L’etichetta del futuro (prossimo)

Una vivace tavola rotonda nell’ambito del congresso annuale Finat ha fatto “il punto” sui trend tecnologici e di mercato nel settore dell’etichettatura. Ecco cosa ci aspetta.

Più prodotti autoadesivi, maggiore efficienza dei cicli di lavorazione, applicazione ad alta velocità, etichette intelligenti e NFC (Near-Field Communication) che non solo influenzano il comportamento dei clienti ma incrementano la funzionalità delle etichette stesse. Questi, in pillole, gli orientamenti che emergono nel settore del labeling, secondo i partecipanti alla tavola rotonda sulla “battaglia delle tecnologie di decorazione” dello scorso congresso Finat.
Orientamenti che vedono il contributo determinante delle macchine, in evoluzione verso un concetto di “sistema aperto” e altamente flessibile di applicazione, e dell’automazione, sempre più determinante anche nell’applicazione di etichette termoretraibili, uno dei segmenti in crescita maggiore insieme a quello degli imballaggi flessibili (in particolare i sacchetti).
All’orizzonte, peraltro, non si profilano solo occasioni di sviluppo, ma anche evoluzioni che minacciano la crescita dell’etichettatura come, tipicamente, l’affermarsi della stampa 3D e della stampa diretta del contenitore. Chi ne farà le spese? Tutto lascia prevedere - affermano gli esperti - una convivenza di soluzioni e tecnologie diverse, ciascuna con i propri plus: dalla capacità di “vestire” le forme più disparate delle sleeve termoretraibili all’infinita varietà di materiali e prodotti autoadesivi, per tutti i bisogni e tutte le tasche. E su questo l’accordo è completo.

Domande (della società) e risposte (dell’industria)
Dai fenomeni macroeconomici alle dinamiche sociologiche, “scendendo” nel particolare degli stili di consumo e delle correlate proposte dell’industria, una miriade di fattori in continuo mutamento influenzano il concetto e le tipologie di etichetta. Durante la tavola rotonda del Finat si è fatta menzione, fra l’altro, ai sempre maggiori contenuti che la legislazione impone di abbinare al prodotto stimolando, ad esempio, la domanda di etichette-volantino (tipicamente in ambito farmaceutico, ma non solo). O alle esigenze del marketing interattivo, con lo sviluppo dei codici QR e le relative problematiche tecniche (la loro leggibilità su un’etichetta termoretraibile richiede l’impegno di tutti gli attori della supply chain). O, ancora, alle esigenze sempre maggiori di sicurezza che sostengono l’evoluzione di codici a barre e altri sistemi a vario titolo “intelligenti” di autenticazione e tracciabilità (RfID in primis).

La discussione degli operatori si è poi spostata su quelle che tutti considerano tecnologie emergenti, a partire dall’etichettatura senza liner che sta ottenendo ampio riscontro un po’ in tutti i settori del largo consumo, e dalla stampa di imballaggi flessibili che, una volta operato l’opportuno cambio di mentalità, potrebbe offrire importanti occasioni di crescita. La contiguità fra etichettatura e packaging flessibile, peraltro, sembra ben presente ai fornitori di tecnologie come mostrano gli ultimi sviluppi delle macchine digitali, dove Indigo HP ha di recente presentato una stampante per bobine di carta o film con larghezza fino a 750 mm, indicata per packaging flessibile.
Non sono mancati, infine, gli interventi su quel fattore cruciale che è il rapporto fra prezzo e sostenibilità, e dunque anche sull’efficienza della linea di produzione, nonché sulla risposta alle esigenze di eco sostenibilità, con lo sviluppo di materiali sempre più sottili (e delle macchine in grado di trattarli) e la citazione di una tecnologia recente per la separazione della sleeve dal contenitore, che agevola il riciclo del PET. 

Un lavoro complesso
Realizzare un’etichetta non è solo questione di stampa. È un processo che riguarda una catena del valore composita, che parte dai materiali fino ai macchinari da utilizzare, qualunque sia la tecnologia impiegata. Se ne è discusso, con vivace partecipazione, durante una tavola rotonda dedicata alla  “battaglia delle tecnologie della decorazione”, organizzata da Finat nell’ambito dello scorso congresso annuale (Monte Carlo, 5-7 giugno 2014).

La riprova? Nel dibattito sono stati coinvolti rappresentanti dell’intera filiera: Stefan Richter (Krones, macchine di processo, riempimento, etichettatura), Geert-Jan Kolkhuis Tanke (Avery Dennison, materiali per etichette), Raul Matos, fondatore di Karlville Development LLC (apparecchiature per la trasformazione e applicazione di etichette termoretraibili e sacchetti), con Marc Büttgenbach, direttore vendite etichette e consumabili di Bizerba, in veste di moderatore. E il pubblico ha avanzato domande e considerazioni, contribuendo ad arricchire il dibattito di spunti concreti.

Finat è la federazione internazionale dei produttori di etichette autoadesive e prodotti correlati. Ha dedicato il congresso di giugno al tema “La lotta per la visibilità a scaffale. Strategie vincenti per l’industria delle etichette”, affrontato con contenuti di rilievo sia sul piano tecnico che del marketing. E una “chicca” finale: l’intervento del celeberrimo aerostiere ed esploratore svizzero Bertrand Piccard. Che ha insegnato a volare.                                                 
 

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