Biodiversità imprenditoriale
Chiara come l’acqua. Minerale, ovviamente, se la visione è quella di un produttore sardo che ha fatto della specificità e della cultura del territorio, la propria ragione di crescita e di successo. Mauro Solinas dà una lettura dello stato dell'arte del settore e racconta cos'è Acqua Smeraldina. Editoriale di Stefano Lavorini
Sarebbe bello poter dire semplicemente acqua. Acqua minerale, naturale e salutare, senza altri aggettivi superlativi o narrazioni improbabili e posticce.
Ma il mercato (non credo, i consumatori) più che di informazioni circostanziate e puntuali, più che di dati scientifici e dimostrabili, sembra aver sete di suggestioni, di verosimiglianze, insomma di sogni. Così facendo si è arrivati a dimenticare che l’acqua è per eccellenza un alimento - fondamentale per la vita stessa, con un valore intrinseco - declassandola a semplice “attributo” di un servizio.
Abbiamo parlato di cosa significhi oggi imbottigliare acqua minerale con Mauro Solinas amministratore di ALB spa (Tempio Pausania) che, con il brand Acqua Smeraldina, è realtà di riferimento in Sardegna e non solo.
Secondo i dati forniti a maggio dal Censis, con 192 litri all'anno per persona, l’Italia è il primo paese europeo e il secondo al mondo per consumo pro-capite di acqua in bottiglia. Il 61,8% delle famiglie italiane acquista acqua minerale spendendo in media 234 euro l'anno. Come legge questi dati, considerando la crisi economica che ha eroso il potenziale di spesa dei consumatori?
Non sono confortanti. I consumi, infatti, sono trainati dalla diffidenza che molti hanno nei confronti dell’acqua che scorre dal rubinetto, dalle preoccupazioni correlate ad allarmi circa la sua potabilità e, in alcune zone, dalle non infrequenti interruzioni del servizio. Poco o niente si è fatto per insegnare ai consumatori a leggere correttamente l’etichetta del prodotto acqua, così da fare la scelta più vicina alle proprie esigenze di salute o di gusto, col risultato ultimo che l’acqua minerale si è trasformata da bene di valore in commodity. In altri termini, tutta l’attenzione è sui prezzi e meno sulla qualità.
Questa dinamica sembra trovare corrispondenza anche a livello di prestazioni dei contenitori. Ad esempio, ci sono bottiglie di PET che sembrano contenitori semi-rigidi. Esiste un limite a questa corsa al risparmio?
L’imballaggio è fondamentale perché serve a custodire l’acqua, consentirne la distribuzione e la vendita. Quando però si parla di bottiglie PET da mezzo litro del peso di 11 grammi, sostenendo che sono eco-compatibili, che permettono di risparmiare materia prima ed energia, siamo molto vicini alla soglia oltre la quale non si garantisce il valore di servizio dei contenitori (rigidità) e la shelf life del prodotto (effetto barriera). Spesso mi chiedo se “ECO” stia per ecologia o economia.
Da parte nostra poniamo massima attenzione alla sicurezza per il consumatore e poi alle ragioni del marketing. Utilizziamo bottiglie di PET di 5 formati diversi, con capacità da 1,5 a 0,25 litri.
Analogamente anche per il vetro abbiamo una gamma completa, con bottiglie a perdere e a rendere, composta da 4 formati con capacità da 1 a 0,25 litri.
Inoltre, e probabilmente siamo gli unici in Italia, confezioniamo l’Acqua Smeraldina anche in Tetra Prisma Aseptic della Tetra Pak, che combina il look accattivante con una grande versatilità.
È evidente che proprio la scelta dei materiali, il design dei contenitori e la gamma dei formati sono elementi di forza della nostra offerta.
Avete mai pensato di utilizzare contenitori di PLA?
Se non si rispettano i consumatori non si può avere rispetto neanche per se stessi. Questo l’insegnamento dei miei genitori…
Il prodotto, l’acqua, deve avere caratteristiche di eccellenza, e così l'imballaggio. Abbiamo seri dubbi sul fatto che una bottiglia realizzata con materie prime di origine organica sia adeguata allo scopo. Inoltre, questo materiale apparentemente uguale al PET, può creare incertezze nell’utilizzatore nel momento in cui deve separare e avviare al ricupero i contenitori usati. Meglio essere cauti.
Si parla di rispetto per i consumatori ma a giudicare da come e dove viene stampata la data di scadenza sulle bottiglie di acqua minerale, c’è ancora molto da fare…
Verissimo. Tuttora, in molti casi, la stampa della data di scadenza e dei dati variabili viene realizzata con marcatori laser direttamente sul corpo della bottiglia. È un sistema economico, ma l’informazione è poco leggibile, considerando che una quota sempre più significativa della popolazione è ipovedente. Per questa ragione abbiamo deciso di utilizzare, a breve, un doppio sistema di stampa in linea, che codifica la data di scadenza sia sull’etichetta, ad uso del consumatore, sia direttamente sulla bottiglia.
Come detto, le acque minerali sono molto diverse, eppure la scelta viene fatta in prevalenza in base al prezzo o secondo la suggestione delle campagne pubblicitarie. In questo contesto, come si muove un’impresa come la vostra?
