Gli imballaggi metallici

DATI E FATTI Numeri e tendenze di impiego per contenitori sempre attuali che, nonostante “l’età”, sono stati capaci di reinventarsi sfruttando proprio i tradizionali punti di forza: inviolabili, robusti, garantiscono assoluta barriera agli agenti esterni e la perfetta conservabilità dei prodotti. E sono riciclabili.  Plinio Iascone

La gamma di prodotti confezionati in imballaggi di metallo è molto ampia: prodotti alimentari (cibi e bevande) e non alimentari (prodotti chimici, cosmesi profumeria, specialità farmaceutiche).
Oltre ai vari contenitori, la famiglia dei metallici comprende anche diverse chiusure (tappi corona, capsule twist off, capsule a vite e coperchi easy peel).
Globalmente, in Italia, la filiera degli imballaggi metallici acciaio+alluminio presenta il seguente bilancio: produzione 874 t/000, esportazione 296 t/000, importazioni 42 t/000 e consumo apparente 620 t/000 (i dati si riferiscono al 2010, ultimo dato a consuntivo elaborato dall’Istituto italiano Imballaggio). Nel 2011, il fatturato globale dell’area imballaggi metallici risulta di 3.393 Mln di euro.
Con riferimento alla produzione espressa in peso il rapporto tra acciaio e alluminio è rispettivamente 88% e 12%, mentre con riferimento al fatturato il rapporto è rispettivamente 39% e 61%.
Il costo dell’alluminio è superiore a quello dell’acciaio e per questa ragione non viene utilizzato per produrre contenitori superiori mezzo kg di capacità; per contro domina in molte applicazioni (vaschette, bottiglie, film da incarto ecc.).

Secondo elaborazioni di Pira, relative al 2010 (ultimo dato ufficiale disponibile), il mercato mondiale degli imballaggi metallici vale 72 miliardi di euro, con un trend di sviluppo dell’1,2-1,4% medio annuo. Sul totale degli imballaggi (443 miliardi di dollari), gli imballaggi metallici incidono per il 16% circa. Sempre secondo Pira, la loro produzione è localizzata per il 27% nell’area del Nord America (Canada e USA), per il 24% nell’UE, per il 28% nell’area asiatica (Giappone, Cina e India in testa), il restante 21% in altre aree geografiche. La stima della produzione globale europea nel 2010 parla di circa 3.750.000 t, di cui 88% acciaio (banda stagnata) e 12% alluminio. Gli operatori sono circa 290 con 36.000 dipendenti.

Gli imballaggi
di acciaio in Italia

Il materiale utilizzato per la produzione degli imballaggi di acciaio è costituito da banda stagnata, banda cromata e lamierino di acciaio non rivestito.
La siderurgia mondiale apporta continue migliorie, che partono dalla composizione della produzione dell’acciaio nei forni in acciaieria sino alla laminazione e alle linee di rivestimento. L’innovazione ha, per esempio, permesso di ottenere laminati molto sottili senza influire negativamente sulla resistenza, grazie anche all’evoluzione degli impianti degli scatolifici.
Settore maturo, quello degli imballaggi di acciaio presenta tendenze evolutive contenute, in particolare per quanto concerne il mercato interno. Diversa la situazione in relazione alle esportazioni che, negli ultimi anni, hanno evidenziato trend di crescita interessanti in particolare per quanto riguarda l’area degli imballaggi di banda stagnata, che hanno raggiunto il 32% della produzione e che presentano potenzialità di ulteriori sviluppi. Anche per i fusti di acciaio di elevata capacità il peso delle esportazioni è interessante, ma i livelli raggiunti sembrano essersi stabilizzati. Molto modesti i flussi di importazioni che, mediamente, non raggiungono il 10% dei consumi, sia in relazione alla banda stagnata sia ai fusti di elevata capacità. Secondo un primo consuntivo, nel 2011 la produzione italiana di imballaggi di acciaio è stata di 767.000 t, pari a un fatturato di circa 1.350 milioni di euro.

