L’Italia delle etichette autoadesive: quarta in Europa

Dati di mercato, politiche ambientali e trend tecnologici visti a Labelexpo. Questo e altro nel convegno annuale Gipea, che anche quest’anno ha registrato un’elevata affluenza di etichettifici associati. Cristina Rossi

2018 in crescita, sebbene a un tasso contenuto. Buone le performance delle aziende di grandi dimensioni così come delle medio-piccole. Si conferma la solidità finanziaria del comparto e si registra un nuovo picco di investimenti, con una correlazione positiva tra capacità di investimento, crescita e marginalità. Questo è, in estrema sintesi, il risultato dell’ottava edizione dell’Osservatorio Economico, presentato da Gianluca Cinti di Partners SpA lo scorso 15 novembre all’Hotel Melia di Milano nel corso del convegno tecnico di Gipea (Gruppo italiano produttori etichette autoadesive che opera all’interno di Assografici).

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2018: il quadro d’insieme
Il campione analizzato nell’Osservatorio è di 88 imprese, con ricavi da 220mila a quasi 75 milioni di euro, che hanno fatturato in totale 714 milioni di euro nel 2018.
Le 19 aziende con ricavi superiori ai 10 milioni rappresentano oltre la metà del fatturato del campione. Se ad esse aggiungiamo le 32 aziende con ricavi tra 5 e 10 milioni di euro, si supera l’80% del fatturato del campione.
Se poi confrontiamo i dati Gipea con quelli Finat - l’associazione europea dei produttori di etichette adesive - vediamo come in Italia ci sia una concentrazione maggiore di aziende medio-piccole: nel Belpaese il 56% delle aziende fattura dai 3 ai 10 milioni di euro, contro il 29% in Europa nella medesima fascia di fatturato.

A livello di localizzazione geografica, il 76% delle aziende del campione si concentra in 5 regioni italiane: Lombardia (25%), Emilia Romagna (15%), Veneto (14%), Piemonte (11%) e Toscana (6%).
Secondo i dati emersi da un’indagine Eurostat elaborata dal Centro Studi Assografici (che coinvolge tutte le imprese con almeno 20 addetti e un campione di imprese con un numero di addetti compreso fra 3 e 19), nel 2018 i produttori italiani di etichette autoadesive hanno registrato una crescita moderata rispetto al 2017, passando da 742 a 752 milioni di euro.
L’import è cresciuto del 5,9%, attestandosi attorno ai 76 milioni, mentre l’export è incrementato del 4%, passando da 120 a 124 milioni di euro, pari al 16% della produzione. 

Sempre in base all’indagine Eurostat, l’Italia si conferma come quarto mercato in Europa dopo Germania, Gran Bretagna e Francia, con una crescita (1,4%) in linea con la media complessiva europea.
I dati Finat evidenziano una certa vivacità nel periodo osservato (2013-2018) nella crescita annua in tutte le aree europee.
Tuttavia, il 2018 è caratterizzato dal tasso di crescita più basso a partire dal 2013 e questo vale anche per il Sud Europa (che comprende l’Italia), dove la crescita del fatturato è stata del 3,9% rispetto al 7,3% del 2017.
Questo risultato è da ricondurre al contesto europeo caratterizzato da uno scenario di incertezza economica che si ripercuote sull’industria, da una riduzione dell’export, da un aumento della disoccupazione e da un calo della domanda(17%) interna.

