Sostenibilità. Il punto di vista di... Granarolo

Strategie green di filiera e circolarità per un lattiero caseario dove la qualità si intreccia con l’etica.

M. Costanza Candi, Luciana Guidotti

Granarolo Sustainable Transition è un percorso che vede la sostenibilità come un processo circolare che investe ogni aspetto della filiera, dalla produzione allo scaffale. Un progetto che l’azienda bolognese del lattiero caseario ha raccontato a ItaliaImballaggio, mettendo in evidenza le diverse sfumature di un programma di lungo corso, in cui giocano un ruolo di primo piano tutte le funzioni strategiche del Gruppo. Ne parliamo con Myriam Finocchiaro, in qualità di responsabile comunicazione, relazioni esterne e CSR.

I numeri di Granarolo danno il senso dell’impatto che un’iniziativa del genere può avere sul clima e sulle emissioni di CO2 , visto che si parla di un’azione che coinvolge direttamente le oltre 600 stalle, i 13 stabilimenti in Italia e i 9 all’estero, la distribuzione capillare per un fatturato 2020 da 1.280 milioni di euro.

Myriam Finocchiaro

Un modello industriale cooperativo

La conversazione parte guardando alla sostenibilità - vista come un tema dal valore ormai pienamente assunto dall’opinione pubblica - per definire il rapporto tra la sempre maggiore sensibilità del consumatore e il ruolo di innovazione svolto dai grandi player agroalimentari impegnati a ridurre le emissioni di CO2 equivalente da molti anni.

Un tema su cui Finocchiaro racconta:

«Da molti anni, anche grazie a studi del ciclo di vita del prodotto (LCA), il Gruppo Granarolo lavora sulla riduzione dell’impatto ambientale in fase di trasformazione della materia prima e distribuzione del prodotto finito, ma il contributo più importante, lo sappiamo da tempo, deve arrivare dal lavoro in campo e in stalla. La strategia Farm to Fork ha il merito di aver sollecitato in mondo istituzionale e imprenditoriale a intervenire in maniera più decisa, con urgenza, mettendo a disposizione sistemi di incentivazione, trasferiti anche al mondo della finanza. In parallelo, l’innovazione nel settore agroalimentare ha fatto in pochissimi anni passi da gigante. Abbiamo così di recente deciso di coinvolgere l’intera filiera di soci allevatori in un processo di cambiamento, la Granarolo Sustainable Transition. Si tratta di un programma di transizione ecologica ed equa della filiera dei 633 soci della cooperativa che controlla la Granarolo S.p.A. Con 8,5 milioni di quintali di latte lavorato, Granarolo rappresenta oggi la più importante azienda lattiero casearia italiana e anche la filiera dalla quale può arrivare il maggiore contributo in termini di riduzione dell’impatto ambientale.

Granarolo Sustainable Transition si articola su tre assi:

  • benessere animale e uso razionale dei farmaci alla stalla;
  • alimentazione degli animali;
  • riduzione dell’impatto ambientale legato alla produzione di latte.

Agli indicatori qualitativi e relativi al benessere animale, che da anni vengono misurati e sono oggetto di un progetto di miglioramento continuo rendicontato annualmente nel Bilancio di Sostenibilità, si aggiungono azioni orientate a ridurre l’impatto ambientale generato dalla stalla, lavorando in particolare sull’alimentazione delle bovine da latte, sul benessere animale e la riduzione dei farmaci, sull’agricoltura 4.0, sulla gestione delle fonti energetiche e idriche in allevamento, sull’economia circolare dell’allevamento, facendo leva su un approccio sistemico che coniuga innovazione tecnologica e tecniche di valutazione avanzate.

Gli indicatori, le metodologie e il percorso che Granarolo seguirà per intervenire sugli aspetti legati ad agricoltura e allevamento, vengono dal lavoro avviato da un Comitato Scientifico guidato dall’Università di Brescia, cui si affiancano l’Università di Milano e l’Università di Bologna.

