fiscale, con raccomandazioni sulle azioni da incentivare per raggiungere risultati significativi e sempre più sostenibili, a favore non solo delle imprese ma dell’intera popolazione.
1. Promuovere e adottare misure per valorizzare le qualità green delle imprese italiane e sviluppare l’eco-innovazione
Come sviluppare l’eco-innovazione:
- indirizzando e rafforzando l’utilizzo dei fondi europei per l’eco-innovazione;
- selezionando defiscalizzazioni e incentivazioni sulla base dell’efficacia dei risultati eco-innovativi;
- sviluppando partenariati fra le Università, gli Enti di ricerca, le imprese e le amministrazioni locali;
- sostenendo le start-up eco-innovative; rafforzando la ricerca, la formazione per preparare competenze e professionalità per l’eco-innovazione, assicurando maggiore informazione sulle buone tecnologie disponibili; sostenendo la diffusione di tecnologie e prodotti eco- innovativi.
2. Contrastare la crisi climatica sviluppando l’efficienza energetica e le fonti rinnovabili
L’Italia, particolarmente esposta agli impatti del cambiamento climatico, deve proseguire nella riduzione delle emissioni di gas serra a partire dall’efficienza energetica, considerato che le detrazioni fiscali del 55% hanno prodotto 2,8 Mld € di investimenti, di cui 1,6 Mld portati in detrazione, con risparmio annuo di 1.200 GWh/anno e di 268 ktCO2 nel 2012. Uno studio del 2013 (Fondazione Enel e Politecnico di Milano) ha stimato un potenziale di risparmio sul consumo finale al 2020 fino a 25 Mtep, con 72 MtCO2eq di emissioni evitate, un giro d’affari annuo di 64 Mld € e a 460 mila posti di lavoro.
Lo sviluppo delle fonti rinnovabili (elettriche, termiche e biocarburanti, che coprono oramai il 13,5% del fabbisogno nazionale e sono in forte crescita) ha generato per il Paese importanti impatti positivi. Nonostante questo, negli ultimi tempi, il settore è stato oggetto di interventi legislativi avversi, che hanno sottovalutato, se non ignorato del tutto, tali benefici.
3. Sviluppare misure per una mobilità sostenibile
Riduzione del parco auto obsoleto e inquinante, con minor ricorso all’auto privata e aumento dell’intermodalità (car-sharing e car pooling). Estendere i modelli avanzati di city logistics (con i city ports, i centri di distribuzione urbana), per razionalizzare la distribuzione delle merci e diminuire i costi di congestione e le emissioni.
4. Sviluppare il riciclo dei rifiuti
Dal 2008 al 2012, le imprese che svolgono almeno un’attività di recupero di rifiuti sono cresciute del 12%, i loro addetti del 19%. Il riciclo dei rifiuti è uno strumento fondamentale per l’uso efficiente delle risorse. L’aumento della RD e del riciclo consente di ridurre le bollette dei rifiuti per i cittadini da 215,31 euro per abitante all’anno nel 2013 (per un Comune fra i 50.000 e i 150.000 abitanti che fa una RD inferiore al 40%) a 148,6 € abitante all’anno se fa oltre il 60% di RD (-31% sulla RD minore). Occorre puntare su livelli più alti, su tutto il territorio nazionale di Rd e di riciclo.
Secondo un recente documento europeo col 70% di riciclo e l’abbattimento al 5% dei rifiuti urbani in discarica, l’Italia creerebbe 30.000 nuovi posti di lavoro e avrebbe inoltre un risparmio di quasi 4 Mld di euro nei costi di gestione dei rifiuti urbani, con benefici ambientali valutabili in circa 3 Mld.
5. Investire e utilizzare rapidamente risorse certe e adeguate per prevenire e ridurre i rischi e i costi di alluvioni e frane e per migliorare la gestione del territorio, le infrastrutture verdi e la qualità urbana
Serve uno stanziamento di 2 Mld euro l’anno, per venti anni, per realizzare gli 11 mila interventi già individuati dai PAI, per un importo totale di 40 Mld. Occorre completare gli interventi finanziati per 2,1 Mld, realizzati o avviati solo al 50%, e quelli per ulteriori 4,5 Mld già individuati come prioritari con le Regioni.
Negli ultimi decenni sono stati spesi una media di 1,5 Mld € all’anno per i danni delle emergenze. Per la crisi climatica i rischi stanno peggiorando.
Occorre migliorare e approvare il disegno di legge per fermare il consumo di suolo, impedire nuove edificazioni in aree a rischio e demolire quelle che non si possono mettere in sicurezza e che peggiorano i rischi. Le risorse stanziate in conto competenza dallo Stato per la spesa primaria per la protezione dell’ambiente e l’uso e gestione delle risorse naturali, sono scese da 2,4 Mld € nel 2010 a 1,6 Mld nel 2014 (0,37% del bilancio dello Stato), con un taglio di circa il 33%. Così non va. I buoni stanziamenti ambientali vanno aumentati. Non sono sprechi, ma investimenti necessari per prevenire danni e costi maggiori, tutelare l’ambiente e migliorare sviluppo.
6. Nell’anno di EXPO, occorre dare un nuovo impulso allo sviluppo dell’agricoltura italiana di qualità ecologica.
Sostenere e promuovere l’agricoltura urbana e periurbana di qualità può avere una buona redditività anche con la vendita diretta e con forniture a filiera corta a negozi, scuole e ospedali. Può inoltre costituire un’infrastruttura verde che migliora la qualità del territorio e assicura servizi come attività culturali, ricreative educative.
È necessario incoraggiare, con adeguati incentivi fiscali e contributivi, l’impiego di giovani nelle attività agricole di qualità ecologica e nelle connesse attività di agri-turismo e agro-energie. Occorre favorire, anche con lo strumento della detrazione fiscale, le iniziative private dirette a valorizzare la dimensione multifunzionale dell’agricoltura, intesa come strumento di presidio, manutenzione e tutela del territorio.