I nuovi trend del Non Food in Italia

Durante l’emergenza sanitaria, gli acquisti di prodotti non alimentari - dall’abbigliamento agli elettrodomestici, dai videogiochi alla telefonia, dal bricolage all’arredo casa - hanno subito cambiamenti sostanziali. L’impatto su vendite e retail secondo GS1 Italy.

Milena Bernardi

In che modo le nuove tecnologie e gli eventi pandemici hanno influenzato le dinamiche di domanda e offerta del largo consumo non alimentare? Ce lo rivela l’Osservatorio Non Food di GS1 Italy, per la prima volta in un estratto dedicato dal titolo “Non Food: le 10 tendenze. Cosa non puoi non sapere sul Non Food”, che riportiamo in sintesi.

L’isolamento stravolge le scelte d’acquisto. Boom dell’edutainment e dell’online

Nel decalogo delle tendenze e dei fenomeni di consumo che hanno caratterizzato il periodo del Covid-19, si evince come i radicali cambiamenti degli stili di vita degli italiani ne abbiano influenzato le scelte di acquisto anche nel non food; l’obbligo a una vita sociale più ritirata ha di fatto messo in secondo piano molte esigenze, spronando allo shopping di prodotti diversi: tagliacapelli, macchine per il caffè, scrivanie, barbecue, cyclette, ciabatte e stampanti al posto di rossetti, sneaker e macchine fotografiche.

Se l’home working ha attutito il calo storico di alcuni comparti, come cancelleria e tessile casa, l’edutainment (o intrattenimento educativo) supera tutte le previsioni, con un’incidenza sul totale dei consumi italiani non food passata dal 3,2% al 4,9% in cinque anni (il 55,8% delle vendite è realizzata online). Nel quinquennio, i libri non scolastici sono cresciuti a +16,7%, e-book +37% nell’anno, audiolibri (+94%) e videogiochi (+180,1%). A esplodere sono stati soprattutto gli acquisti realizzati sul web, con un aumento del 417,5% nel periodo in esame.

A guadagnare quote e valore in tutti i comparti del non food sono senza dubbio le vendite online, con performance di spicco nell’elettronica di consumo (e in particolare nella telefonia, dove sono aumentate di oltre il 74% in un anno), nel tessile (+44,4%) e nella profumeria (+40,4%). E nell’ambito dei piccoli elettrodomestici il web è diventato il primo canale di vendita con il 40,4% di quota a valore.

Evolvono gli spazi d’acquisto fisici

Il commercio urbano centrale resta ancora oggi il più rilevante tra le sei tipologie di agglomerazioni commerciali classificate dall’Osservatorio Non Food. Con la pandemia, ha vissuto una riscoperta da parte degli italiani, in quanto ha saputo rispondere in modo più efficace alle nuove esigenze di distanze e servizi.

Più nello specifico i punti vendita fisici - come i negozi di ottica e computer, mobilifici e ferramenta, garden center e autofficine - stanno dimostrando di saper resistere all’evoluzione dei consumi non alimentari degli italiani. A loro favore giocano la presenza capillare sul territorio nazionale (anche nei centri più piccoli), l’elevato livello di servizio, la riconosciuta professionalità e la flessibilità dei costi.

Il Covid-19 ha costretto anche a ripensare gli spazi dei centri commerciali fortemente penalizzati dai lockdown, che dovranno necessariamente andare incontro alle nuove esigenze del consumatore, riposizionandosi come luoghi di ristoro ed entertainment e non solo di shopping.

Accelera inoltre la crescita delle forme di distribuzione alternativa, come le vendite a domicilio o per corrispondenza, e quelle realizzate nei distributori automatici e nelle cosiddette “tabelle speciali” (come tabaccherie, stazioni di carburanti e farmacie). Con la pandemia sono aumentati i prodotti legati all’igiene personale, seguiti dagli accessori per la telefonia, comprati nella distribuzione automatica, mentre le edicole hanno trovato nuova linfa nei giocattoli.

Effetto smart working e social network

Il permanere dello smart working potrebbe portare alla rivitalizzazione stabile dei centri di minori dimensioni e, quindi, far diventare interessanti anche location decentrate rispetto alle grandi città. In questo contesto anche le polarità commerciali extraurbane e le periferie metropolitane potrebbero cogliere l’occasione per rafforzare la propria posizione competitiva.

Il maggior utilizzo dei principali social network da parte delle insegne della distribuzione moderna non alimentare è lo specchio del crescente aumento dei consumatori internauti (88 italiani over 14 su 100).  Emblematici sono i casi dell’ottica e dei libri non scolastici dove l’aumento delle vendite online è stato sostenuto da influencer e blogger, grazie alla loro attività e al loro seguito sui social.

Stili di vita più sobri e misurati

L’avvento del Covid-19 ha comportato, gioco forza, un ritorno all’essenzialità nei consumi e negli stili di vita, facendo arretrare anche un settore tradizionalmente in crescita costante come quello del lusso, peraltro penalizzato anche dal crollo del turismo straniero. I favoriti ora sono i factory outlet e i parchi commerciali, ma anche la second hand economy (in particolare nell’e-commerce fashion), che continua a crescere e coinvolge ormai oltre metà degli italiani.

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