Le bioplastiche

Mercato e imballaggi: dati di fatto e potenzialità.


Le bioplastiche possiedono la caratteristica di decomporsi completamente in poco tempo (da qualche mese a un anno al massimo), a differenza delle plastiche tradizionali, la cui degradazione è lentissima.
In un mercato sempre più attento all’ambiente, gli sviluppi di questi polimeri sono potenzialmente infiniti. Tuttavia, secondo Assobioplastiche, siamo ancora lontani dall’averne sfruttato appieno le potenzialità: meno dello 0,5% dei manufatti in plastica sono infatti realizzati con bioplastiche (dati 2015).
Gli utilizzi sono molteplici e attualmente, a guidare il settore, sono gli shopping bag sia i sacchetti utilizzatati per la raccolta differenziata dell’umido.

Shopping bag. Dopo l’entrata in vigore della normativa che vietava la commercializzazione dei sacchetti per la spesa prodotti con plastica tradizionale a gennaio 2011, c’è stato un aumento esponenziale degli shopper in bioplastica. Secondo il consuntivo 2015 dell’Istituto Italiano Imballaggio, gli shopper di plastica (tradizionali e biodegradabili) impegati per la spesa alimentare ammontano a circa 112.000 tonnellate e risultano in forte calo (-25%) dal 2010, da quando cioè i consumatori utilizzano con sempre maggior frequenza  borse riutilizzabili, sia in stoffa che in plastica.
Sempre secondo le stime dell’Istituto Italiano Imballaggio, il 36% circa degli shopper di plastica viene realizzato con bioplastiche (circa 40.300 tonnellate).
Contenitori. Sempre nell’ambito dell’imballaggio, le bioplastiche vengono utilizzate per produrre vaschette, preforme per bottiglie, cialde per il caffè, film per uso alimentare (confezionamento pasta o formaggi) e non-food (componenti elettrici).

La situazione attuale e le previsioni
Secondo Plastic Consult*, nel 2015 in Italia sono state prodotte 54.500 tonnellate di bioplastiche, di cui il 73% è “confluito” negli shopper (39.785 tonnellate). Se nel 2013 la quota era del 65%, l’ipotesi per il 2016 riporta di un calo del 10% circa. Si prevede infatti una frenata massiccia del compostabile a fronte di un ritorno al PE. Si presume che questo trend dipenda da due fattori:  in prima battuta, l’utilizzo degli shopper in PE riutilizzabili è diventata ormai una pratica molto diffusa anche nel nostro Paese. In secondo luogo si sono probabilmente verificate delle mancanze nell’applicazione delle sanzioni amministrative riferite alle norme vigenti.
Le bioplastiche sono impiegate nella produzione di altri manufatti: 16% sacchi per la raccolta dell’umido, 5% film, 3% oggetti monouso come stoviglie e  bicchieri, 3% altre applicazioni, tra cui preforme e vaschette, ma anche cancelleria.    

PER ESSERE CHIARI
«Con il termine bioplastiche si intendono quei materiali e quei manufatti che hanno la caratteristica di essere biodegradabili e compostabili, sia che derivino da fonti rinnovabili sia che abbiano origine fossile.
Il concetto di bioplastica si applica dunque ai prodotti che, a fine vita, garantiscono la riciclabilità organica certificata nei diversi ambienti (compostaggio, digestione anaerobica e suolo). L’uso di fonti rinnovabili, meglio se proveniente da sottoprodotti e scarti, è parte integrante ma non sufficiente.
L’uso di materie prime rinnovabili, infatti, è possibile anche nella produzione di polimeri tradizionali, per esempio il cosiddetto polietilene verde che, a fine vita,si comporta come quello da fonte fossile e non presenta dunque caratteristiche di biodegradabilità e compostabilità. Tali prodotti possono essere qualificati “plastiche vegetali”, per evitare confusioni con le bioplastiche».
Fonte: AssoBioplastiche

* Plastic Consult è una società privata e indipendente che dal 1979 offre consulenza e svolge ricerche di mercato nel settore delle materie plastiche e, più in generale, sull’industria manifatturiera.

Plinio Iascone
Istituto Italiano Imballaggio

 

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