Una scommessa (fuori dal) comune

Digitalizzazione delle macchine, cambio formato flessibile e automatizzato, gestione e controllo da remoto della produzione: questi gli aspetti chiave della fornitura americana portata a compimento con successo dalla Ronchi Mario SpA.

Stefano Lavorini
                                      
Per realizzare qualcosa di “eccezionale”, è sempre necessario guardare a un obiettivo non raggiungibile… Sembra essere questa la chiave di lettura corretta per comprendere portata e valore del progetto portato a termine dalla Ronchi Mario SpA per una delle più importanti multinazionali americane nel settore della detergenza e del personal care.
All’azienda di Gessate (MI), ci sono voluti 3 anni di lavoro, la costruzione di un nuovo stabilimento e l’assunzione di un gruppo di venticinque persone per evadere una commessa molto particolare: ovvero realizzare una serie di linee di orientamento, riempimento e tappatura ed etichettatura di flaconi, in parte studiate e progettate dal cliente stesso, e destinate a “popolare” una fabbrica negli USA, costruita ex-novo.
«Oggi - ci confermano ad una voce Cesare e Gianmario Ronchi, titolari dell’azienda - dal punto di vista costruttivo il lavoro è concluso e tutte le macchine sono state consegnate e sono in produzione. Sia in termini di tempistiche che di funzionalità, abbiamo risposto in positivo a quanto stabilito.
Resta solo da portare a termine l’ultima fase del progetto, cioè la formazione del personale in loco, che è interamente composto da nuove maestranze, non ancora autonome nel gestire la produzione. A tal scopo, a partire dallo scorso anno, abbiamo trasferito nostro personale interno».
Un notevole risultato, che spiega solo in parte come si riesca ad avere un cliente non solo soddisfatto, ma anche intenzionato a installare la medesima tipologia di linee di imballaggio per prodotti liquidi anche in altre fabbriche…                                           

Quali sono stati i presupposti su cui avete costruito il progetto americano?
Questo tipo di accordo è un esempio di ciò che noi definiamo partnership con il cliente. È evidente che quest’ultimo ha compiuto un atto di fiducia nei nostri confronti, ma non lo ha fatto certo a scatola chiusa. Determinante nell’orientare la scelta è stata la nostra reputazione di player di primo piano anche sul mercato americano e la conoscenza reciproca costruita negli anni.  Prima di decidere se assegnarci la commessa c’è stata, comunque, una fase di studio preliminare durata più un anno e mezzo, durante la quale i responsabili della multinazionale hanno verificato sul campo il nostro modo di lavorare.
Per la nostra azienda accettare una commessa così ambiziosa, ha significato assumersi un grosso impegno, sia in termini organizzativi che di ricerca e sviluppo tecnologico.Prima ancora di ricevere il via libera definitivo dal cliente, siamo ad esempio partiti a costruire un nuovo capannone “Zero Emission” poco distante dalla sede storica, accelerando rispetto all’idea che era nell’aria di aumentare la nostra capacità produttiva. Abbiamo edificato in tempi record un “green building”, dotato di impianto fotovoltaico, recupero dell’acqua piovana, impianto di riscaldamento con pompe di calore…

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Ma la sfida più ambiziosa è stata quella tecnologica. Infatti abbiamo preso in carico la costruzione di un nuovo riordinatore di bottiglie a partire da un progetto esistente, pensato e studiato dal cliente esclusivamente “sulla carta”.
Come era prevedibile, il passaggio dalla progettazione alla realizzazione pratica ha richiesto un notevole sforzo di implementazione, sviluppo e miglioramento. In corso d’opera sono stati necessari numerosi aggiustamenti e modifiche, come è normale che avvenga nell’ambito di una commessa di tale complessità. E in questo senso, le nostre competenze hanno fatto la differenza.
La proprietà intellettuale delle macchine (di cui esistono due versioni) è del cliente, con cui abbiamo lavorato in stretta collaborazione, ma come costruttori, siamo orgogliosi di essere riusciti a contribuire proattivamente all’evoluzione del progetto.

A livello tecnico, quali sono le caratteristiche specifiche delle macchine che avete realizzato?
La caratteristica principale di questo nuovo sistema, che parte dal riordinatore e arriva al palettizzatore, passando per la riempitrice/tappatrice, l’etichettatrice, l’incartonatrice, e che utilizza bottiglie e tappi ed etichette di vario formato e tipo, è la flessibilità, di molto superiore a quella delle linee tradizionali.
Il vantaggio peculiare offerto dal progetto è la funzionalità del cambio formato, che può essere effettuato con estrema rapidità e frequenza, in modo praticamente automatico, con interventi manuali minimi (potenzialmente anche nulli), sia per quanto riguarda il riordinatore delle bottiglie che il monoblocco di riempimento e tappatura.
La prima caratteristica distintiva è strettamente connessa con un secondo aspetto che differenzia questo sistema da altre soluzioni: la digitalizzazione delle macchine, ovvero la possibilità di gestire e controllare il processo da remoto. A questo scopo è stato predisposto un apparato di telecamere e sensori digitali in grado di rilevare, raccogliere e trasmettere tutte le informazioni necessarie.
In base alle diverse esigenze, è così possibile impostare varie opzioni di personalizzazione, che possono essere governate agevolmente via internet.

