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NUMERI E TREND Buona tenuta del settore imballaggio flessibile: 270 mila le tonnellate prodotte in Italia nel 2005, +4,2% il tasso di crescita. L’export continua a essere una voce importante per questo comparto di eccellenza del made in Italy*. Qualità dei prodotti e settori di sbocco. Plinio Iascone
Gli imballaggi flessibili da converter sono strutture multistrato ottenute per accoppiamento, coestrusione o laminazione. Si tratta quindi di strutture complesse, in cui ogni componente assolve una specifica funzione d’uso, caratteristica questa che costituisce il principale punto di forza di questa tipologia di imballaggio.
Anche in questi ultimi anni gli imballaggi flessibili da converter hanno presentato trend positivi, a dispetto dell’andamento dell’economia nazionale e internazionale non certo brillante.
Nell’ultimo decennio il settore ha segnato un tasso di sviluppo del 6% medio annuo e, nell’ultimo biennio il tasso si è mantenuto sul 4% medio annuo.
A trainare questa evoluzione favorevole ha contribuito sia la componente interna della domanda che quella estera. Le esportazioni, in questo comparto, hanno infatti sempre avuto un peso significativo sulla bilancia commerciale; già nel 2000, coprivano il 45,7% della produzione e la loro destinazione interessava sia i paesi dell’UE che gli extraeuropei.
Mercato e materiali
Nel 2005 la produzione ha raggiunto 270.000 t, segnando una crescita del 4,2%, pari a un fatturato di 1.450 milioni di Euro.
Sono state esportate circa 113.000 tonnellate, con un incremento del 2,7% rispetto all’anno precedente, interessando quindi il 42% della produzione.
Lo share risulta nettamente superiore se si prendono a riferimento le aziende leader di questo settore: in questo caso viene infatti superata ampiamente la soglia del 50% delle vendite globali.
L'industria italiana nel campo degli imballaggi plastici flessibili si colloca ai vertici europei sebbene, negli ultimi anni, la concorrenza estera (in primis quella dei produttori turchi) si sta facendo pressante sia in Europa che sui mercati terzi.
Comunque, le importazioni sul mercato italiano risultano sempre molto modeste.
Anche il mercato interno presenta un trend positivo. Nel 2005 il consumo apparente (produzione - esportazioni + importazioni) ha raggiunto le 160.000 tonnellate, segnando una crescita rispetto al 2004 del 5,3%.
Nell’ultimo triennio la diffusione di questa tipologia di imballaggi sul mercato italiano è stata oltremodo significativa: lo riprova la crescita medio annua nell’ultimo triennio, pari al 7,6%.
In Italia, l’area d’affari dei poliaccoppiati flessibili è caratterizzata da una discreta concentrazione produttiva, con una ventina di aziende che detengono circa il 75-80% della produzione complessiva.
Qualità e pesi
Il trend evolutivo positivo del settore in termini di quantità (in tonnellate) non rende tuttavia giustizia all’effettiva crescita del settore. Le ragioni vanno ricercate nel trend di progressivo alleggerimento dell’imballaggio poliaccoppiato in genere, fenomeno tutt’ora in atto e che trova ulteriori conferme nelle tendenze relative al mix di materie prime utilizzate per la produzione di imballaggi flessibili accoppiati.
Il foglio sottile di alluminio, che nel 1998 aveva uno share di mercato del 14,5%, nel 2005 è sceso al 7,6%; la carta e il cartoncino dal 16,5% sono passati all’11%.
Al contrario, i film plastici, dal 68,2% del 1998, hanno toccato ormai il 70%: è evidente la diminuzione dei materiali più pesanti, alluminio e carta, a favore dell’utilizzo di strutture composte solo di plastica, mediante l’accoppiamento di diverse tipologie di polimeri. Tuttavia, anche nell’ambito dell’utilizzo dei film plastici, si può parlare di riduzione dei grammi per metro quadrato; infatti, il sempre maggior impiego di film barriera (come Nylon, EVOH ecc.) consente, in molti casi, di ridurre gli strati o gli spessori dei film.
I poliaccoppiati formati esclusivamente da film plastici sono in continuo aumento, in particolare quelli utilizzati per il sottovuoto o per il confezionato in atmosfera protettiva.
I settori di sbocco
Gli imballaggi poliaccoppiati flessibili presentano caratteristiche diverse a seconda dei settori di impiego, sia in relazione ai materiali che li compongono sia in merito al posizionamento rispetto agli imballaggi alternativi.
Area food
In Italia l’area alimentare, che assorbe a tutt’oggi il 79% circa degli imballaggi poliaccoppiati flessibili, è stata un banco di prova importante: prodotti dolciari, pasta, caffè sono stati fra i primi prodotti ad adottare questa tipologia di confezionamento. Attualmente i principali settori di utilizzo sono: i derivati del latte - formaggi, yogurt, burro ecc. - che ne impiega il 23,5% circa, i prodotti da forno e della pasta con il 14,2% circa, i salumi con il 12,3%, i surgelati con il 9,4% circa e il caffé con il 5,3%.
