Etichette, mercato e tecnologia
L’industria italiana delle etichette autoadesive “tiene”, seppure con performance diverse, in funzione della dimensione e del posizionamento delle imprese. Dati, tecnologia e attualità dall’ultimo convegno del Gipea.
La seconda edizione dell’Osservatorio condotto da Manager Partners su un campione di 100 aziende rappresentative, presentato durante il convegno Gipea di fine autunno da Gianluca Cinti e Federico Visconti (Sda Bocconi), è tranquillizzante. Nel corso del 2012 gli etichettifici italiani hanno realizzato un fatturato complessivo di 667 milioni di euro, in linea con l’anno precedente (+0,1% in termini nominali, -3% in termini reali), con una tenuta dei ricavi netti e del valore aggiunto, e un lieve deterioramento del reddito operativo (Ebit). Un’ulteriore indagine condotta in Gipea presso 31 aziende associate conferma la sostanziale stabilità del turnover anche nel corso del 2013.
Insomma, il settore nel complesso “tiene” - sintetizzano gli economisti - anche se mostra una gran varietà di risultati (conseguenti alla diversità di scelte strategiche e organizzative) e una crescente polarizzazione delle performance. Nel 2012 quasi metà delle imprese del campione era decisamente fuori media rispetto a più parametri, per esempio al reddito operativo (ROS), con 12 casi eccellenti e 12 pessimi, e al reddito netto, con 24 aziende dai ottimi e altrettante decisamente negative (purtroppo in aumento).
Manca, invece, agli etichettifici, il volano dell’export che tanto gioca nello sviluppo della manifattura italiana, sebbene l’attenzione ai mercati esteri cresca anche in questo contesto e qualche azienda operi, e con profitto, a livello internazionale (ma la relazione fra export e maggiore crescita non è documentata, avvisano gli estensori della ricerca).
Evidente, invece, la relazione fra dimensioni, trend di crescita e reddito (più grande è un’azienda più, in proporzione, cresce e fattura), ma… anche in questo caso c’è un “ma”: le imprese più piccole fanno meno volumi ma vantano un miglior valore aggiunto sui ricavi «a testimonianza della capacità di generare ricchezza grazie a un approccio produttivo artigianale e al posizionamento in nicchie di mercato premianti». Per contro, i piccoli fanno più fatica a raggiungere economie di scala e soglie strutturali di efficienza, per cui i costi relativi a personale, ammortamenti e oneri finanziari incidono in misura maggiore, abbassando sotto la media i risultati delle PMI.
Sul piano finanziario, infine, il settore appare solido, con un aumento della liquidità e un miglioramento dell’esposizione delle imprese nei confronti delle banche.
L’innovazione corre
L'edizione 2013 di Labelexpo Europe (Bruxelles, 24-27 settembre) ha messo in campo 600 espositori e migliaia di prodotti, fra cui 150 novità. Chiamato a segnalare i prodotti e i fenomeni più interessanti, Stefano D’Andrea (Acus) ha sottolineato in primo luogo la radicale modularità delle macchine, che svolgono in linea un numero crescente di operazioni di stampa e finissaggio, e la conseguente maggiore attenzione all’automazione e alla gestione integrata delle informazioni, dati macchina compresi. Ma, ha ricordato l’esperto, non innamoriamoci delle idee: investire in IT ha senso se produce valore, ad esempio facilitando la preventivazione o il problem solving.
Anche il digitale ha visto in campo dovizia di sistemi integrati con taglio e finishing online, e migliorato ulteriormente le prestazioni. In buona parte grazie al contributo di componenti e materiali sempre più specializzati e prestanti: inchiostri, ad esempio, e lampade di essiccazione di nuova tecnologia. Anche in questo caso, ha commentato D’Andrea, occorre fare i conti, anche se il calcolo del break even di una macchina digitale e il confronto con le tecnologie convenzionali sono sempre meno immediati.
Novità interessanti si segnalano, fra l’altro, nella lavorazione del linerless, dove si usano materiali sempre più leggeri (i liner ad alto spessore vengono riutilizzati, anche 100 volte, o usati in modo creativo), e nella fustellatura laser, che giunge a piena maturità, anche sulle macchine digitali. Qui le nuove frontiere riguardano la velocità, la capacità di effettuare sagomature complesse e, soprattutto, la possibilità di razionalizzare modi e spazi del processo, generando risparmi ed efficienza.
Infine, qualche segnalazione di prodotto, senza citare i marchi: un sistema anticontraffazione tutto italiano, basato su un principio di identificazione interessante (ma con risvolti sulla privacy da verificare, nota D’Andrea); racle in tecnopolimero; molte proposte per la gestione del colore e per l’“incisione” delle matrici flexo (dove domina il punto piatto); soluzioni interessanti per il controllo qualità delle bobine.
