Il futuro non è mai stato così presente*

L'editoriale di Stefano Lavorini.

Facciamo il punto della situazione. Una cosa è certa, o almeno dovrebbe esserlo: oggi, come ieri, non esiste un'unica soluzione di packaging migliore di tutte le altre.

Ovvio, certamente, ma non possiamo smettere di ripeterlo e anzi dobbiamo imparare a comunicarlo in modo più incisivo ai consumatori, ma anche agli addetti ai lavori e ai rappresentanti delle istituzioni.

Altrettanto palese il fatto che ogni semplificazione di carattere ideologico, che poco o nulla ha a che fare con la realtà, finisca per sottrarre valore agli sforzi messi in campo dall’intera filiera del packaging per migliorare la protezione dei prodotti - e, nel caso del food, la sicurezza per i consumatori e il contrasto allo spreco alimentare - nonché l’impatto ambientale.

Su tutte, la parola chiave della contemporaneità è evitare in ogni modo forme di greenwashing consapevole, cosa possibile solo se tutte le vecchie e nuove proposte presentate al pubblico come vantaggiose per l’ambiente siano supportate da un corredo di dati scientifici, e siano valutate e certificate da enti terzi.
In questo senso è urgente arrivare a definire una metodica condivisa in base alla quale effettuare la “Life Cycle Assessment” degli imballaggi, che aiuti a fare chiarezza in materia: troppe sono le presentazioni che risultano “incomplete” e in contraddizione tra loro, tanto da far sorgere il dubbio sulla loro veridicità.

Il concetto di giusto e sbagliato non è mai da considerarsi secondario.

Paride Ranieri
Caspar David Friedrich
Olio su tela, 50 x 70 cm, 2015
Copertina di ItaliaImballaggio, Ottobre 2015

Se si vuole riuscire a coniugare innovazione e sostenibilità, un punto fondamentale è la collaborazione e condivisione di conoscenze e competenze. È una sfida, infatti, che impone alla catena del valore una missione comune: produttori di materiali, converter, costruttori di macchine automatiche, brand owner, grande distribuzione, player dell’e-commerce… tutti sono chiamati a mettere in campo le risorse migliori per dare risposta alle comuni speranze di futuro.

Allora, facciamo capire a tutti i portatori di interesse, in primis ai consumatori, che oggi l’industria dell’imballaggio si sta muovendo su più fronti; fronti che hanno in comune la riduzione della quantità di materiale per imballo, nonché la ricerca di soluzioni completamente riciclabili o compostabili. Già si può optare tra polimeri riciclati o bio-based, tra strutture monomateriali barriera a base poliolefinica o carta, tra il miglioramento degli aspetti legati a trasporto e stoccaggio o l’incentivazione dei servizi per riuso degli imballaggi prodotti per durare.

Tutti sviluppi che, però, si sostanziano solo se si sanno realizzare tecnologie e macchine automatiche performanti, ovvero sistemi di confezionamento e imballaggio capaci di gestire diverse tipologie di prodotto, con particolare attenzione all'efficienza (saving) e alla sostenibilità (riduzione sfridi e materiali d'incarto, ricorso a materiali ecocompatibili).

Ma non è ancora sufficiente perché, ampliando l’orizzonte, la sostenibilità arriva ad abbracciare anche il modo stesso di fare business, il che significa avere cura di tutti gli aspetti che impattano sull’attività industriale, a partire dalla consapevolezza del fatto che il nostro pianeta è un ecosistema chiuso, in cui non è ipotizzabile un consumo illimitato di risorse.

Abbiamo bisogno di azioni concrete e di progetti che abbiano l’obiettivo di creare valore condiviso, partendo dal rispetto per l'uomo, per l'ambiente e per le comunità.
Ed è proprio per questo che sono sempre di più le realtà che decidono di mettere nero su bianco il loro impegno nei Bilanci di Sostenibilità e nei Codici Etici, portando così avanti in modo concreto e trasparente i propri valori.

C’è poi chi arriva a postulare che l’azienda debba essere vissuta come un bene comune e, di conseguenza, che le persone ne siano il patrimonio più importante; aziende che pensano che fare bene il proprio lavoro significhi, in ultima analisi, produrre ricchezza per poi ridistribuirla.

Non scandalizziamoci, insomma: nel mondo sembra in atto una riflessione che porta a ripensare il modello di sviluppo per realizzare un domani sostenibile in termini di produzione, distribuzione e consumo.

In altri termini, abbiamo l’imballaggio che ci meritiamo… ma dobbiamo far meglio!

* Nota: il titolo “Il futuro non è mai stato così presente” è tra l’altro il claim scelto dalla Triennale Milano per presentare la piattaforma di comunicazione This Topic, promossa in occasione del centenario dell’istituzione.

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