Cosmesi-profumeria: il packaging

L’industria italiana della bellezza: dati, caratteristiche ed evoluzione di un’area manufatturiera con un buon potenziale di sviluppo sia per quanto concerne la domanda interna sia, in particolare, per le esportazioni.
Plinio Iascone


Sulla base del periodico report congiunturale elaborato da Cosmetica Italia e reso pubblico nel dicembre scorso, il 2015 dovrebbe essersi concluso con una produzione in crescita del 4,1%, espressa a valore.
È tuttavia importante evidenziare che, sebbene sia stata ancora la domanda estera ad aver trainato la ripresa, il consumo interno avrebbe fatto registrare un certo recupero: anche se limitato allo 0,5%, risulta importante poiché segna un’inversione di tendenza dopo le flessioni dei due anni precedenti.
Il trend di crescita delle nostre esportazioni deriva dall’elevata competitività dei produttori italiani, cresciuti in termini di qualità e innovazione.
Le importazioni continuano a segnare una crescita progressiva intorno al 2-3% medio annuo e la loro incidenza sul consumo interno è mediamente del 10-12%.
La corrente delle importazioni, nel 2015, dovrebbe avere coperto il 22% del consumo interno (partecipazione sostanzialmente stabile negli ultimi anni).
Il 74% delle cosmesi-profumeria è stata destinata alle donne, il 26% agli uomini.
La grande distribuzione si conferma il più importante canale di vendita per il cosmetico, con un valore prossimo a 3.800 milioni di euro, in crescita tendenziale.
Le ipotesi evolutive per il 2016 fatte da Cosmetica Italia sono orientate a un consumo interno in ulteriore, lieve rafforzamento (+0,9-1%), a un aumento pari al 9% delle esportazioni, produzione al +4%.
 
Confezioni: tipologie e quantità
Secondo le elaborazioni curate dall’Istituto Italiano Imballaggi, il 2014 si era concluso con l’impiego di 3.378 milioni di confezioni (per vendite interne e per esportazioni), in calo dello 0,5% rispetto al 2013.
Stando al preconsuntivo, il 2015 dovrebbe aver segnato un aumento del 4% rispetto al 2014, determinato essenzialmente dalla crescita delle esportazioni.
Tenendo conto della ripresa della domanda interna e della crescita delle esportazioni, una prima ipotesi per il 2016 riporta di uno sviluppo pari al +5-6%.
Dato che le potenzialità di sviluppo della cosmesi nazionale sono senz’altro positive, anche l’impiego di imballaggi ne beneficerà.

Vetro. Flaconi, boccette, vasi, e contenitori vari rigidi presentano uno share globale del 23,6% sul totale degli imballaggi primari impiegati per il confezionamento dei diversi prodotti della cosmesi. La sua posizione è dominate nell’importante area della profumeria.

Plastica. Vasetti, flaconi, tubetti, imballaggi rigidi continuano a essere i più utilizzati, con uno share sul globale del 42,8%. Le quote più significative sono distribuite nei seguenti comparti: prodotti per il trattamento dei capelli, trattamento corpo, trattamento viso e trucco, rossetti deodoranti e prodotti per le mani.

Poliaccoppiati rigidi e flessibili. Questa tipologia di imballaggi risulta essere in progressivo sviluppo.
Il tubetto flessibile PE/ALL/PE presenta uno share globale del 18,9%; i poliaccoppiati flessibili da converter, in pratica bustine monodose, risultano al 4%, con un impiego tendenzialmente in aumento nei settori prodotti per le mani e profumi. In molti casi, queste due categorie di imballaggi sono in concorrenza con i contenitori di plastica.

Metallo. Per quanto riguarda gli imballaggi metallici, ovvero bombolette per prodotti spray, scatolette, tubetti rigidi ecc, essi si suddividono tra alluminio e acciaio. A livello globale detengono una quota del 9,6%, ma risultano in arretramento rispetto all’anno precedente. Il calo di partecipazione ha interessato in particolare i contenitori di acciaio, passati dal 3% al 2%. Le bombolette di alluminio hanno sostanzialmente mantenuto le posizioni pregresse.

Carta. Sostanzialmente stabile all’1,1% la presenza delle confezioni con imballaggio primario costituito da busta in carta (talco) e incarti in carta (saponette).

Cartoncino. Nel settore cosmesi-profumeria, l’astuccio in cartoncino ha una presenza molto significativa in qualità di imballaggio secondario di presentazione. Risulta essere il più utilizzato e assolutamente fondamentale all’interno del sistema di comunicazione per molti prodotti di alta gamma. Si valuta che l’impiego dell’astuccio riguardi il 46% circa delle confezioni e si calcola un utilizzo di circa 1.330 milioni di unità.                            

Dove si “distribuisce” bellezza
Sintesi dei dati resi noti a fine 2015 da Cosmetica Italia, durante la presentazione della 30esima edizione dell’Indagine congiunturale curata dal Centro Studi dell’associazione relativa all’andamento del comparto e dei canali di distribuzione. Dati al secondo semestre 2015.

L’erboristeria si riconferma impermeabile all’andamento ancora rallentato del mercato cosmetico; cresce del 3% (valore di mercato superiore ai 430 milioni di euro).
La farmacia conferma una crescita dell’1,8% (il valore di mercato a fine anno supererà i 1.800 milioni di euro); la tenuta positiva deriva dalla fiducia dei consumatori verso il canale, i suoi livelli di affidabilità, specializzazione e cura dei servizi accessori.
La grande distribuzione (3.800 milioni di euro) copre oltre il 40% della distribuzione dei prodotti cosmetici in Italia; segnali di ripresa a fine 2015 (+0,8%). Il canale soddisfa ampie fasce di consumatori con prodotti di qualità e offerti a prezzi competitivi .
Il canale profumeria, dopo anni di pesanti contrazioni, registra confortanti segnali di crescita (un punto percentuale e un valore di 2.100 milioni di euro). Più vicina alle mutate esigenze dei consumatori è l’offerta delle vendite dirette, che continuano a segnare trend superiori agli altri canali (+2,7%, per un volume di vendita che supera i 550 milioni di euro).
La produzione conto terzi, a monte della filiera produttiva, registra una crescita del 4% con un segnale di buon auspicio per la ripresa dei consumi interni e dell’offerta all’estero.
Dai canali professionali arrivano ancora segnali negativi, sebbene in  attenuazione. Da un lato l’acconciatura professionale registra un -2% (con valore prossimo ai 560 milioni di euro) a fronte di una difficoltà di approccio a una clientela sempre più esigente e attenta al servizio; dall’altro i centri estetici continuano a soffrire per il diradarsi delle frequentazioni (la contrazione è del 3,2%, per un valore di mercato vicino ai 230 milioni di euro).

Plinio Iascone
Istituto Italiano Imballaggio

 

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