La tela di Rosy
«A dare coraggio alle persone sono le idee».
Questa frase, attribuita al politico Georges Clemenceau (1841-1929), offre lo spunto ad Aldous Huxley per un’ampia riflessione sulla realtà di oggi che, a mio parere, non è poi così diversa da quella del 1931 (anno in cui pubblica il saggio “Beliefs and Action”). Editoriale di Stefano Lavorini.
«Si può vedere un mondo in un granello di sabbia e il cielo in un fiore»
William Blake, "Auguries of Innocence".
«A dare coraggio alle persone sono le idee. La frase si potrebbe ampliare. Perché dalle idee non deriva solo il coraggio, ma anche la determinazione, anche la capacità di agire e continuare ad agire con coerenza. Sebbene infatti sia vero che quasi tutte le idee sono razionalizzazioni di sentimenti, ciò non significa che i sentimenti siano più importanti delle idee nel mondo dell’azione.
Il sentimento rappresenta l’originaria fonte di energia, ma tale fonte si esaurisce presto se la passione non viene razionalizzata...».
Quasi fosse una premonizione, per una strana fatalità, mi ritrovo faccia a faccia con persone e fatti che sembrano confermare gli enunciati letti poche ore prima.
Tutto ruota e si costruisce intorno a pochi elementi:
- la Tela, che nella sostanza altro non è che un tessuto, ottenuto facendo passare alternativamente il filo dell'ordito sopra e sotto i fili della trama, con un risultato uniforme e uguale al diritto e al rovescio, come spiega il dizionario Hoepli;
- la Rosy, un’atipica imprenditrice, madre e nonna, capace di vivere la sua età con grazia, veri sentimenti e un tocco di ragionata imprudenza;
- un’azienda molto speciale, a mezzo tra il mondo del tessile e quello cosmetico - la Nastri Tex - che Federico Mocchetti, key executive, ama pensare come una multinazionale artigianale.
Intreccio quindi fatti pensati, racconti e accadimenti della realtà...
L’edificio che mi accoglie ha una facciata a forma di piramide, come il logo di Nastri Tex, nata nel 1980 a Busto Arsizio per volontà di Rosy Sarasini, fino a quel momento contabile in una piccola tessitura, che aveva avviato da poco la produzione di tele per la compattatura di polveri cosmetiche.
Rosy, fa di tutto e di più, mettendosi al servizio dei primi grandi produttori conto terzi che si stavano affermando e che avrebbero fatto dell’Italia un centro manifatturiero di eccellenza a livello globale nell'ambito della cosmesi. Ora si chiamano Contract Manufacturer, offrono ai brand un servizio completo dalla ricerca al marketing, ma allora avevano il problema di sostituire la carta nella produzione di ombretti, ciprie, fard (blush) e la soluzione arrivò proprio dalla Nastri Tex.
Nel 2003, entra in azienda il figlio, Federico Mocchetti che, dopo essersi laureato in Bocconi, insegnato all’università LIUC, lavorato in una società di consulenza gestionale, prende l’abilitazione come dottore commercialista, e matura un'esperienza per alcuni anni in uno studio.
«Rinunciare alla carriera manageriale per impegnarmi in azienda è stata una scelta meditata e sofferta, che ho fatto con il cuore: mi sono chiesto se fossi più contento il mattino di andare dal commercialista o in azienda a fare l’imprenditore, e ne ho tratto le conseguenze».
Oggi appare felicissimo e tutto proiettato a fare della sua piccola realtà un modello in cui convivono principi e pratiche tipiche della grande impresa - con particolare attenzione a tutto ciò che riguarda controllo di qualità, sevizio ai clienti, apertura al mercato, attenzione al personale, responsabilità sociale - con l’operatività e la cura proprie dell’azienda artigianale.
«Ci ha dato una mano il settore cosmetico che, in questi anni, è sempre cresciuto, ma anche la vocazione all’internazionalizzazione: una fiera dopo l’altra, oggi realizziamo il 40% del fatturato all’estero, esportando in oltre 25 paesi, dagli Stati Uniti al Giappone».
In principio una sola tela... Ma col tempo sono cambiati gli standard qualitativi, di immagine e di produttività dell’industria cosmetica. Di concerto Nastri Tex ha sviluppato più di 50 articoli, tra cui tessuti tecnici creati ad hoc, tessuti non tessuti o combinazioni di materiali cellulosici e fibre tessili, tessuti realizzati con materiali 100% riciclati, staccandosi così dal mondo dell’abbigliamento.
«Non siamo un’azienda tessile, non siamo un’azienda cosmetica - sintetizza Mocchetti - però abbiamo profonde conoscenze in entrambi questi mondi, al punto che i clienti ci affidano lo sviluppo di nuovi prodotti. Anche in virtù di un codice etico che ha al centro la massima riservatezza sui progetti in corso».
Ma sono soprattutto gli aspetti “immateriali”, tra cui sicurezza, sostenibilità ambientale e sociale in un’ottica di economia circolare, che stanno a cuore all’imprenditore.
Primi e probabilmente ancora unici, da 15 anni i prodotti sono certificati OEKO-TEX, ovvero come idonei al contatto con la pelle.
Ora in azienda stanno sperimentando un impiego alternativo alla discarica degli sfridi di lavorazione, raccogliendo e separando poliammide, poliestere, materiali cellulosici, per conferirli ad altre aziende in grado di ricavarne di nuovo filati utilizzabili per altre applicazioni, e stanno ipotizzando un recupero delle tele usate dai produttori e una loro riqualificazione.
Questo senso di responsabilità estesa si riflette anche nelle iniziative destinate ai 15 dipendenti e al sociale: asilo nido gratuito per le lavoratrici, orario flessibile, e premi a tutti i collaboratori legati al buon andamento dell’azienda.
E ancora la collaborazione, ormai quinquennale, con l’associazione locale “Bianca Garavaglia Onlus” per l’aiuto e il sostegno di iniziative nel campo dei tumori infantili, a cui ogni anno viene puntualmente destinato un budget per le diverse iniziative in programma.
Insomma, mi sembra che ce ne sia a sufficienza per essere confortati da un modo di fare impresa, che sa andare oltre la sola conquista del potere e l’arricchimento.
“Il talento non basta. Ci vuole coraggio per cambiare il cuore della gente”*.
*Dal film “Green Book”, di Peter Farrell