Il packaging e le bioplastiche (2019)

Il mercato delle bioplastiche negli ultimi anni ha mostrato un netto trend di crescita, e in svariati ambiti applicativi presenta ancora ampi margini di sviluppo. A rafforzarne il potenziale, il contributo che tale comparto è in grado di offrire alla transizione verso un modello di economia circolare.

Barbara Iascone
Istituto Italiano Imballaggio

Secondo l’European Bioplastics Association, il termine bioplastiche definisce le plastiche “che derivano almeno in parte da una biomassa (biobased ovvero a base biologica, come quelle ricavate ad esempio da mais, grano, canna da zucchero, ecc… ), oppure che risultano essere biodegradabili, oppure che possiedano entrambe le caratteristiche”. Per dissolvere un fraintendimento diffuso, è perciò opportuno sottolineare che non tutte le bioplastiche sono anche biodegradabili (cioè in grado di decomporsi in tempi ridotti, grazie all’azione di microrganismi presenti nell’ambiente). Fatta salva questa premessa, le bioplastiche offrono alcuni vantaggi significativi in termini di riduzione dell’impatto ambientale, che variano a seconda della tipologia in esame. In estrema sintesi, possiamo riassumere che le bioplastiche consentono di svincolarsi dall’impiego di materia prime non rinnovabili come gli idrocarburi, e in molti casi, la loro produzione comporta minori emissioni di CO2 rispetto ad analoghe varianti di origine fossile; le biodegradabili consentono, inoltre, di ridurre l’impatto ambientale legato al “fine vita” del prodotto e alla dispersione dei rifiuti plastici non degradabili nell’ambiente.

Un mercato globale in espansione

Per le ragioni sopra citate, le bioplastiche sono oggetto di apprezzamento crescente da parte dei consumatori e il loro mercato è in espansione, benché il loro impiego per la realizzazione di prodotti finiti sia ancora limitato rispetto alle effettive potenzialità di applicazione.

Secondo l’associazione European Bioplastics, nel 2019 a livello globale sono stati prodotti circa 2,11 milioni di tonnellate di bioplastiche, il 53% delle quali destinate alla produzione di packaging (1,3 milioni di t). Nello specifico, per la produzione di imballaggi flessibili ne è stato impiegato il 58%, e il 42% per quelli rigidi.

A titolo di chiarimento, ricordiamo che i dati forniti dall’associazione si riferiscono al comparto nel suo complesso, in cui rientrano diverse categorie di polimeri, provenienti sia da risorse rinnovabili (PHA, PLA e amidacee) che petrolchimiche (PBAT, PBS), come pure le plastiche biobased ma non biodegradabili e le poliolefine “verdi” ricavate da bioetanolo (canna da zucchero) o il bioPET.

A livello globale, l’Europa è il secondo produttore di bioplastiche con uno share del 25% (in crescita rispetto al 2018) dopo l’Asia, che rappresenta il 45% della produzione mondiale.

Come evidenziato nel rapporto annuale dell’associazione europea dei produttori di bioplastiche, nei prossimi cinque anni il settore vedrà una crescita costante, stimata nel complesso intorno al 15%. Le ragioni di questo sviluppo sono molteplici: l’obiettivo condiviso di portare avanti la transizione verso un modello di economia circolare - sostenuta da politiche e interventi normativi mirati - incentiva paradigmi produttivi capaci di ridurre il rilascio di sostanze inquinanti nell’ambiente, le emissioni di gas serra, nonché l’impiego di materie prime non rinnovabili.

Tabella 1. Bilancio del mercato del caffè in Italia.
  2019
Totale (in t) 93.500
Segmentazione %
Shopper monouso 62,0%
Sacchetti ultraleggeri 17,5%
Sacchi per raccolta umido 15,0%
Altro film(1) 3,0%
Altre applicazioni(2) 2,5%
  100,0%

(1) Film alimentare, film agricolo, film per imballaggio.

(2) Posate, piatti, bicchieri, termoformati per catering e gastronomia, preforme, accessori per agricoltura, extrusion coating, ecc…

Fonte: Istituto Italiano Imballaggio

Le bioplastiche in Italia

In Italia, in base alle prime stime disponibili, nel 2019 la produzione di bioplastiche dovrebbe registrare un tasso di crescita superiore al 5% attestandosi intorno alle 93.500 tonnellate (contro le 88.500 tonnellate del 2018).

Analizzando la destinazione d’uso di questi materiali, al primo posto troviamo i sacchetti per il trasporto di merci (62%), seguiti dai sacchetti ultraleggeri per il confezionamento dei prodotti sfusi (17,5%); il 20,5% risulta ripartito tra i sacchi per la raccolta dell’umido (15%) e altri film (3%) come ad esempio quelli impiegati in agricoltura; la restante porzione comprende stoviglie monouso, imballaggi alimentari (es. vaschette) e personal care (2,5% in totale).

Il caso degli shopper

Secondo i dati raccolti dall’Istituto Italiano Imballaggio, nel 2019 sul totale delle shopper bag in plastica (sia tradizionali che biodegradabili) che in Italia ammonta a circa 114.000 t, il 60% circa è realizzato in bioplastica (intorno alle 68.400 tonnellate).

Dall’analisi dei dati raccolti si evince che, dal 2018, il consumo complessivo di shopper (di plastica e bioplastica) è calato del 5% (nel 2018 erano circa 120.000) laddove però, contestualmente, la percentuale di quelli in bioplastica risulta in aumento, arrivando a rappresentare più della metà del totale dei sacchetti utilizzati in territorio nazionale.

In Italia, l’entrata in vigore a gennaio 2011 del divieto di commerciare shopper di plastica tradizionale (che comporta anche sanzioni per i trasgressori solo dal 2015) ha avuto come effetto un aumento esponenziale dell’utilizzo di shopper in bioplastica.

In seguito, per allineare il nostro paese al resto d’Europa, un’ulteriore direttiva introdotta nel gennaio 2018 ha imposto che anche i sacchetti leggerissimi per alimenti sfusi (ortofrutta, macelleria, pescheria e gastronomia) con spessori inferiori ai 15 micron debbano essere in bioplastica.

L’effetto di queste normative è stato duplice: se da un lato esse hanno velocizzato la sostituzione dei sacchetti di plastica tradizionale con alternative in bioplastica, dall’altra hanno disincentivato il ricorso agli shopper monouso, spingendo i consumatori a scegliere sempre più di frequente per la propria spesa sacchetti riutilizzabili, sia di plastica che di stoffa.

Scopri maggiori informazioni sulle aziende citate in quest'articolo e pubblicate sulla Buyers' Guide - PackBook by ItaliaImballaggio
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