Ink jet: sistemi a confronto
La seconda parte del convegno Gipea è stata animata da una tavola rotonda sulla stampa ink-jet. Condotta da Alessandro Mambretti, consulente e docente al Politecnico di Torino, ha visto a confronto i rappresentanti di Durst (Marco Pasotti), Epson (Giovanni Pizzamiglio), Myakoshi (David Marinoni), HP (Bruno Sofia) e Xeikon (Marco Avanzi), che si sono prestati a esporre le caratteristiche dei rispettivi sistemi e a rispondere alle domande del pubblico.
Il getto d’inchiostro, come noto, negli ultimi anni ha trovato sempre più spazio anche nella stampa diretta sull’imballaggio e delle etichette, sostenuto da uno sviluppo impetuoso della tecnologia (nove le tecniche in campo, stimano gli esperti Gipea) e dal proliferare di sistemi diversi.
Durante la tavola rotonda ne è stato offerto un saggio: HP vanta la capacità di mettere in campo, a seconda della necessità, tutti i sistemi attualmente disponibili e illustra la prestanza del thermal inkjet della casa; Myakoshi parla di “macchina rivoluzionaria”, con pigmenti a base acqua e fustella rotativa; Epson presenta i plus delle sue testine piezoelettriche e i due modelli, UV e a base acqua, per l’etichettatura; Durst sottolinea anzitutto la qualità della stampa e l’integrazione in linea dei sistemi di finitura digitale che rendono le sue macchine così flessibili e produttive; Xeikon parla della tecnologia elettrofotografica a toner secco, e della sua efficacia anche sui supporti e nelle lavorazioni del packaging.
Tutti hanno testimoniato i vantaggi conseguiti dai clienti che hanno investito nell’inkjet, sia in termini di volumi (il sistema produttivo più semplice e razionale aumenta la capacità di output dell’etichettificio) sia per le nuove opportunità di business date dalla possibilità di stampare dati variabili ed effettuare con profitto tirature corte. Un inkjet, sottolineano anche i produttori, che si evolverà ancora: verso un’ “ibridazione” ulteriore di tecniche e funzioni: una maggiore efficacia di entrambi i processi (elettrostatico e a goccia) sui vari tipi di substrato; l’attenzione alla prestampa ma anche alla facilità d’uso della macchina; la maggiore integrazione fra macchina e gestionale.
Il fine ultimo e ideale verso cui tendono tutti i costruttori di macchine? La qualità e la ripetibilità garantite, in una macchina “che fa tutto”.
Il XXVI Convegno Tecnico Gipea
Un logo nuovo, che succede a quello storico delle origini; la riduzione del Contributo Ambientale Conai; uno studio articolato delle dinamiche di settore; il rapporto dell’esperto sulle novità dell’ultimo Labelexpo… E poi ancora: una lettura guidata della nuova legge sull’etichettatura degli alimenti, le proposte dell’Università di Parma per la formazione continua nelle aziende, una tavola rotonda dedicata al “fenomeno” stampa ink-jet, animata dai rappresentati dei maggiori produttori di sistemi.
Domenico Tessera Chiesa, attuale presidente Gipea, ha introdotto un XXVI Convegno Tecnico (Milano, 29/11/2013) davvero denso di contenuti, a riprova della vivacità del gruppo dei produttori di etichette autoadesive che fa capo ad Assografici. E della rinnovata fiducia nella collaborazione che la vita associativa apre e promuove: all’appuntamento sono convenuti 140 delegati di imprese del settore, fra cui 45 soci simpatizzanti in rappresentanza dei fornitori di materiali, macchine e sistemi per l’etichettatura.
Una simile partecipazione, ha sottolineato il presidente all’apertura dei lavori, costituisce una conferma chiara della necessità di “uscire dal guscio”: «La presenza di oggi è un successo e spero possa creare delle interdipendenze positive […], catalizzare energie e progetti. Perché per battere la crisi e recuperare competitività è necessario superare il perimetro fisico dell’azienda e costruire reti, facendo leva sull’aggregazione, sulla ricerca di sinergie, sulle economie di scala».
Fra contributi e progetti. Valter Viscardi, segretario generale Gipea, ha annunciato due notizie, «una buona e una cattiva». La buona è ottima, e consiste nella riduzione del 35% del Contributo Ambientale Conai (CAC) per le etichette (tabella 1). La “cattiva” è l’estensione, a partire dal 1° gennaio 2014, del CAC anche ai tubi su cui è avvolto il materiale, con alcune importanti eccezioni e una coda di pratiche da eseguire (con l’aiuto dell’associazione).
A livello istituzionale, Gipea è attivo anche in ambito Finat, di cui sta curando la traduzione di un importante manuale e la partecipazione al seminario tecnico di Barcellona (5-7 marzo) e all’assemblea generale di Montecarlo (4-7 giugno). Da segnalare, inoltre, fra i progetti per il 2014, l’organizzazione del tradizionale convegno tecnico di fine autunno, le attività di formazione (previsti seminari sull’utilizzo dei social media e sui criteri di definizione dei costi industriali), l’Osservatorio economico e la gestione delle problematiche inerenti la gestione dei rifiuti.
Da non dimenticare, infine, l’appuntamento del 15 e 16 maggio a Modena, dove il Gruppo celebrerà il 25 anniversario, con un convegno, una festa e una sorpresa.