Macchine per il packaging: un calo contenuto e il recupero atteso
Secondo i pre-consuntivi di MECS-Centro Studi Ucima, e come peraltro ampiamente previsto, nel 2020 il comparto italiano dei costruttori di macchine automatiche ha rallentato la propria corsa (-5% il giro d’affari complessivo), ma gli imprenditori guardano al futuro con fiducia. Matteo Gentili, Presidente Ucima: «Abbiamo un portafoglio ordini consolidato e tecnologie 4.0 d’eccellenza, che ci permetteranno di non subire passivamente i contraccolpi della crisi economico/sanitaria».
Sembrava ormai inarrestabile la corsa dei costruttori italiani di macchine per il packaging: 4 anni (dal 2016 al 2019) di crescita ininterrotta e un aumento di quasi il 50% del volume d’affari in 8 anni, passato da 5,5 a 8,04 miliardi di euro. Poi è arrivato il Covid, e anche uno dei comparti più dinamici, l’unico nel settore dei beni strumentali ad aver registrato un segno “più” nel 2019, ha subito una (seppur modesta) frenata.
Nel 2020, secondo il preconsuntivo elaborato da MECS-Centro Studi di Ucima (Unione Costruttori Italiani Macchine Automatiche per il confezionamento e l’imballaggio), il fatturato complessivo del settore si è attestato sui 7.6 miliardi di euro, in calo del 5% rispetto al risultato registrato nel 2019 (8,04 miliardi; +2,2%).
Il dato, di certo, non sorprende, alla luce dell’annus horribilis appena concluso: l’emergenza sanitaria ha portato con sè, infatti, un globale e generalizzato rallentamento dell’economia. Le performance positive di alcuni importanti settori clienti (quali Food & Beverage, Pharma, Home & Personal Care) hanno dunque soltanto mitigato il risultato di fine anno.
«Ci aspettavamo questo rallentamento - ha commentato Matteo Gentili, presidente Ucima, nel corso della conferenza stampa del 15 dicembre scorso - ma il nostro settore resta robusto e guarda al futuro con fiducia. L’emergenza Covid non ci ha colto impreparati e, dopo lo shock iniziale delle prime settimane di pandemia, abbiamo fatto tesoro degli investimenti in innovazione, dimostrando la nostra forza anche nelle difficoltà».
In Italia, il comparto dei costruttori italiani di macchine per il packaging è calato del 6,8% per un valore assoluto di 1.574 milioni di euro (1,69 miliardi nel 2019), mentre l’export, storico punto di forza del settore, ha contribuito complessivamente per 6.065 milioni di euro, in flessione del 4,5% rispetto all’esercizio precedente.
«Rispetto alle previsioni di inizio anno e alle conseguenze della pandemia - ha spiegato Gentili - ci possiamo dichiarare comunque soddisfatti. Grazie anche all’impegno di Maurizio Marchesini, vice-presidente Confindustria nonché imprenditore di vaglia del nostro settore, siamo stati inseriti nella lista Ateco e questo ci ha permesso di continuare a lavorare con continuità e profitto. Inoltre, la propensione delle nostre imprese agli investimenti in digitalizzazione ha giocato a favore, consentendoci di poter assistere la clientela da remoto sia nel collaudo degli impianti, sia nella relativa manutenzione».
L’export dei primi 9 mesi: chi scende e chi sale
I valori dell’export da gennaio a settembre 2020 (elaborazioni su dati Istat) incorniciano uno scenario al ribasso (-8,7% la variazione tendenziale delle esportazioni, che si attestano su un valore di oltre 3,5 miliardi di euro.) A pesare, una somma di fattori come le incertezze economiche e i problemi sanitari a livello mondiale con cui il comparto ha dovuto fare i conti.
L’Unione Europea si conferma al primo posto tra le aree di destinazione delle esportazioni italiane, con una quota del 41,4% sul totale e una diminuzione percentuale del 5,2%, seguita dall’Asia (19,1% sul totale, -18,4% rispetto al 2019) e dal Nord America che si mantiene stabile (14%, -1% sul 2019). Calano anche le esportazioni verso Africa e Oceania (-16,2%), verso l’Europa Extra-UE (-9,7%) e Centro-Sud America (-2,6%).
A livello di singoli mercati, gli Stati Uniti mantengono il primo gradino tra le destinazioni di export italiano del settore, con una quota del 12,7% ma con una contrazione dell’1,6% rispetto allo stesso periodo del 2019. Al secondo posto, la Francia (-19,2%) e al terzo la Germania (-12,2%), che scavalca la Cina (-6,4%).