Le dimensioni della filiera e la capacità di innovazione espressa da molti soci ci fanno sperare di poter raggiungere finalmente l’obiettivo che ci siamo dati: ridurre del 30% le emissioni di gas a effetto serra per ogni kg di latte prodotto entro il 2030”.

E continua «Parliamo di sostenibilità lungo l’intera filiera, in un percorso in sette fasi: Agricoltura e Allevamento, Approvvigionamenti e Ingredientistica, Trasformazione e Packaging, Innovazione e Marketing, Distribuzione, Consumatori e Comunità, Gestione del fine vita».

I numeri di Granarolo sono significativi, se si pensa ai 633 allevatori distribuiti in 12 regioni italiane, che curano, con strategie sempre più sostenibili, 60.000 animali, che producono 8,5 milioni di tonnellate di latte.

I trasporti della materia prima in entrata in stabilimento, nodo centrale della distribuzione, sono garantiti da 72 cisterne euro 5 ed euro 6, che percorrono 6,9 milioni di km all’anno. Una di queste è alimentata a biometano, ne seguiranno altre.

R&D + marketing = prodotto funzionale e sostenibile

In un contesto di filiera così esteso, definire una strategia di riduzione delle emissioni può avere quindi un impatto importante, così come lavorare sul packaging, dove sostenibilità significa, ricerca di nuovi materiali, studio di design innovativi e “responsabili”, una comunicazione ad hoc capace di sottolinearne le caratteristiche etiche e di innovazione anche a supporto del marketing che, in Granarolo, infatti, lavora a stretto contatto con l’R&D.

«Per ogni fase abbiamo identificato obiettivi di sostenibilità coerenti con il Green Deal e i 17 SDGs. Se parliamo di trasformazione e packaging, a titolo di esempio, è interessante vedere i progetti in grado di sostenere l’obiettivo quadriennale nel periodo 2018-2021, che prevede la riduzione di 3787 tonnellate di CO2 equivalente. I progetti che consentono di raggiungere questo obiettivo di medio termine sono rendicontati puntualmente nel Bilancio di Sostenibilità redatto nella primavera di ogni anno. Vi sono alcuni progetti più significativi di altri o che hanno comportato un grande impegno da parte dell’R&D packaging Granarolo.

Quest’anno, ad esempio, abbiamo convertito una buona parte dei vasetti Yomo da plastica a carta; nel corso del 2021 sono stati trasformati in carta 66 milioni di vasetti, che a regime, saranno 185 milioni all’anno.

Il lancio della nuova referenza “Latte e Fieno” ci ha indirizzato a scegliere un packaging costituito all’87% da carta FSC e plastica vegetale, compiendo una scelta coerente alle caratteristiche del prodotto.

Per quanto riguarda la plastica, Granarolo punta a ridurre nei prossimi anni l’uso di poliaccoppiato non riciclabile, preferendo PET ed rPET. Il problema è che in Italia, il PET riciclato manca, dato che oggi arriva quasi tutto da paesi extra Ue. Occorre creare una filiera italiana del rPET. Passando poi al design, pensiamo che debba essere prima di tutto funzionale. Sono ormai passati sette anni dal lancio dello Yomino Squeezable, pensato per seguire il bisogno del bambino piccolo di afferrare e gestire in autonomia la confezione di yogurt.

A questo elemento ergonomico, abbiamo aggiunto un tappo anti-soffocamento, che ha offerto un valore in più in termini di sicurezza, non solo alimentare. In Granarolo la ricerca è costante e basata sul target, si tratti di un bambino o di un anziano.