Abbiamo, per origini e vocazione, una storia fortemente radicata nel territorio.
In Sardegna, Acqua Smeraldina è il brand premium price di riferimento sia nel canale Horeca che nella GDO. È un’acqua oligominerale, batteriologicamente pura, con ottime proprietà organolettiche e con un contenuto di sali minerali equilibrato, grazie al fatto che sgorga dopo essere stata filtrata dai millenari graniti microfratturati caratteristici della Gallura.
Queste caratteristiche ci hanno permesso di rafforzare la nostra leadership nella regione, ma anche di puntare, nel campo della ristorazione, ai mercati internazionali: esportiamo in 32 paesi, in primis negli Usa dove abbiamo una filiale, ma anche in Australia, Cina, Belgio, Inghilterra, Danimarca Francia…
Questo è possibile perché al centro della nostra politica aziendale ci sono la qualità, l’ambiente, la sicurezza e il valore del territorio.
Abbiamo adeguato il processo produttivo ai più elevati standard, ottenendo la certificazione ISO 9001, 14001, OHSAS18001 e nel 2012 abbiamo ottenuto da Certiquality il Certificato di Eccellenza, che attesta il valore del lavoro svolto dal laboratorio di analisi e controllo interno.
Tutto questo non è ancora “qualità”; di fatto le certificazioni sono solo le tappe di un processo, in continuo divenire, di diffusione e condivisione in tutta l’azienda di una cultura dell’“attenzione”: alle esigenze dei fornitori e dei clienti, al contesto sociale, al territorio.
Avete pensato a diversificare il prodotto?
Molte aziende del settore scelgono la strada di imbottigliare nello stesso stabilimento due marchi, come consentito dalla legge.
Noi invece, per non generare confusione nei consumatori, abbiamo scelto di costituire una società ad hoc, abbiamo cercato e trovato una nuova fonte - sempre nelle vicinanze di Tempio Pausania - costruito uno stabilimento allo stato dell’arte, e creato il brand Altura. Si tratta di un prodotto con caratteristiche interessanti, diverse da quelle di Smeraldina, ma che beneficia degli stessi standard in termini di controlli e servizi. In comune, ovviamente, la proprietà che fa capo alla holding GMS srl, controllata dalla famiglia Solinas.
In un mercato dove vige la regola dei grandi numeri, c’è ancora spazio per le piccole e medie imprese?
L’azienda familiare è tutt’ora in grado di esprimere una grande vitalità. Il prodotto non è anonimo ma “ha la faccia” dell’imprenditore e le dimensioni consentono flessibilità e rapidità decisionale. Ricordo le parole di un docente della Bocconi che biasimava il nanismo industriale delle imprese italiane… dimenticando che questo limite è spesso anche la nostra ricchezza, perché per molti che fanno la stessa cosa, ci sono molti modi diversi di farla.
Insomma siamo, per fortuna, afflitti da una sorta di endogena e incoercibile biodiversità imprenditoriale…
La famiglia può portare qualità nel modo di fare business, perché quando c’è sangue, c’è passione, ognuno con la sua testa e le sue idee arricchisce gli altri. In una compagine familiare c’è confronto, crescita… e se poi l’azienda familiare ha persone dotate di buonsenso si oltrepassano anche i contrasti, nel riconoscimento di un modello organizzativo condiviso basato sull’integrazione di competenze manageriali. Ricordiamoci, infatti, che le aziende da sole poco possono imparare di sé.
Le dimensioni non sono un limite agli investimenti?
Fin da quando mio padre Giovanni Maria Solinas ha creato nel 1985 l’azienda, abbiamo dedicato grande attenzione ai mezzi di produzione.
Le soffiatrici, le riempitici ultra clean e le etichettatrici sono della Krones e le macchine più vecchie hanno meno di 4 anni.
Di recente, abbiamo investito oltre 2 milioni di euro per aggiornare il fine linea, scegliendo tra diversi fornitori: abbiamo acquistato una fardellatrice a doppia pista Ocme, un palettizzatore Krones, un avvolgitore bancali Robopac Sistemi, un sistema automatizzato di movimentazione delle palette Tecnoferrari e, per finire, un magazzino a movimentazione gravitazionale Rulmeca. Non va poi dimenticato l’impianto Tetra Pak per il confezionamento dell’acqua in contenitori Tetra Prisma Aseptic.
Come immagina la sua azienda tra 5 anni?
Sempre più capace di leggere le esigenze di un consumatore in grado di distinguere e apprezzare i prodotti per le loro qualità.
Un’azienda più veloce che continui a operare correttamente in un mercato più trasparente, un mercato con regole diverse e che non prosperi sulla disinformazione.
Voglio solo ricordare che mio padre ha fondato l’azienda non per il business ma per dare un lavoro ai figli... e io preferisco avere qualche preoccupazione in più che soccombere al dio “rating” che vorrebbe prezzo del prodotto più basso, contenitori più economici, meno personale, ecc, ecc. Ma non è la nostra storia, né il nostro futuro.