ECO-DESIGN: il Bando Conai - Episodio 3
Chiamata nella giuria che dovrà analizzare i 319 casi presentati all’edizione 2021 del Bando CONAI e dichiarare i vincitori, Barbara Del Curto* parla della nuova consapevolezza dell’industria nel progettare packaging sostenibili. Oltre a stabilire le regole di minor impatto ambientale, tra le priorità spiccano l’analisi del fine vita di un imballaggio e delle possibilità di riciclarlo, oltre a nuove modalità per rendere i consumatori più consapevoli.
Barbara Del Curto è professore ordinario di design presso il dipartimento di Chimica, Materiali e Ingegneria Chimica “Giulio Natta”, Politecnico di Milano. |
Da giurata del Bando CONAI, come descriveresti il trend che negli ultimi anni hai visto nei comportamenti “sostenibili” delle aziende? In che direzioni si muovono, quando rivedono i loro imballaggi in chiave eco-design?
I trend davvero interessanti emergono quando le aziende che si avvicinano al tema della sostenibilità capiscono che non si tratta di una semplice scelta di marketing, ma di una leva per fare innovazione.
Essere sostenibili, quindi, smette di essere un limite o un obbligo da assolvere, ma un punto di partenza. Moltissime imprese, negli anni, hanno iniziato questo percorso sostituendo un materiale con un altro.
Non è sempre la scelta più corretta: a volte sostituire un materiale, come la plastica, non è sufficiente se non si valuta in modo completo l’impatto del proprio prodotto lungo tutto il suo ciclo di vita.
Va detto che, soprattutto negli anni più recenti, molte aziende lo stanno capendo. Si impegnano a fare valutazioni più ampie dell’impatto globale di ciò che vendono, partendo dalla consapevolezza di quello che può essere il fine vita dei loro imballaggi: è essenziale, se vogliono sapere davvero quale impatto un prodotto può avere sull’ambiente.
In quest’ottica, voglio aggiungere un’altra riflessione: si fa strada la consapevolezza del fatto che sostenibile non è sinonimo di “povero” o di “triste”. La ricerca di soluzioni di imballaggio con minori impatti ambientali può portare anche innovazioni belle e decisamente pratiche!
• Qualche tipo di innovazione ti ha colpita in modo particolare?
Negli ultimi anni abbiamo visto le aziende concentrarsi su diversi aspetti interessanti. Ad esempio, molte hanno scelto di lavorare sulla sleeve dei flaconi o delle bottiglie, rendendola staccabile.
Può sembrare un intervento ininfluente ma si tratta di un cambio progettuale molto intelligente, perché separare l’imballaggio dalla sua etichetta coprente rende più semplice il riciclo di entrambi. Pensiamo poi alla recente introduzione del tappo delle bottiglie di plastica che resta attaccato all’anello unito al collo della bottiglia: se si presta attenzione all’igiene, è una grande innovazione che aiuta a non disperdere i tappi per l’avvio a riciclo.
Mi viene in mente anche il brand Sprite che rinuncia all’iconico colore verde della sua bottiglia optando per una bottiglia realizzata in plastica trasparente, riciclabile con più facilità. L’attenzione, insomma, si sta spostando dalla sostituzione del materiale verso la riciclabilità del materiale stesso: del resto, una progettazione davvero sostenibile può avvenire solo se si conoscono bene i processi del riciclo e le difficoltà che possono ostacolarli.
• Su quali attività di ricerca e sviluppo si orienta oggi il mondo delle imprese del nostro Paese per rendere i suoi imballaggi sempre più sostenibili?
Le aziende sono sempre più interessate a investigare il fine vita di un imballaggio e a conoscere i processi che portano a riciclarlo. Lo vediamo, ad esempio, se pensiamo ai poliaccoppiati: c’è sempre più attenzione nel dare al consumatore la possibilità di separare materiali diversi per poterli conferire separatamente in raccolta differenziata.
Credo che il mondo imprenditoriale stia ragionando sempre di più anche sulla possibilità e sulle modalità di ridurre sia le quantità sia la complessità dei materiali utilizzati per gli imballaggi.
• Quali sono i criteri da seguire per scegliere il materiale di imballaggio in funzione del suo contenuto? Quanto è importante questo binomio contenitore-contenuto?
Risponderei portando qualche esempio. Nell’agroalimentare l’aspetto legato alla protezione è fondamentale: l’imballaggio deve fare da barriera per evitare contaminazioni e sprechi. Non dimentichiamo come il cibo che, in alcune Regioni, tuttora termina in discarica produca più CO2 di quella equivalente prodotta durante il ciclo vita del film di plastica usato per conservarlo.
Altri pack devono invece avere caratteristiche particolari per quanto riguarda l’apertura: quelli dei detersivi, ad esempio, devono essere sicuri perché i bambini non possano aprirli, mentre è bene che quelli dei medicinali siano semplici da maneggiare anche per categorie come quelle degli anziani con mobilità ridotta o di chi ha difficoltà nell’uso delle mani. Per questo capire cosa un imballaggio andrà a contenere è fondamentale! La sostenibilità deve essere ambientale e al tempo stesso sociale, facilitando il consumo per le utenze deboli.
• Vista la forte attenzione ai temi ambientali, da docente universitaria, secondo te quali nuove frontiere le aziende italiane si troveranno davanti e dovranno superare?
Partiamo da un tema di grande attualità: l’e-commerce. Continuerà a crescere, chi ha iniziato a fare acquisti online durante i mesi di lockdown o di zona rossa continuerà a farlo. È un mondo nuovo che ha bisogno di materiali adeguati per i suoi pack: è necessario capire come renderli sempre più sostenibili.
Di grande interesse anche il mondo della veicolazione digitale di informazioni: QR-code e strumenti simili permettono di tracciare l’origine dei prodotti con facilità sempre maggiore, e non solo nel comparto dell’enogastronomia. Le imprese non possono non tenerne conto, perché i consumatori sono sempre più interessati a conoscere la filiera di ciò che acquistano e si aspettano di avere a disposizione gli strumenti per farlo.
Credo infine che il mondo aziendale debba impegnarsi per superare presto il paradigma che si fa guidare solo dal marketing e che quindi impone al mercato le scelte preferite dai consumatori: i consumatori devono essere formati e resi consapevoli fornendo loro le informazioni per poter fare scelte di acquisto corrette. Devono quindi poter capire che un imballaggio ha un impatto ambientale superiore a un altro. Quindi, per fare un esempio, le aziende non possono più permettersi di scegliere vaschette nere solo perché sono più eleganti e i consumatori le preferiscono. Le imprese devono trovare il modo di dire agli acquirenti che le vaschette nere sono più difficili da riciclare perché negli impianti per i rifiuti, sul nastro nero, il lettore ottico non le riconosce: in questo modo i gusti dei clienti potranno diventare più consapevoli e, a cascata, sostenibili.