La rivoluzione dei consumi interpretata da…
Al convegno di Acimga "Il cibo racconta: le nuove frontiere del food" (28 ottobre 2015) hanno preso la parola i rappresentanti di varie imprese del food&beverage, ma anche del packaging (produttori di carta e cartone, imballaggi flessibili, etichette) e operatori della distribuzione automatica che hanno interpretato i cambiamenti descritti dagli esperti e osato delle proposte innovative. Il loro successo dimostra che hanno colto nel segno.
Noberasco: da frutta secca a snack. La trasformazione della frutta secca e disidratata da commodity in via di estinzione a snack per tutte le occasioni è stata raccontata da Mattia Noberasco, managing director dell’omonima società ligure, che ha ricordato i passaggi cruciali della success story: sdrammatizzazione del prodotto: il brand “W la prugna” dissocia l’immagine del frutto dalla funzione lassativa-punitiva ; consumi de-stagionalizzati e story telling (la confezione narra di frutti esotici con proprietà da scoprire); moltiplicazione delle occasioni di consumo (merenda, dolcetto, consolazione...) e quindi dei canali distributivi. E poi, via alle iniziative tese a intercettare e identificare i consumatori: il temporary shop presso la Stazione Garibaldi di Milano, che ha catturato i viaggiatori frettolosi con piccole confezioni on the go, l’apertura di negozi monomarca con infinite opportunità di contatto individuale, l’orientamento verso confezioni di carta, di servizio e “parlanti”, e altro ancora.
Pedavena e il packaging “fisitale”. L’impegno di Birra Castello Pedavena Dolomiti per avvicinarsi al consumatore è raccontato da Febo Leondini, consigliere della società, che parla della bottiglia disegnata da Giugiaro, del QR code che rimanda alla collaborazione con il Ministero dell’Ambiente in materia di carbon footprint, di tracciabilità delle materie prime, ma anche della ridefinizione dell’identità dei prodotti: non più birre bionde o rosse, ma “forti” o “intense”… e delle molteplici iniziative per valorizzare le risorse del territorio. Colpisce, soprattutto, il lavoro sviluppato per trasformare le birrerie in sorta grandi “contenitori” fisici e digitali insieme (“fisitali”, appunto), dove ciascun consumatore dotato dell’apposita APP viene riconosciuto e accolto, come piace a lui. I suoi gusti sono noti e lo divengono sempre più, potenziando la funzione non solo comunicativa ma anche di “ascolto” di un packaging che si fa medium di atomi e di bit.
Liomatic, ovvero del meta-packaging. Il vending come internet - presente ovunque, sempre e con ogni genere di prodotto - si sostanzia in un distributore automatico che Ilaria Caporali (AD Liomatic) descrive come grande contenitore polivalente, riconoscibile e adattivo. Dagli spazi interni delle origini si è spostato outdoor, ampliando a dismisura i propri orizzonti. Nel frattempo ha cambiato anche le funzioni indoor, dove spicca come elemento di aggregazione e va di conseguenza ricollocato (non davanti ai bagni!) e accessoriato (secchi per i rifiuti, defibrillatori, caricatori per cellulari e tablet...
Velocità e servizio sono il cuore di questo particolare “canale distributivo” che, sottolinea Caporali, presenta ancora enormi potenzialità. Anche come “orecchio”: all’impresa di marca, la vending machine dice in che luogo e a che ora avviene il consumo di ciascun prodotto, e quali sono gli abbinamenti preferiti. Questa funzione di ascolto si va affinando progressivamente, per migliorare riconoscimento e identificazione del singolo utente, capacità di proposta personalizzata, promozione mirata ecc. Imprescindibile la creazione di un packaging porzionato e strutturato ad hoc, e anche “softwarizzato” per rendere possibile questo dialogo fra uomo, macchina e azienda produttrice.
Pedon: ma quali legumi? Non più cibo povero dalla cottura eterna ma alimento sano della tradizione, base di ricette sapide e dieteticamente corrette, finalmente accessibile grazie ai ridotti tempi di preparazione. È la proposta di Pedon, rappresentato al convegno dal responsabile marketing Luca Zocca, per i nuovi consumatori. Fattori cruciali: il servizio (tempi di cottura veloci e compatibili con quelli di altri ingredienti, monoporzioni, confezioni per il consumo on-the-go, confezioni apri-e-chiudi…), la capacità di veicolare storie (l’origine dei prodotti, la tradizione, le ricette…), l’impegno etico e ambientale (il sostegno a progetti umanitari, lo sviluppo di packaging eco-sostenibili come quello creato insieme a Favini e Lucaprint…), l’innovazione di prodotto (mix di ingredienti, additivazione di integratori…).
Cold-Pharma, smart label per il fresco. Si chiama Blueline ed è stata sviluppata da Cold-Pharma per monitorare la catena del freddo, individuare le eventuali interruzioni e verificare i danni per attuare immediate azioni correttive.
Non è un’etichetta termocromica ma un sistema, originale e brevettato, imperniato su un “trattino” stampato sull’etichetta con un particolare inchiostro magnetico, che funge da sensore termico. Viene letto con il relativo device e si può associare a un palmare per la raccolta dati.
Oltremare, dalla juta all’RFiD. In Oltremare (servizi, macchine e linee customizzate per la lavorazione e il confezionamento di prodotti agroindustriali) la tutela dell’igienicità e dell’integrità delle derrate alimentari passa dalla sostituzione dei tradizionali sacchi di juta con contenitori flessibili sottovuoto in atmosfera modificata, in grado di controllare la proliferazione di muffe e batteri.
E corredando ciascun collo di microchip è possibile tracciare la merce sempre e ovunque.