Gli imballaggi metallici (2019)
Robustezza, barriera agli agenti esterni, perfetta conservazione del contenuto, riciclabilità: questi i punti di forza degli imballaggi metallici, contenitori dalla lunga storia e ampia diffusione. Dati sull’andamento del mercato nazionale, che nel 2019 registra un rallentamento della produzione.
Barbara Iascone
Istituto Italiano Imballaggio
Nel 2019 la produzione nazionale complessiva di imballaggi metallici - acciaio (banda stagnata/lamierino sottile) e alluminio - è stata di 779.100 tonnellate, in calo del -3% rispetto al 2018.
In termini di peso, quelli in acciaio rappresentano l’85% del totale, mentre quelli in alluminio il 15%. La proporzione si ribalta se analizziamo i dati relativi al fatturato; in questo caso, infatti, gli imballaggi d’acciaio rappresentano il 35%, mentre quelli in alluminio il 65%.
Quanto alle percentuali di riciclo, in Italia gli imballaggi metallici registrano tra i più alti valori del comparto packaging, al secondo posto dopo quelli di carta: oltre il 77,5% per quelli d’acciaio, 89,2% per quelli di alluminio immessi al consumo (fonti: Ricrea e CIAL 2018, ultimi dati disponibili).
2016 | 2017 | 2018 | 2019 | var. 19/18 | |
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Fatturato mln € | 4.365 | 4.506 | 4.547 | 4.456 | -2% |
Produzione | 779,2 | 800,2 | 803,8 | 779,1 | -3,1% |
Import | 66,9 | 69,7 | 63,9 | 74,7 | 16,9% |
Export | 349,7 | 373,2 | 372,3 | 362,3 | -2,7% |
Consumo Apparente | 496,4 | 496,7 | 495,4 | 491,5 | -0,8% |
Fonte: Elaborazioni dati Imballaggio in cifre su variazioni ISTAT per l'ipotesi 2020
Acciaio: tipologie e mercato
I packaging di acciaio si dividono tra imballaggi leggeri in banda stagnata e fusti in lamiera sottile. I primi, a loro volta, si articolano in tre tipologie:
- gli open top sono impiegati in prevalenza per confezionare conserve alimentari (pomodori pelati, ortaggi, sughi pronti, legumi, prodotti ittici ecc.). Molto diffuso l’impiego anche nel pet-food, benché in calo negli ultimi anni a favore delle scatolette in alluminio;
- il general line, ovvero lattine e bombolette aerosol per i prodotti chimici (pitture e vernici, solventi ecc.) o particolari prodotti alimentari, come gli oli;
- le chiusure, rappresentate da tappi corona e capsule twist off.
I fusti sono invece realizzati con un lamierino di acciaio privo del rivestimento di stagno, ma protetto da un’adeguata verniciatura sia interna che esterna.
Con capacità comprese tra i 50 e i 300 litri, con una netta prevalenza dei formati da 200 l, possono essere cilindrici oppure tronco-conici.
Sono utilizzati per il 70% circa nel settore chimico e petrolifero, per il confezionamento di oli, carburanti o petrolio. Per il restante 30% vengono impiegati per movimentare sementi e pomodori, o per il trasporto di altri prodotti destinati all’industria.
Acciaio | Alluminio | |
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Fatturato | 35% | 65% |
Produzione | 87% | 13% |
Fonte: Imballaggio in cifre ed. 2020
Il mercato nazionale: caratteristiche e trend
La produzione italiana di imballaggi in acciaio nel 2019 ha registrato un trend negativo (-2,6%) per quanto concerne i valori espressi in peso, raggiungendo le 661.300 tonnellate, a fronte delle circa 679.100 prodotte nel 2018. In base alle prime elaborazioni, il fatturato - stimato intorno ai 1.540 milioni di euro - ha registrato a sua volta una flessione (-1%).
Rispetto al 2018, il calo della produzione si riflette anche sulle esportazioni (-3,1%), in particolare di imballaggi leggeri (-4%). La crescita dell’export relativo ai fusti (+4%), quantitativamente inferiori ai leggeri, non è stata sufficiente a risollevare l’export totale.
Dopo una forte flessione nel 2017, le importazioni registrano un rialzo del +1,4% nel 2019, che va a sommarsi al +1,3% del 2018.
I cali produttivi incidono anche sul trend del consumo apparente (-1,8%), calcolato in base alla seguente formula matematica: produzione + import – export (i dati relativi movimento scorte non sono rilevati dall’Istituto). Nel 2019 la produzione complessiva degli imballaggi leggeri in banda stagnata è stata di 550.000 t. Rispetto al 2018 si è registrato un calo del 2,7% che, come dicevamo, ha pesato negativamente sull’andamento del comparto.
I dati variano a seconda della tipologia di packaging e degli ambiti di applicazione: gli open top - la categoria più significativa a livello quantitativo, che nel 2019 rappresentano il 61,9% del totale di imballaggi di banda stagnata - risultano in lieve calo rispetto al 2018.
Gli imballaggi general line, considerando i soli prodotti chimici e scatole fantasia (escludendo, quindi, oli alimentari e bombolette) si attestano al 18,8% (in crescita rispetto all’anno precedente); le chiusure al 10,9%. Tra gli imballaggi di banda stagnata ricordiamo anche le latte per olio alimentare (nel 2019 al 4%) e le bombolette aerosol (stimate al 4,4%).
Per quanto riguarda i fusti d’acciaio, la produzione 2019 è stata di 111.000 t (-2% rispetto al 2018). Le importazioni sono cresciute del 4% mentre le importazioni registrano una flessione del -7%. Anche il consumo apparente è sceso del 4,6%.