2019: il mercato accelera e si diversifica
Un’indagine Gipea su un campione di 34 aziende produttrici di etichette conferma una crescita anche nel 2019, con una nuova accelerazione. In particolare si registra un aumento del 6,7% del fatturato etichette nei primi 9 mesi del 2019 (271 milioni di euro rispetto ai 252 del 2018) e lo sviluppo più sostenuto interesserà le aziende di maggiori dimensioni, mentre quelle minori, con un fatturato compreso tra 1 e 5 milioni di euro, registrano una decrescita.

etichette_adesive_personalizzate.pngPer quanto riguarda la diversificazione in atto nel settore, i dati Finat indicano che i mercati in cui gli associati sono attualmente più attivi sono etichette autoadesive (95%), packaging flessibile (35%), etichette sleeve (32%), etichette tubolari non termoretraibili (27%), etichette non adesive (16%), etichette senza liner (8%), pouches (8%), etichette in mould (5%) e astucci pieghevoli (0%).
In quali mercati, invece, i converter Finat hanno intenzione di entrare?
In testa i pouches (20%), seguiti da etichette senza liner (17%), etichette in mould (17%), packaging flessibile (14%), etichette tubolari non termoretraibili (14%), etichette sleeve (6%), astucci pieghevoli (6%) ed etichette non adesive (3%).

Secondo un’indagine Gipea presso 7 aziende fornitrici di materiali autoadesivi, che rappresentano circa il 95% delle consegne effettuate agli etichettifici italiani, gli acquisti di materiali autoadesivi confermano l’aumento dei volumi (+2,2% nel 2018).
Tuttavia, va segnalato che la crescita non riguarda tutti: nel 2018 vi sono ben 38 aziende con ricavi in calo e 24 aziende con ricavi inferiori al 2008. L’incidenza dell’export è allineata ai dati Eurostat e i principali esportatori sono le aziende di maggiori dimensioni: il 70% dei ricavi all’estero è infatti ottenuto da 4 aziende.

Nonostante il fatturato in prevalenza domestico, dal 2008 a oggi i produttori di etichette crescono più di molti altri comparti, consolidando di conseguenza anche il volume degli investimenti, come evidenziato dai numeri: le aziende con un’elevata propensione all’investimento sono 22, ossia più del 10%, quelle con propensione media sono 49 e appena 17 sono le aziende con bassa propensione all’investimento.
Rimanendo in tema, un dato curioso arriva dalle previsioni Finat: nel 2019 e 2020 gli investimenti in macchine convenzionali supereranno quelli in macchine digitali.

In conclusione
Il settore pare essere entrato in una fase più matura del proprio ciclo di vita e di consolidamento. Nel 2018 la crescita è stata contenuta e 38 aziende hanno registrato ricavi in calo.
I margini sono positivi e in lieve recupero, il numero delle aziende in perdita sono in crescita, esiste una correlazione positiva tra capacità di investimento, crescita e marginalità, la redditività del capitale investito è in flessione e si assiste a una continua polimerizzazione delle performance.

GIPEA: VOCI DI GRUPPO
• La presidente Elisabetta Brambilla ha aperto i lavori del convegno tecnico Gipea illustrando le iniziative in corso, che includono un ambizioso piano di comunicazione e di servizi agli associati, attività sui social media, la formazione, il censimento del settore e i rapporti con il mondo accademico.

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Brambilla_presidente Gipea copia.pngIl piano di comunicazione, avviato nel 2019, prevede attività verso i soci (erogazione di consulenza primaria agli associati e organizzazione di incontri ed eventi), attività di comunicazione (promozione di Gipea presso i potenziali nuovi associati attraverso il rinnovato sito web e l’uso dei social) e attività di formazione (programma di corsi).
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«A livello di formazione stiamo cercando di intercettare i fabbisogni delle aziende, ma attendiamo i suggerimenti di tutti» ha dichiarato Brambilla rivolgendosi alla platea.
Tre le proposte già programmate: un corso di prestampa e gestione file (5 febbraio 2020, con i docenti Ester Crisanti e Giovanni Daprà), il corso “Etichette a contatto con gli alimenti” (26 febbraio, con Italo Vailati) e un corso su preventivazione e analisi costi (19 e 20 marzo, docenti Studio Partners).
«Stiamo anche realizzando un censimento dei produttori di etichette in Italia, e al momento - ha spiegato Brambilla - abbiamo recuperato le informazioni di oltre 500 aziende. L’aggiornamento del database sarà utile anche per sviluppare una nuova strategia di marketing associativo, coinvolgendo un numero sempre maggiore di aziende così da aumentare la rappresentatività e far crescere la cultura del settore. Sul fronte dei rapporti con il mondo accademico, collaboreremo con il Politecnico di Torino, che ha lanciato un nuovo master: oltre a sponsorizzare una tesi sul tema delle etichette autoadesive, ci siamo impegnati a offrire stage agli studenti e, se richiesto, forniremo al Politecnico interventi di docenza, seminari e testimonianze nell’ambito delle attività didattiche».

