Doppia acquisizione per Granarolo

Granarolo procede spedito nelle sue operazioni orientate alla crescita per linee esterne, parte del piano strategico impostato per il quinquennio ‘21-‘25. Ben due acquisizioni nel giro di 15 giorni hanno caratterizzato l’attività del colosso del dairy che ha rilevato, in ordine, il gruppo del gorgonzola dop Mario Costa e della statunitense Calabro Cheese Corp.

Mario Costa, con più di 100 anni di storia, sviluppa un fatturato di circa 15 milioni di euro (dato 2020) e lavora circa 20.000 tonnellate di latte/anno nel caseificio appena fuori Novara, tecnologicamente all’avanguardia e concepito secondo criteri di sostenibilità. L’export, che incide per il 31% sul giro d’affari, vede Gran Bretagna, Giappone e Stati Uniti come principali mercati di sbocco.

L’acquisto di Calabro Cheese nel Connecticut è invece finalizzato allo sbarco negli Stati Uniti, da tempo nel mirino di Granarolo. Nata nel 1953 come distributore di prodotti lattiero caseari italiani su iniziativa di Joseph Calabro e di suo padre Salvatore, l’azienda dispone di un moderno stabilimento di oltre 5.000 metri quadrati e di una piattaforma distributiva che serve le aree di New York, New England, New Jersey, più quelle del Sud e dell’Ovest degli Stati Uniti.

“Il consolidamento di Granarolo negli Stati Uniti è un tassello importante della politica di crescita del gruppo all’estero.” - ha evidenziato Gianpiero Calzolari, presidente della società - “Il progetto è quello di replicare le performance positive raggiunte in altri mercati, come quello francese dove siamo cresciuti in modo significativo raggiungendo una quota a volume del 18,5% del totale dairy italiano. Gli Stati Uniti saranno il paese target del 2022”.

Calabro Cheese nel 2020 ha generato un giro d’affari di circa 25 milioni di dollari, un risultato in linea con gli anni precedenti nonostante gli effetti del Covid-19.

Ad aprile 2021 Granarolo aveva acquisito da Mulino Alimentare il 60% di Mulino Formaggi, azienda parmense specializzata nel confezionamento e nella commercializzazione di formaggi duri italiani nel mondo di cui aveva già il 40%, salendo così al 100% del capitale.

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