2017 | 2018 | |
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Open top | 60,2% | 59,4% |
Olio alimentare | 3,9% | 3,9% |
General line (prod.chimici e scat.fantasia) | 22,6% | 23,3% |
Bombolette | 4,8% | 5,0% |
Chiusure* | 8,5% | 8,4% |
Totale | 100,0% | 100,0% |
Fonte: Banca dati Istituto Italiano Imballaggio
Alluminio: tipologie e mercato
La categoria degli imballaggi in alluminio comprende diverse tipologie di packaging:
- contenitori di vario formato (lattine, scatolette e vaschette) per prodotti alimentari e non;
- tubetti, anch’essi utilizzati per il confezionamento di prodotti food (concentrato di pomodoro, salse, ecc..) e non food (pitture, cosmetici, etc);
- bombolette aerosol e flaconi, utilizzati soprattutto nella cosmetica.
Tra le tipologie di confezionamento, troviamo anche i fogli sottili e le chiusure (capsule a vite, easy open, ecc...).
L’alluminio utilizzato per la produzione degli imballaggi comprende il can stock per la produzione di lattine per bevande, il foil stock impiegato sia nella fabbricazione dei fogli sottili che in quella delle capsule, il can body per corpi scatola per il food, e le pastiglie impiegate per produrre bombolette.
Le leghe che compongono i diversi prodotti sono innumerevoli e variano a seconda delle tipologie di produzione e dell’impiego.
2018 | |
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Bevande | 63,1% |
Food | 19,4% |
Cosmesi-Farma | 16,7% |
Altro | 0,8% |
Totale | 100,00% |
Fonte: Banca dati Istituto Italiano Imballaggio
Il mercato nazionale: caratteristiche e trend
Secondo i dati evidenziati da “Imballaggio in cifre”, nel 2019 il fatturato del comparto ha raggiunto i 2,9 miliardi di euro (- 2% circa rispetto al 2018). La produzione espressa in peso si è attestata intorno alle 117.800 tonnellate, anch’essa in calo (-5%).
Il commercio estero registra andamenti diversificati, dato che l’import cresce del 57%, mentre le esportazioni calano dello 0,6%.
A influenzare gli equilibri della bilancia commerciale, le decisioni delle aziende multinazionali che, disponendo di impianti dislocati in diversi Paesi, sono propense a riprogrammare la propria produzione in base alle politiche di mercato più favorevoli, trasferendo le attività da una nazione all’altra; per questa ragione, anche le classificazioni di “import” ed “export” possono subire variazioni, sebbene i prodotti vengano realizzati dalla medesima azienda.
La significativa crescita dell’import è confermata dai dati relativi al consumo, a fronte di una domanda in rialzo del 4,4%.
Analizzando in dettaglio l’andamento delle diverse tipologie di imballaggio, emerge che il 28% della produzione nazionale è rappresentato dai contenitori per il food (lattine per bevande e scatolette), la cui produzione nel 2019 cala però del 10%.
La categoria dei fogli sottili per avvolgimento o per altra destinazione d’uso (ad es. chiusure vasetti), rappresenta il 10% della produzione, registrando un trend negativo pari al -10% rispetto all’anno precedente.
Anche le chiusure risultano in calo (-4,2%), così come le vaschette per alimenti (-5,7%).
Espressa in peso, la produzione di imballaggi in alluminio nell’ultimo decennio ha registrato un tasso di sviluppo del 2,2% medio annuo. Considerando la riduzione del peso medio di svariate tipologie di imballaggi, il tasso di sviluppo è quantificabile intorno al 3% medio annuo. Sempre considerando le tonnellate prodotte, queste le percentuali attribuite alle singole tipologie: il 28% è riferibile ai contenitori (lattine per bevande, scatolette per food, bombolette spray e tubetti flessibili), il 20% alle chiusure, 18% alle vaschette per alimenti, 10% ai fogli sottili da incarto, il 28% ad altro.
Nel 2019, il 63,6% dei contenitori di alluminio è stato utilizzato nel settore bevande, il 18,9% nel food (compreso pet-food), il 16,7% nel cosmetico e farmaceutico, il restante 0,8% per altro.
Le attività di riciclo legate agli imballaggi di acciaio e di alluminio
- In base ai dati RICREA, il consorzio che si occupa a livello nazionale del riciclo degli imballaggi in acciaio, nel 2018 sono stati avviati a riciclo il 77,5% degli imballaggi di acciaio immessi al consumo, per un quantitativo pari a 386.895 tonnellate. La suddivisione per tipologia di imballaggi vede il maggiore flusso nell’area open top con una share del 30%, fusti e cisterne rappresentano il 24%, gli imballaggi general line il 16%, seguono poi le chiusure con un 8%. Il restante 17% è suddiviso tra la voce reggette e filo di ferro con il 9% e la voce altri imballaggi con l’8%’.
- Secondo le rilevazioni di CIAL (il consorzio che si occupa del riciclo degli imballaggi in alluminio), nel 2018 sono stati avviati a riciclo l’80,2% degli imballaggi immessi a consumo, per un quantitativo pari a 54.300 t, in aumento rispetto all’anno precedente; a fronte delle attività di recupero e rigenerazione, sono state evitate emissioni serra pari a 403 mila tonnellate di CO2 ed è stata risparmiata energia equivalente a oltre 173 mila tonnellate petrolio.
Grazie alle proprietà di questo materiale - riciclabile al 100% e all’infinito, con un risparmio energetico del 95% rispetto ai processi tradizionali - ad oggi il 75% di tutto l’alluminio prodotto da sempre a livello globale è ancora in uso. L’Europa è il continente in cui la quantità di riciclo pro capite è la più alta al mondo, e l’Italia figura tra i paesi più virtuosi, vantando una produzione nazionale al 100% proveniente da materia prima post consumo.