Green economy: stato dell’arte

È disponibile il Rapporto “Green economy per uscire dalle due crisi”, realizzato dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile e dall’ENEA.

La prima parte dello studio fornisce un’analisi della “economia verde”, sulla base delle elaborazioni di UNEP (Programma delle Nazioni Unite per l'Ambiente), OCSE (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico), Unione Europea e Conferenza di Rio+20, con una particolare attenzione al patrimonio delle risorse culturali e ambientali. La seconda parte del rapporto ne analizza i settori strategici per lo sviluppo, anche sulla base di confronti internazionali, evidenziandone le potenzialità. In estrema sintesi riportiamo alcune considerazioni che interessano il mondo dell’imballaggio.
• L’eco-innovazione è tra i principale driver dello sviluppo sostenibile. Secondo l’ultima rilevazione dell’Eco-innovation Scoreboard 2011, però, l’Italia è al sedicesimo posto nella classifica dell’Europa a 27 e, dunque, sotto la media: il nostro paese non produce eco-innovazione ma la importa.
Positive, invece, le certificazioni dei sistemi di gestione ambientale, la produttività energetica, l’intensità delle emissioni di gas serra, lo sviluppo del lavoro nelle eco-industrie dove è impegnata il 2,12% della forza lavoro contro la media europea dell’1,53%. Buono anche il bilancio della formazione, in cui l’Italia vanta ben 193 corsi universitari sulla green economy.
• In Italia la produzione di rifiuti urbani (RSU) cresce più del PIL e dei consumi; il metodo di smaltimento preferito è la discarica, che assorbe in media il 49% circa dei volumi (10 regioni, dalla Liguria alla Sicilia, mandano in discarica più del 60% dei rifiuti urbani). Nel resto d’Europa, invece, ci sono sei paesi a discarica zero o quasi zero, con tassi di riciclo pari al 60%.
In Italia il recupero di materiali si limita a un 33% medio, facendo dunque prospettare grandi potenzialità.

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