Gli imballaggi cellulosici (2012)
DATI E FATTI L’industria cartotecnica italiana continua a essere tra le più rilevanti a livello europeo, sebbene caratterizzata da una contrazione dei fatturati e della produzione. Primi consuntivi 2012 e qualche previsione.
A livello globale, l’industria dell’imballaggio di carta e cartone ha segnato, sulla base di un primo consuntivo 2012, una contrazione del fatturato del 3,6%. Per la seconda volta in cinque anni, dunque, si evidenzia un regresso: nel 2009 la contrazione fu del 12% ma gli effetti dell’arretramento del fatturato sono stati attenuati dalla tendenziale diminuzione del costo delle materie prime.
Tre le funzioni d’uso degli imballaggi cellulosici, in qualità di primari, secondari e terziari, con un ruolo decisivo nel confezionamento delle merci. Ma è come imballaggi da trasporto che, di fatto, riescono a coinvolgere la quasi totalità dei settori manifatturieri: il 32% della produzione totale italiana di imballaggi è costituita dai cellulosici, di cui il 25% è rappresentato da casse e fogli in cartone ondulato, utilizzati appunto nella movimentazione delle merci.
Il bilancio 2012 degli imballaggi cellulosici (ma si tratta di un preconsuntivo, in quanto il dato definitivo sarà contenuto nel documento ufficiale dell’Istituto Italiano Imballaggio “Imballaggio in cifre”, pubblicato a fine luglio, NdR) vede la produzione attestarsi su 4.736 t/000 (-4% rispetto al 2011, determinato da un arretramento della domanda interna del 4,3%). L'export ha segnato una crescita modesta dello 0,5%, mentre le importazioni, per contro, sono aumentate dell’8,7%.
La crescita delle provenienze estere ha interessato anche gli anni 2010 e 2011.
La crisi del settore “cellulosici”, al pari delle altre famiglie di imballaggi, è in atto dal 2011 e deriva ovviamente sia dalla recessione che ha colpito l’industria manifatturiera nazionale, sia dalla situazione economica negativa in area UE che, da un lato ha limitato le possibilità di aumentare significativamente le esportazioni e dall'altro ha determinato un incremento delle importazioni, vista la necessità delle cartiere straniere di trovare nuove aree di sbocco.
La crisi purtroppo sembra interessare anche il primo semestre 2013, il che rende incerta un'eventuale ripresa entro l'anno.
Consuntivo 2012 delle diverse filiere
Il settore degli imballaggi di carta e cartone comprende svariate tipologie di imballaggi tra cui scatole di cartone ondulato, astucci pieghevoli di cartoncino, sacchi di carta di grande dimensione, shopper bag, sacchetti, fusti di cellulosa, scatole di cartoncino di medio/alto spessore, contenitori di cartoncino accoppiato, carta per avvolgere, tubi cartoncino ecc. Il settore di punta, in termini di dimensioni produttive, è quello del cartone ondulato cui fanno seguito gli astucci pieghevoli. Con riferimento ai dati riferiti al peso, la produzione di imballaggi cellulosici risulta così strutturata: cartone ondulato 73,6%, astucci pieghevoli e scatole di cartoncino teso 14,9%, sacchi di elevata capacità 3,9%, altro7,6%.
Scatole di cartone ondulato. Nel 2012 la produzione è risultata pari a 3.487 t/000, -3,5% rispetto al 2011. Si evidenzia un calo del 4% per la domanda interna, mentre le esportazioni sono riuscite a segnare un +4,4%. Si riconferma limitata l’importazione, anche se in lieve aumento.
Secondo gli elementi emersi dalla banca dati dell’Istituto Italiano Imballaggio, l'impiego degli imballaggi di cartone ondulato è riconducibile per il 42% all’area food e bevande, esclusi i prodotti ortofrutticoli freschi, che coprono il 14,5%; il 14% è impiegato nella movimentazione degli arredi e il restante 29,5% interessa una moltitudine di aree (prodotti chimici, elettronica, elettrodomestici, prodotti per l’edilizia ecc.).
Astucci e scatole di cartoncino teso. Questa area si divide in due principali settori: astucci pieghevoli e scatole di cartoncino teso.
La produzione di astucci pieghevoli è costituita per il 52% circa da manufatti al 100% di cartoncino e per il restante 48% da contenitori abbinati a film di PE o a film di alluminio (share in progressivo aumento). L’abbinamento del film plastico o del film di alluminio si rende in genere necessario per conferire all’astuccio particolari caratteristiche di look di alta classe, o per particolari esigenze legate all’impiego.
Globalmente nel 2012 la produzione è stata di 707 t/000, -5,4% rispetto l’anno precedente. La flessione ha coinvolto sia gli astucci pieghevoli sia le altre categorie di scatole.
La contrazione dell’attività di questa area è imputabile solo al crollo della domanda interna, poiché le esportazioni hanno segnato un aumento, ma non tale da compensare il cedimento delle vendite interne.
Per quanto concerne astucci pieghevoli e scatole di cartoncino teso, essi vengono impiegati per il 44% nel food, per il 17% nel beverage (essenzialmente come cluster), per il 10% in ambito cosmetico e farmaceutico, per il 29% nel non food. Per quanto concerne le scatole di cartoncino teso, i principali settori di utilizzo sono le scarpe, la pelletteria e il settore abbigliamento, con uno share globale del 55% circa.
Sacchi di carta di grande dimensione. La crisi che ha interessato la maggior parte dei settori manifatturieri - con un’accentuazione della recessione nella loro principale area di sbocco ovvero il settore edile (circa il 65% delle vendite) - ha determinato nel 2012 una flessione dell’8%, dopo il freno della crescita produttiva nel 2011.
Anche le esportazioni, dopo alcuni anni di progressiva crescita, hanno segnato una battuta d'arresto.
Oltre ai materiali da costruzione (64%) i sacchi vengono impiegati per contenere prodotti alimentari vari e mangimi per animali.
Altre tipologie. Shopper bag, imballaggi e accessori in cartone tubo, carta da incarto (pergamena, plasticata e semplice), fogli di carta da supporto per i capi di abbigliamento, foglio micro ondulato di protezione, sacchetti piccoli e fusti di cellulosa: nel 2012 la produzione globale di questa area è stimata intorno alle 360 t/000, -5% rispetto al 2011.
Il calo è stato determinato da un arretramento tanto della domanda interna quanto delle esportazioni.
Plinio Iascone
Istituto Italiano Imballaggio