Gli imballaggi rigidi di plastica

Numeri, mercato e trend Produzione e impiego degli imballaggi rigidi. Focus su bottiglie, flaconi, secchielli, vaschette, bins, blister, alveoli, cassette, pallet, tubetti flessibili e chiusure.

Dopo i segnali di ripresa del 2010 - in recupero sul biennio di crisi 2008/2009 - la produzione degli imballaggi di plastica ha subito una battuta d’arresto determinata dalla ulteriore congiuntura negativa. Si valuta che l’anno 2011 si sia concluso con una riconferma dei valori del 2010: ciò è derivato sostanzialmente dall’andamento positivo delle esportazioni che si è protratto per tutti i 12 mesi dell’anno, mentre la domanda interna ha segnato un calo globale del 2% circa. Oltre che al calo generalizzato dei consumi, l’arretramento della domanda interna è da far risalire anche alla sensibile contrazione dell’impiego dei sacchetti per la spesa.
L’immissione sul mercato degli shopper biodegradabili non ha avuto un’accoglienza positiva, specialmente presso la distribuzione moderna, dove si valuta che il loro impiego ha subito una contrazione del 30% circa.
L’area degli imballaggi rigidi, oggetto della presente analisi, secondo un primo consuntivo ha espresso una produzione di 1.736.000 t, pari al 58% circa della produzione globale di imballaggi plastici, segnando nel 2011 un incremento produttivo dell’1,2% rispetto al 2010.
L’80% circa della produzione di imballaggi plastici rigidi è destinata al mercato italiano, mentre le esportazioni rappresentano il 20% della produzione e il loro tasso di crescita risulta in progressivo rafforzamento.
Le esportazioni evidenziano valori particolarmente significativi in due aree: chiusure (50%) e accessori (reggette, nastri adesivi, materiale di protezione ecc… al 35%). Esiste anche una corrente di importazioni, che copre in media il 18% circa del consumo interno, in particolare proprio quello delle chiusure (30% circa della domanda).
Dal 2010 risultano in graduale aumento le importazioni di preforme per bottiglie, caratterizzate da una parte di PET da riciclo.
Le plastiche provenienti da riciclo destinate a produrre imballaggi sono il risultato di una pratica in atto da alcuni anni: all’inizio destinate esclusivamente alla produzione di imballi per il non food, una volta superato il divieto stanno progressivamente crescendo nell’area alimentare (anche se al momento interessa solo prodotti di importazione).

Tipologie e aree di utilizzo
Gli imballaggi rigidi di plastica trovano innumerevoli applicazioni settoriali: negli alimenti (freschi e conservati), nelle bevande, prodotti tecnici ecc. Possono essere  divisi in quattro sotto aree: bottiglie per liquidi alimentari (29%); bottiglie, flaconi e contenitori vari per prodotti tecnici (non alimentare) 27,5%; alveoli, blister, vassoi e tubetti 26,5%; chiusure e accessori vari 17%.
Tutte le quattro aree di mercato, dopo avere subito gli effetti recessivi del biennio 2008/2009 e la generale ripresa nel 2010, nel 2011 hanno risentito dell’inversione negativa dell’economia dell’ultimo quadrimestre. L’anno scorso si è registrata anche una tendenza diffusa alla riduzioni del peso medio degli imballi.
Per quanto concerne i settori di utilizzo degli imballaggi plastici rigidi possiamo effettuare un’analisi prendendo a riferimento tre aree: bottiglie e flaconi;
secchielli, fusti, cassette, vaschette, tubetti flessibili ecc.; chiusure e accessori.

Bottiglie e flaconeria. Loro principale area di sbocco è quella delle bevande (alcoliche e analcoliche) con uno share del 65%, in cui spiccano i settori acqua minerale e bevande analcoliche in genere (gassate e non). Il settore della detergenza domestica è la seconda area di utilizzo, con uno share del 12%, in calo rispetto agli anni precedenti: il ridimensionamento deriva da una riduzione del peso medio degli imballaggi in genere, ma anche dalla maggiore diffusione dei prodotti concentrati per la detergenza, che necessitano di contenitori più piccoli, oltre che dalla riduzione degli acquisti.
Altri interessanti settori di impiego sono l’olio alimentare e il latte, con uno share globale del 10%, il cosmetico farmaceutico con uno share dell’8% e, ancora, la passata di pomidoro, il vino e l’aceto, con uno share globale attualmente intorno al 5%.

Chiusure e accessori. Si valuta che nel 2011 abbiano segnato uno sviluppo del 4% circa. Le esportazioni, che incidono sulla produzione per il 70% circa, hanno rappresentato di fatto il vero motore di sviluppo.
Per quanto concerne il mercato interno la loro posizione si rafforza progressivamente in particolare nel settore dei liquori.

Contenitori rigidi vari. Vaschette, secchielli, pallet, cassette, tubetti flessibili, blister ecc.: si valuta che il 78% di questi manufatti venga assorbito dal macro aggregato del food e il 22% dal non food (sempre con riferimento al campione di settori monitorati dall’I.I.I.).
Gli imballaggi a pareti sottili (vaschette, vassoi, coppette, blister ecc.) sono quelli che presentano, tendenzialmente, i migliori tassi di crescita.
L’affermazione di queste tipologia di imballaggi trae origine essenzialmente dallo sviluppo degli alimenti porzionati e pre pesati e dalle pietanze pronte presentate nei banconi refrigerati, che stanno prendendo piede presso la GDO ma anche presso la distribuzione tradizionale.
Interessanti potenzialità di sviluppo anche per i blister che, nati per confezionare prodotti farmaceutici e cosmetici, si stanno affermando anche negli accessori per informatica, materiale della cancelleria e minuterie metalliche.
È interessante la presenza della cassetta di plastica, sia a perdere che e a rendere, nel settore dei prodotti ortofrutticoli freschi, in qualità di imballaggio da trasporto (50% circa): crescono in modo sensibile e progressivo in particolare quelle a rendere.

Plinio Iascone
Istituto Italiano Imballaggio

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