In un certo senso, quindi, si può parlare di un sistema “connesso”?
Si. Tutto questo è reso possibile dall’evoluzione delle infrastrutture network, che rendono effettiva la possibilità di trasmettere e scambiare i dati anche a distanza in tempo reale. E l’avvento del 5G porterà ulteriori opportunità.
Soprattutto in quest’ambito tecnologico, il progetto ha rappresentato per noi una “palestra”, che ci ha permesso di acquisire un’esperienza e un know how non indifferenti nel trattare questa tipologia di sistemi, verso i quali molti nostri clienti dimostrano un interesse crescente. Nella sostanza, la richiesta che ci viene avanzata è quella di una macchina controllabile da remoto, con il minimo intervento umano e molto flessibile, soprattutto per quanto riguarda il cambio formato. Il tutto, ovviamente, senza compromettere i livelli di precisione e qualità della produzione.

In particolare, quali sono le ragioni di mercato, e quindi del sistema distributivo e produttivo, che giustificano l’investimento in questo genere di funzionalità avanzate?
Il fenomeno più rilevante, negli ultimi anni, è lo sviluppo dell’ e-commerce a discapito della grande distribuzione tradizionale. Gli operatori del commercio on line si sono organizzati con strutture centralizzate di raccolta e smistamento dei prodotti, che devono essere costantemente rifornite per rispondere prontamente alle richieste che arrivano via web.
La diffusione di questo modello - che peraltro sta influenzando in misura crescente anche l’organizzazione della GDO - ha portato alla diffusione di nuove prassi di approvvigionamento: stoccaggi ridotti a magazzino a fronte di ordini più piccoli, frequenti e diversificati, a cui i produttori di beni di consumo devono poter rispondere, mettendosi nelle condizione di produrre in maniera molto più snella e flessibile.
Se una volta la produzione di una certa tipologia di shampoo durava almeno due giorni, oggi si parla di cambiare prodotto addirittura ogni mezz’ora.
Per questa ragione, ora molti brand owner pretendono che gli interventi umani siano ridotti e semplificati al massimo, e che gli operatori di macchina non necessitino di competenze specifiche.

Questo tipo di funzionalità, a valore “digitale”, sono richieste da tutti i vostri clienti?
La richiesta di sistemi questo tipo arriva principalmente dalle imprese di respiro globale, la cui produzione si articola in diverse famiglie di prodotti e in svariati brand, che hanno target e volumi di mercato estremamente variabili. Inoltre, le più attuali strategie di marketing, a cui le multinazionali non sono certo estranee, si basano sulla personalizzazione estrema.
Per realtà di queste dimensioni, la flessibilità è però un imperativo non solo in funzione dei nuovi modelli distributivi, ma anche per la necessità di fare fronte a specifiche esigenze di natura geografica e culturale, in termini di formulazione e packaging.
C’è, infine, un ultimo aspetto da tenere in considerazione: se nel mondo occidentale, come Europa e America, le multinazionali tendono a organizzare la produzione in grandi fabbriche dedicate a specifiche famiglie di prodotti, che poi vengono distribuiti sul territorio in modo abbastanza agevole, in altre aree come Cina o India, questo modello funziona poco, per via delle notevoli distanze e, spesso, dell’inadeguatezza delle infrastrutture. Per raggiungere efficacemente questi mercati emergenti, appare quindi più vantaggioso dislocare sul posto fabbriche di dimensioni contenute, ma in grado di realizzare produzioni molto diversificate.

Se un leader del mercato compra da voi ci sarà un motivo… Ma questa logica attira anche una clientela più piccola, che si muove sulla scia dei più grandi?
I clienti ci conoscono perché sanno che siamo in grado di offrire soluzioni di eccellenza, per esigenze diverse: dai sistemi digitali tecnologicamente più avanzati, a quelli meccanici tradizionali, più adatti alle realtà produttive medio-piccole.
La nostra forte vocazione all’innovazione, che per molti è un valore aggiunto, va di pari passo con una credibilità conquistata sul campo in 54 anni di attività, nel corso dei quali abbiamo sempre dimostrato di saper proporre le soluzioni migliori per le più diverse applicazioni.
E presto… presenteremo ulteriori novità, tra cui una linea robotizzata modulare, in grado di eseguire in automatico tutte le operazioni di riordinamento, riempimento e tappatura, offrendo il massimo in termini di flessibilità operativa e volumi produttivi.

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