Nel settore dei derivati del latte, la quota dei poliaccoppiati flessibili o semirigidi supera il 70%,
risultando dunque prevalente sulle altre tipologie di confezionamento. In particolare, il poliaccoppiato è in progressiva crescita nel confezionamento del prodotto sfuso porzionato venduto al banco della distribuzione moderna, a scapito essenzialmente dell’incarto tradizionale.
Per quanto concerne l’area dei prodotti da forno l’imballaggio flessibile da converter ha raggiunto una share del 46%, con tendenza all’aumento.
• Nel settore pasta secca, la quota dei poliaccoppiati flessibili rispetto agli imballaggi competitor è del 55%; il restante 45% è costituito da astucci di cartoncino (un dato, questo, imputabile in larga misura a Barilla, azienda leader che adotta questa soluzione di packaging).
Il flessibile da converter è praticamente l’unica soluzione di packaging utilizzata per la pasta fresca industriale.
Nel settore dei surgelati, la share dei poliaccoppiati flessibili arriva al 70% circa; il valore è in progressiva crescita, anche in abbinamento alle vaschette (nel caso dei piatti pronti, in qualità di imballaggio secondario) o all’astuccio di cartoncino usato come imballaggio primario.
In costante aumento risulta anche l’impiego nel settore dei salumi, con una quota che supera il 30%.
Il caffè viene, per la quasi totalità, confezionato in sacchetto di poliaccoppiato flessibile, anche se negli ultimi anni il film da converter ha perso qualche posizione, in relazione al maggior ricorso alla lattina di banda stagnata e alla presenza di distributori automatici che utilizzano le cialde. Gli imballaggi multistrato flessibili o semirigidi stanno prendendo piede anche in nuovi settori: le polpe e le passate di pomodoro destinate al catering, le salse destinate al consumo delle famiglie, il pet food umido, il tonno, il riso e le bevande (cheer pack).
Area non food
Il comparto della detergenza domestica assorbe l’8% degli imballaggi flessibili prodotti in Italia, seguito dal settore farmaceutico e della cosmesi-profumeria (4,8%); il restante 8,3% è distribuito tra innumerevoli settori (fitofarmaci, concimi, prodotti intermedi per l’industria chimica, pitture, ecc…).
Gli imballaggi “storici” dei detergenti per la casa - fustini di cartone e astucci di cartoncino - hanno perso molto del loro “appeal”: la presenza dei primi è ormai estremamente limitata, i secondi continuano a subire la concorrenza di altre tipologie di imballaggi, fra cui quelli di poliaccoppiato flessibile, appunto.
Ottime le prestazioni registrate (rispetto alle altre tipologie): la quota di mercato si attesta al 20% circa.
La busta di poliaccoppiato flessibile è in concorrenza anche con il flacone di plastica: questa crescita deriva dall’orientamento espresso dal mercato in merito all’utilizzo di prodotti concentrati e delle ricariche.
Il confezionamento dei prodotti farmaceutici e della cosmesi-profumeria vede i poliaccoppiati flessibili (essenzialmente bustine e monodosi) attestarsi intorno al 5,5%.
Anche il 2006, secondo le valutazione dei principali produttori, è visto in termini sostanzialmente positivi per la produzione, trainata in particolare dalla domanda interna.
Per quanto concerne le esportazioni la posizione italiana comincia a essere insidiata dalla concorrenza proveniente da paesi extra UE, Turchia in particolare.
Plinio Iascone
Istituto Italiano Imballaggio
Nota* I valori riportati in questa analisi si riferiscono anche i film accoppiati senza la stampa e agli imballaggi semirigidi, sempre poliaccoppiati, per il confezionamento in atmosfera protettiva.
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Investigation Flexible packaging in Italy: market and prospects
NUMBERS AND TRENDS The flexible packaging sector is holding up well: 270 thousand tons produced in Italy in 2005, a growth rate of +4.2%. Exports continue to account for most of the share of this successful sector of Italian manufacturing*. Product quality and market opportunities. Plinio Iascone
Converter flexible packaging is a multi-layered structure obtained by co-extrusion or lamination.
It is therefore a complex structure in which each component performs a specific function, a characteristic which is the major strength of this type of packaging.
In the last few years converter flexible packaging has shown a positive trend despite the far from encouraging economic situation in Italy and the rest of the world. In the last decade the sector has seen an average annual growth trend of 6% while in the last two years the rate has remained at an annual average of 4%.
This positive evolution has been stimulated by both domestic and overseas demand.
Exports in this sector have indeed played an important part in the trade balance.
In 2000 exports to the EU and non-European countries accounted for 45.7% of production.
Market and materials
In 2005 production reached 270,000t, showing a growth of 4.2% equivalent to a turnover of 1,450 million Euro.
