L’industria alimentare in Italia (2011)
CIBO E BEVANDE Struttura e tendenze di mercato. Focus sul confezionamento dei prodotti alimentari.
L’industria alimentare italiana per molti anni ha evidenziato trend evolutivi mediamente superiori all’attività manifatturiera globale.
Dal 2000 al 2011, secondo un calcolo di Ismea, l’attività produttiva del settore alimentare nel suo complesso, considerando quindi anche le bevande, è cresciuto globalmente del 10,4%, a fronte di un calo del 15,2% dell’industria manufatturiera nel suo complesso. Questo conferma la tendenza anticiclica del settore alimentare, almeno sino al primo semestre 2011.
Purtroppo, a partire dagli ultimi mesi del 2011, tale caratteristica ha iniziato a evidenziare alcune criticità soprattutto in relazione alla domanda interna, che hanno determinato nel 2011una contrazione globale dei consumi dell’1,7%, portando i valori medi dei consumi alimentari a quelli raggiunti nel biennio della crisi del 2008-2009.
Sempre secondo Ismea, i cali maggiori della domanda interna hanno interessato in particolare i prodotti da forno (-5%), il settore molitorio (-2/-3%), e quello dell’olio di oliva e di semi (-1,8/-2%).
Sul lungo periodo l’esportazione alimentare ha mostrato un andamento interessante e decisamente migliore rispetto a quello della domanda interna.
Ancora secondo elaborazioni di Ismea, tra il 2000 e il 2011, l’export dell’industria alimentare ha messo a segno una crescita cumulata dell’87% in valore, a fronte di un sviluppo del 44% dell’export totale dell’industria manifatturiera.
Nel 2011 le esportazioni hanno raggiunto i 23 miliardi su un fatturato globale di 127 miliardi (18% della produzione). Le migliori performance in ambito export sono state ottenute da vino, birra, settore lattiero caseario, olio di oliva, caffè, pet food.
I mercati che hanno dato maggiori soddisfazioni sono stati Russia, Cina, Brasile, Sud Africa, Ungheria, Repubblica Ceca e Austria.
Per quanto concerne la produzione delle principali aree alimentari, nel 2011 è cresciuta a livello globale, sebbene con un trend in progressivo rallentamento a partire dal quarto trimestre; a seguito della sostanziale crescita sino all’estate, è riuscita però a segnare un lieve incremento valutato intorno all’1%.
Trend della produzione. Secondo le rilevazioni elaborate dall’istituto Italiano Imballaggio, la produzione 2011 delle principali aree ha evidenziato i seguenti trend:
- lieve flessione dell’1% circa per conserve vegetali, legumi, derivati pomidoro, sottolio e sottaceto, ecc;
- crescita del 2,6% per conserve ittiche, tonno, sardine, ecc;
- trend positivo, anche se lievemente rallentato, del 2,5-2,6% per i sughi pronti;
- sostanzialmente stabile al +1,4-1,6% l’area delle salse varie (maionese, senape ecc), creme cioccolato e omogeneizzati;
- dopo un inizio anno promettente, l’area delle bevande ha progressivamente rallentato il proprio sviluppo a seguito del ridimensionamento della domanda, ma grazie alle esportazioni l’anno a chiuso in positivo;
- crescita produttiva del 2,5% per gli alcolici, dove lo sviluppo è stato guidato essenzialmente da vino e birra, che hanno ottenuto un ottimo andamento delle esportazioni;
- modesto incremento (0,5-0,7%) per bevande analcoliche, acqua minerale, bevande gassate, succhi di frutta ecc, per merito delle esportazioni poiché la domanda interna è risultata, in genere, cedente.
Il confezionamento
Data la diversità delle voci merceologiche, l’imballaggio dei prodotti alimentari (food e bevande) presenta una significativa varietà di soluzioni: considerato strumento di comunicazione per antonomasia, subisce anche frequenti e significative variazioni.
La presente analisi analizza il confezionamento, tenendo separate l’area food dall’area bevande, a sua volta distinta tra alcolici e bevande analcoliche.
L’elaborazione relativa all’impiego degli imballaggi per il confezionamento dei vari prodotti ha preso a riferimento la banca dati dell’Istituto Italiano Imballaggi che, si valuta, rappresenti il 70% circa dell’area food e il 90% circa dell’area bevande.
Area food + beverage
Nel 2011 la movimentazione della produzione totale dei settori monitorati dall’Istituto Italiano Imballaggio nell’area alimentare ha comportato un impiego di circa 2.727 t/000 di imballaggi. Nel computo sono compresi sia gli imballaggi a perdere che quelli a rendere, compresivi sia degli imballi primari, dei secondari e quelli da trasporto.
Rispetto al 2010 l’impiego di imballi segna un lieve incremento, valutato intorno 0,4%. Tra il 2011 e il 2010, la maggioranza delle diverse merceologie di packaging ha subito in genere una riduzione del peso medio.
Analizzando l’evoluzione delle diverse categorie di imballo si evidenziano trend differenti.
Metallo. Gli imballaggi metallici risultano una lieve contrazione.
Gli imballaggi di acciaio segnano un calo, essenzialmente a causa del sensibile arretramento dell’attività di due importanti settori di sbocco, ovvero i derivati del pomodoro e il settore chimico; il calo è anche dipeso da un lieve calo di partecipazione in queste due aree.
Per quanto concerne gli imballaggi di alluminio, l’impiego ha segnato un arretramento del 5% circa che deriva, oltre che dalla crisi economica generale, da una diminuzione della produzione di lattine in alluminio per bevande, un sostanziale spostamento degli acquisti dall’Italia all’estero.
Plastica. Gli imballaggi in plastica evidenziano una crescita del 2,6%; lo sviluppo è stato determinato essenzialmente dai poliaccoppiati flessibili da converter, dove gli sviluppi maggiori interessano i film multistrato.
Carta. Gli imballaggi cellulosici nel 2011 hanno confermato, per le aree settoriali esaminate, una sostanziale stabilità di impiego; cresce in particolare il ricorso agli astucci pieghevoli.
Vetro. In crescita l’impiego degli imballaggi di vetro, in particolare per quanto riguarda le bottiglie grazie al trend evolutivo positivo registrato nei settori del vino e della birra.
Legno. Sostanzialmente stabile l’impiego di imballaggi in legno.
Plinio Iascone
Istituto Italiano Imballaggio