Pensiamo alla comodità introdotta dal nostro R&D nella confezione richiudibile di stracchino, che risponde al bisogno di ridurre il food waste, o a quella della ricotta, che riporta informazioni on pack dedicate al fine vita del prodotto, con suggerimenti su come usarlo quando è al limite della conservazione. Il packaging per noi significa uno “sguardo ampio”, perché ci permetta di veicolare azioni connesse alla shelf-life, sensibilizzando i nostri consumatori sul fatto che una data perentoria o una “preferibilmente entro”, cambia il modo di approcciarsi al cibo.

Se il prodotto è arrivato a fine corsa, ma è ben conservato, suggeriamo di annusarlo e osservarlo prima di buttare. Insomma, il packaging diventa occasione per puntare a una riduzione degli sprechi, grazie all’allungamento della shelf-life e a confezioni su misura, adeguate sia agli stili di vita e di consumo che a una buona comunicazione on pack. Dopo la pandemia, i consumatori hanno meno voglia di fare la spesa; comprano quindi più cose meno deperibili a breve, ed ecco perché il packaging deve rispondere di conseguenza garantendo vita più lunga al prodotto. Sul tema dell’anti-spreco, lavoriamo anche con le nostre Botteghe. Le ultime in ordine di tempo sono state inaugurate a Milano - in via Adige - e a Bologna - in via Irnerio -, dove proponiamo anche prodotti a “data corta”, ovvero alimenti con meno di 2/3 della vita-prodotto richiesta per essere a scaffale nella GDO, che vengono venduti in spazi dedicati a prezzi interessanti per chi acquista».

Green tangibile, tra logistica e retail

La sostenibilità del prodotto ha quindi molte facce, ognuna delle quali ha un impatto ambientale che Granarolo affronta con azioni specifiche riferite anche al packaging, in base a un principio che, oltre alla tutela dell’ambiente, amplia l’orizzonte verso il territorio, la socialità e la sicurezza. Si chiude così un cerchio virtuoso, che interessa anche i nuovi stili di vita e di consumo.

E proprio su questo punto, Granarolo precisa: «La pandemia ha ridotto il potere d’acquisto delle famiglie, i consumatori mettono al primo posto il gusto, se hanno capacità di spesa, il prezzo, se le disponibilità sono inferiori. Le indagini dicono che la sostenibilità è importante per una fascia significativa, circa il 40% dei consumatori, ma si aggiunge ad altri elementi. Molti consumatori ci hanno scritto congratulandosi per la scelta della carta nel vasetto Yomo e non penso che questa sensibilità verrà meno, ma la scala di valori, anche a seguito della pandemia, è cambiata.

R&D e Innovazione Granarolo, dalle cui intuizioni deriva il 20% del fatturato aziendale, sono sempre attenti a questi trend e stanno lavorando al lancio di nuovi prodotti, in cui anche il packaging giochi un ruolo di primo piano. Tutti i passaggi di cui abbiamo parlato vengono rendicontati all’interno di un Bilancio di Sostenibilità in cui, anno per anno Granarolo, documenta le riduzioni in termini di CO2 equivalenti. All’interno di questo documento, redatto in ottemperanza ai GRI, Standard di riferimento internazionale, compaiono anche altre informazioni: dettagli sugli aspetti economico-finanziari, sul valore generato, sulla catena di fornitura, sugli aspetti di gestione ambientale legati alla trasformazione, al packaging e alla logistica, sulla composizione del personale, la sua formazione, sulle  iniziative a favore della comunità promosse dall’azienda.

Tra queste ci piace citare un progetto per molti aspetti unico: la creazione, in sinergia con il Policlinico di Sant’Orsola, di una Banca del Latte Umano Donato, dove si raccoglie latte di mamme che hanno appena partorito, lo si pastorizza e lo si dona a bambini che lottano fra la vita e la morte in una delle tante Terapie Intensive Neonatali della Regione Emilia-Romagna. In un progetto come questo, Granarolo non ha investito semplicemente dal punto di vista economico, ma ha messo a disposizione spazi, competenze sui processi di pastorizzazione, sul packaging, sugli aspetti distributivi, persone e tempo».

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