Approximately 113,000 tons were exported, an increase of 2.7% on the previous year, accounting for 42% of production. The share is clearly higher if we take leading manufacturers in this sector as an example. In this case the 50% threshold of global sales has clearly been surpassed.
The Italian flexible plastic packaging industry is one of the top flexible plastic packaging industries in Europe although in recent years overseas competition (first and foremost from Turkish manufacturers) has been increasingly fierce both in Europe and other markets. However, imports are still much lower.
The domestic market also shows a positive trend. In 2005 apparent consumption (production- exports + imports) reached 160,000 tons, showing a growth of 5.3% compared to 2004. In the last three years the spread of this type of packaging on the Italian market has been enormously significant. This is seen by figures for average annual growth in the last three years, equivalent to 7.6%.
In Italy the business area of flexible polylaminates is characterised by a heavy concentration of production with around twenty companies producing approximately 75-80% of the total.
Quality and weights
The positive growth trend expressed in quantity (tons) does not however do justice to the effective growth of the sector. This may be accounted for by the trend for gradually making polylaminates in general more lightweight, an ongoing phenomenon that is further confirmed by trends relating to the mix of raw materials used to produce flexible laminate packaging. Thin aluminium sheets which accounted for 14.5% of market share in 1998 fell to 7.6% in 2005. Paper and cardboard fell from 16.5% to 11%. On the contrary plastic film increased from 68.2% in 1998 to 70%. It is obvious that many heavier materials like aluminium and paper have been replaced by structures made only of plastic, produced by laminating various types of polymer.
However, even in the field of plastic film we can see a reduction in grams per square meter. Indeed, the increasing use of barrier film (such as Nylon, EVOH etc.) means film is often thinner.
There are now more and more polylaminates made exclusively from plastic films, especially those used for vacuum packs or for packaging in protected atmospheres.
Market opportunities
Flexible polylaminate packaging has different characteristics depending on what it is used for, both in relation to the materials it is composed of and concerning its positioning compared to alternative packaging.
Food area
In Italy the food area, which absorbs approximately 79% of flexible polylaminate packaging, has proved to be an important bench test. Confectionery, pasta and coffee were some of the first products to use this type of packaging.
Currently the principal sectors of use are: dairy - cheese, yoghurt, butter etc.- which account for approximately 23.5%, baked goods and pasta which account for about 14.2%, cold meats with 12.3%, frozen foods with about 9.4% and coffee with 5.3%.
In the dairy sector the share of flexible or semi-rigid polylaminates exceeds 70%, way ahead of other types of packaging. Specifically, the use of polylaminates for packaging portions of loose products in large scale distribution is gradually taking over from traditional packaging.
As far as baked goods are concerned, converter flexible packaging has obtained a share of 46%, which is tending to increase.
- In the dried pasta sector the share of flexible polylaminates is 55% compared to its competitors. The remaining 45% is made up of cardboard boxes ( a result which is largely due to Barilla, a market leader who uses this packaging type). Converter flexible packaging is practically the only type used for industrial fresh pasta.
In the frozen foods sector the share of flexible polylaminates has reached approximately 70%. The figure is progressively increasing for this type of packaging combined with trays (in the case of ready meals as a secondary packaging) or cardboard sleeves used as primary packaging.
Its use in the cold meats sector is constantly rising, with a share of
over 30%.
Almost all coffee is packaged in flexible polylaminate bags, even though in the last few years converter film has become a little less popular as more and more tins and dispensers using pastils are used.
Flexible or semi-rigid multi-layer packaging are gaining a foothold in new sectors too. Tomato pulp and purée destined for the catering sector, sauces destined for family consumption, moist pet food, tuna, rice and beverages (cheer pack).
Non food area
The domestic cleaning sector absorbs 8% of flexible packaging produced in Italy, followed by the pharmaceutical and cosmetics-perfume sectors (4.8%) while the remaining 8.3% is distributed between countless sectors (phytopharmaceuticals, fertilisers, intermediate products for the chemical industry, paints etc….)
Traditional packaging for domestic cleaning products- cardboard drums and cartons -have lost a great deal of their appeal.
The presence of the former is now extremely slight while the latter continues to be bombarded with competition from other packaging types, including flexible polylaminates. Here performance is excellent (compared to other types) and market share ranges around 20%. Flexible polylaminate bags also compete with plastic bottles.
This growth derives from the market’s leaning towards the use of concentrated products and refills.
Flexible polylaminate packaging of pharmaceutical and cosmetic perfume products (essentially sachets and single-doses) is around 5.5%. According to major producers’ analyses, 2006 too has been essentially positive in terms of production, mostly stimulated by domestic demand. As far as exports are concerned the Italian position is beginning to suffer from competition from non-European countries and Turkey in particular.
Plinio Iascone
Istituto Italiano Imballaggio
Note * The figures contained in this report also refer to unprinted polylaminate film and polylaminate semirigid packaging for packaging in protected atmospheres.
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