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Vailati_segretario_Gipea_0.png• Italo Vailati (Segretario Gipea) ha parlato di plastic strategy ed economia circolare, ricordando che in Europa si producono all’anno 84 milioni di tonnellate di packaging, di cui un quarto in plastica. Il primo documento sulla “plastic strategy” è stato pubblicato a gennaio 2018; a giugno 2018 è stata modificata la direttiva packaging waste con nuovi target e a gennaio2019 è stata pubblicata la direttiva 904/2019 SUP (Single Use Plastic), che gli stati membri dovranno implementare entro il 2021.
Secondo quanto previsto dalla “plastic strategy”, entro il 2030 i prodotti in plastica immessi in commercio nella comunità europea dovranno essere riutilizzabili oppure dovranno essere riciclati in modo economico. Più della metà degli scarti di plastica generati in Europa dovranno essere riciclati; la raccolta differenziata delle plastiche potrà raggiungere alti livelli di efficienza grazie a sistemi di raccolta adeguati, una riduzione della generazione dei rifiuti e, soprattutto, una maggiore consapevolezza dei consumatori nella corretta gestione dei rifiuti stessi, da non disperdere nell’ambiente.

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-• Giovanni Daprà e Mara Baschieri hanno fornito un aggiornamento sulle attività  digital e social di Gipea (ristrutturazione del sito e creazione del profilo Linkedin), sui cui il gruppo sta puntando con convinzione.
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• La mattinata si è conclusa con gli interventi di Anna Perego e Piero Pozzi di Colorgraf sugli inchiostri compostabili e di Alberto Quaglia di Gipea su novità e limitazioni delle carte termiche.
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Impressioni da Labelexpo Europe
• La complessità nel mondo delle etichette sta aumentando in misura esponenziale e questo rende più difficile tenere tutto sotto controllo. Ne è convinto Michele Libori di Gipea, incaricato di riferire sulle novità del recente Labelexpo Europe. «Anzitutto, per affrontare la complessità non si può più considerare la sola etichetta, ma il packaging nel suo insieme» ha detto, sottolineando la necessità di trovare però, anche presso i clienti, interlocutori competenti così da evitare di diventare il capro espiatorio per risultati non rispondenti alle aspettative.
Informarsi è dunque d’obbligo. «A Labelexpo abbiamo visto cambiamenti su tutti i fronti. Grafici, creativi, operatori di prestampa e stampa devono tenersi aggiornati non solo su come ottenere un prodotto accattivante, ma anche sulle norme internazionali o locali».
Da un confronto con l’edizione del 2017, è emersa la minore propensione dei brand owner nell’individuare un’azienda di sola stampa: più ricercati infatti i produttori in grado di offrire un servizio completo al cliente.
Molti i substrati innovativi, inchiostri “ecologici”, colle adesive, foil, vernici, ecc… da utilizzare in base alle specifiche esigenze dei prodotti da stampare.
L’edizione 2019 della fiera ha testimoniato anche un calo di interesse verso il digitale, a fronte di una maggiore attenzione per le tecnologie tradizionali, come offset e flexo.

Cristina Rossi
Giornalista freelance ed esperta di comunicazione nell’ambito delle tecnologie per le arti grafiche.
 

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