In termini quantitativi, se le attuali valutazioni saranno confermate, si registrerà un calo dello 0,6% rispetto al 2010. La situazione evolutiva presenta però una differenza tra le due famiglie di imballaggi di acciaio: quelli di banda stagnata dovrebbero riconfermare la produzione del 2010, mentre si ritiene che i fusti abbiano subito un arretramento, determinato sia dal calo della domanda interna che dell’export. Con riferimento all’attività espressa in peso, nell’ultimo decennio il settore degli imballaggi di acciaio ha evidenziato un tasso di sviluppo dello 0,8% medio annuo. Considerando la sensibile riduzione del peso medio (30% circa) che ha interessato molte loro categorie, il tasso di sviluppo reale medio annuo si colloca intorno all’1%.
Secondo valori consolidati al 2010, la produzione di imballaggi in banda stagnata (acciaio rivestito di stagno o cromo) è stata di 677.000 t; 95.000 t per i fusti di acciaio da 200 litri. I primi sono destinati per il 44% circa al confezionamento di alimenti e sono conosciuti con il termine “open top”.
Il “general line” occupa una quota del 30% così strutturata: 25% destinati ai prodotti chimici; 3,5% utilizzati per l’olio alimentare e l’1,5% riconducibile alle scatole ”fantasia” impiegate essenzialmente nel settore dolciario (panettoni, cioccolatini, caramelle, ecc…).
Le altre due tipologie di imballaggi di banda stagnata sono le chiusure (tappi corona e capsule twist off) con uno share del 22% e le bombolette spray con una quota del 4%. Si valuta che il 70% dei fusti di elevate dimensioni di acciaio (la materia prima è il lamierino a freddo non rivestito di stagno) sia destinato a contenere prodotti chimici, e il 30% all’area agro alimentare (utilizzati per lo stoccaggio di semilavorati o prodotti finiti destinati all’industria).

Gli imballaggi
di alluminio in Italia

Le costanti innovazioni nel processo produttivo dei laminati di alluminio ne hanno determinato la diffusione progressiva nel packaging. La messa a punto di leghe particolari, grazie alle quali sono stati raggiunti spessori molto sottili, permette di impiegare l’alluminio anche negli imballaggi flessibili da converter.
L'alluminio utilizzato per la produzione degli imballaggi comprende: il can stock (tutto di importazione) utilizzato per la produzione di lattine per bevande, il foil stock impiegato sia nella produzione del foglio sottile che in quella di capsule, e il can body per corpi scatola per food e pastiglie per bombolette.
Le leghe che compongono i diversi prodotti sonno innumerevoli e variano a seconda delle tipologie di produzione e dei diversi impieghi. Nel 2010 la produzione italiana di imballaggi di alluminio ha raggiunto 178.100 t, di cui 102.100 t di contenitori, chiusure, vaschette e foglio per incarto industriale e 76.000 t di foglio sottile per converter.
Importanti i valori dell’export: 59% della produzione per l’area foglio per converter e il 23% per l’area contenitori - vaschette e chiusure. Secondo un primo consuntivo, il 2011, si è concluso con un incremento produttivo del 5% circa. Il risultato positivo si è reso possibile in particolare a seguito della sensibile crescita della produzione di lattine per bevande dopo la decisione di Coca Cola di ridimensionare progressivamente l’impiego delle lattine in banda stagnata nel settore soft drink.
Nell’ultimo decennio il settore degli imballaggi di alluminio ha evidenziato un tasso di sviluppo del 2,5% medio annuo con riferimento all’attività espressa in peso.
La segmentazione per aree di impiego è la seguente: lattine per bevande 25%, altri contenitori 16% (scatole per alimenti,bombolette aerosol, tubetti flessibili), chiusure 12,5%, vaschette per alimenti 23,5%, altro (foglio sottile da avvolgere per uso commerciale e domestico) 23%.          

Plinio Iascone
Istituto Italiano Imballaggio

 

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