Per contro, rispetto allo stesso periodo 2019, alcuni mercati hanno invece intensificato la domanda di tecnologia made in Italy, registrando prestazioni più che positive. Guadagnano infatti terreno la Spagna (+5,5%) a quota 191 milioni di euro e la Polonia (+1,2% a 127 miliardi). Cresce a doppia velocità la Svezia (12,1%; 86,8 milioni di euro), così pure la Svizzera (+28,6% e 82,5 milioni). Paesi Bassi in coda con 58.6 milioni (+5,6%). Oltreoceano performa bene il Brasile (+7%; 80 milioni), mentre l’Indonesia balza a 70 milioni di euro mettendo a segno un +49.5%. Accelera anche il Canada raggiungendo i 47,4 milioni (+5.2%).
Previsioni 2021
Le prospettive per l’anno in corso rimangono permeate da grande incertezza. «Contiamo di tornare a crescere - ha anticipato Gentili - ma occorre prudenza. Siamo consapevoli che i nostri competitor sono quantomai agguerriti e che, a causa della pandemia, molti mercati sono ancora caratterizzati da instabilità. Siamo però fiduciosi, perché le nostre aziende dispongono di portafogli ordini consolidati che consentono di guardare all’esercizio con una discreta tranquillità rispetto ad altri settori».
Particolare enfasi è stata data da Gentili e Marchesini all’importante massa critica che le tre Associazioni ((Acimac, Ucima e Amaplast) hanno creato insieme per affrontare i numerosi problemi della sfavorevole congiuntura economica, con benefici per le aziende associate.
«Un modello di associazionismo forte e un esempio per tutto il mondo confindustriale - ha commentato il numero due di Viale Dell’Astronomia - che mi auguro possa crescere a breve con l’ingresso di altre associazioni». In un’ottica di crescita e sviluppo del comparto, il presidente Ucima ritiene necessario continuare a investire. «In questo momento critico - ha spiegato - c’è solo una possibile direzione: andare avanti».
PIANO TRANSIZIONE 4.0: MISURE E RISORSE PER LE IMPRESE
Per il rilancio del settore, Ucima giudica con favore l’avvio del Piano Nazionale Transizione 4.0, già approvato all’interno della Legge di Bilancio 2021 (Legge 30 dicembre 2020 n, 178) con proroga fino al 2022.
«Anche se non è esattamente come avremmo voluto, si tratta di un piano essenziale per proseguire il percorso di integrazione digitale delle nostre aziende» ha commentato al proposito Maurizio Marchesini. «Servirebbe un arco temporale più lungo di quello stabilito nella legge di bilancio ma, considerato che molte delle risorse destinate a questo Piano arriveranno dal Recovery Fund, contiamo in un orizzonte più lungo».
Il Piano Nazionale Transizione 4.0 estende e rilancia il Piano Industria 4.0 con un investimento del Governo italiano di circa 24 miliardi di euro. La misura, finalizzata a stimolare gli investimenti privati e a dare stabilità alle imprese, vede il potenziamento di tutte le aliquote di detrazione e un importante anticipo dei tempi di fruizione.
Sono tre le misure che il Piano Transizione 4.0 va a rafforzare, avvicinandole alle realtà produttive italiane.
Investimenti in Beni Strumentali 4.0. Per gli investimenti aventi a oggetto beni materiali e immateriali 4.0, sostenuti dal 16 novembre 2020 al 31 dicembre 2021, il credito di imposta arriva fino al 50% del costo di acquisto dei beni, con pagamento dell’acconto almeno del 20% entro fine 2021 e possibilità di consegna entro il 30 giugno 2022, mentre per i beni strumentali non 4.0 l’aliquota aumenta dal 6% al 10%.
Nel 2022, invece, le aliquote dell’incentivo si abbassano di nuovo, il credito d’imposta per beni strumentali materiali e immateriali non 4.0 torna al 6%, mentre per beni strumentali materiali 4.0 viene riconosciuto nella misura massima del 40% del costo.
Investimenti in ricerca, sviluppo e innovazione tecnologica. Il credito d’imposta per progetti in R&S passa dal 12 al 20% con un aumento dell’ammontare massimo del beneficio fino a 4 milioni di euro.
Novità anche per i progetti in Innovazione Tecnologica Digitale e Green, con un credito di imposta che passa dal 10% al 15% con un massimo del beneficio spettante pari a 2 milioni.
Anche il credito di imposta relativo all’Innovazione Tecnologica e del Design aumenta dal 6% al 10% con un beneficio massimo spettante pari a 2 milioni.
Credito di Imposta Formazione 4.0. Estensione fino al 2022 anche per il credito d’imposta per la formazione 4.0, con un ampliamento dei costi ammissibili relativi alla consulenza connessa al progetto di formazione, le spese di personale relative ai formatori per le ore di partecipazione alla formazione, i costi di esercizio relativi a formatori e partecipanti alla formazione, spese generali indirette (spese amministrative, locazione, spese generali) per il periodo di formazione.