Caffè & tè: il mercato in Italia
In questa sede riportiamo i valori di mercato nonché le caratteristiche di prodotto e packaging rilevate tra il 2018 e il 2019 per le due tipologie di bevande “caffè e tè”.
Barbara Iascone
Istituto Italiano Imballaggio
Caffè: mercato e consumi
Il settore del caffè risulta essere tra i mercati più importanti per il nostro Paese. I numeri di “produzione” si riferiscono esclusivamente alla torrefazione del caffè verde caffè importato (tostatura e macinatura dei chicchi), dato che nel nostro Paese non esistono in pratica piantagioni.
Sono circa 800 le aziende attive in questo settore, che esprimono una grande expertise nel miscelare al meglio i grani provenienti da aree geografiche differenti.
Al momento, le uniche rilevazioni disponibili sono quelle ISTAT, che riportano di un calo produttivo del caffè torrefatto nel 2018 in Italia: precisamente -20% in valore a fronte di 415.000 t prodotte.
Secondo prime stime ISTAT, nel 2019 la produzione dovrebbe essere cresciuta del 3% circa, arrivando a 427.000 t.
Per quanto riguarda il commercio estero, nel 2018 sono state importate oltre 606.000 t di caffè verde pari a circa 1,27 miliardi di euro.
Se consideriamo anche le importazioni minori (caffè torrefatto, caffè solubile e preparati a base di caffè) le tonnellate arrivano a 623.000.
Tabella 1. Bilancio del mercato del caffè in Italia.
2017 | 2018 | 2019 | ||||
mln € | t/000 | mln € | t/000 | mln € | t/000 | |
---|---|---|---|---|---|---|
Produzione di caffè torrefatto | 5.210 | 672 | 3.785 | 415 | 3.899 | 427 |
Importazioni totali | 1.588 | 585 | 1.478 | 623 | 1.478 | 623 |
Import caffè verde | 1.382 | 570 | 1.271 | 606 | 1.215 | 612 |
Import caffè torrefatto | 206 | 15 | 207 | 17 | 243 | 25 |
Esportazioni totali | 1.440 | 219 | 1.431 | 232 | 1.431 | 232 |
Export caffè verde | 40 | 10 | 38 | 11 | 40 | 13 |
Export caffè torrefatto | 1.400 | 209 | 1.393 | 221 | 1.497 | 265 |
Consumo apparente | - | 351 | - | 374 | - | 380 |
Consumo caffè tostato e macinato | - | 280,8 | - | 299,2 | - | 304,05 |
Consumo non industriale | 235,87 | 251,33 | 255,4 | |||
Consumo domestico | 153,32 | 163,36 | 166,01 | |||
Consumo horeca | 82,56 | 87,96 | 89,39 |
Fonte/Source: III databank processing of Istat data.
Oltre la metà delle nostre importazioni provengono da Brasile e Vietnam, cui seguono India, Uganda, Indonesia e Colombia.
Le prime valutazioni relative al 2019 ci mostrano una crescita a volume delle importazioni di caffè verde pari all’1% mentre, in parallelo, si registra un calo del 4% circa a valore.
Nel 2018, il 38% della produzione italiana di caffè torrefatto è stato esportato: 221.000 t per un valore di circa 1,4 mld di euro.
Negli ultimi 10 anni, le esportazioni di caffè torrefatto sono più che raddoppiate, a conferma della crescente domanda del nostro caffè espresso sui mercati esteri: 60% circa dai paesi europei, cui seguono Stati Uniti, Australia e Russia. Per il 2019 le esportazioni di caffè torrefatto dovrebbero registrare un +20% a volume e un +7,5% a valore.
I consumi apparenti (import di caffè verde - esportazioni totali escluso il movimento scorte) risultano in crescita del 7% nel 2018, e di un ulteriore 1,6% nel 2019.
Quando si parla di consumi di caffè vanno tuttavia considerati alcuni fattori, se analizziamo i dati in peso: anzitutto il fatto che il caffè tostato e macinato pesa il 20% in meno rispetto a quello verde in grani, passando quindi da 374 a 299 t/000. Di queste, l’84% è destinato alla preparazione della bevanda, sia essa consumata in casa che fuori casa, mentre il restante 16% è destinato all’uso industriale, vale a dire alla preparazione di gelati, yogurt, bibite, dessert, ecc. Calcoli alla mano, le tonnellate di caffe confezionato consumato in Italia nel 2018 risultano essere 251.330, un valore che nel 2019 dovrebbe crescere dell’1,6%.
Per quanto riguarda la quota non destinata all’uso industriale, consumata quindi come bevanda, il 65% circa è destinata al consumo domestico (compreso quello in cialde presso gli uffici), mentre il restante 35% è coperto dal consumo Horeca + Vending (distributori automatici non cialde).
Un’ulteriore suddivisione circa i consumi di caffè è quella che ne prende in considerazione le diverse tipologie: del caffè destino al consumo domestico, il 90% è rappresentato dal macinato, il 6,7% da quello in grani e il 3,3% dal caffè solubile.
Tè: mercato e consumi
Anche nel caso del tè, per “produzione” si intende in prevalenza il prodotto importato sfuso e confezionato in Italia.
Nel nostro Paese esistono solo quattro piccole piantagioni di tè e la produzione industriale (bustine o in barattoli) si appoggia fondamentalmente all’importazione.
Per quanto riguarda i tè da infusione, nel 2018 (ultimi dati disponibili) in Italia sono state acquistate circa 157 milioni di confezioni di tè e infusi (comprese camomilla, malva, ecc.) per un valore totale di 303 milioni di euro: i quantitativi consumati sono cresciuti del 4,7% rispetto al 2017, con una variazione a valore del +5%. In questo ambito, il tè conferma il proprio primato, pur con consumi stabili rispetto all’anno precedente: protagonisti assoluti del trend positivo sono infatti gli infusi, il cui tasso di crescita a volume nel 2018 risulta essere di oltre il 15%.
In Italia il consumo di tè non riguarda però solo quello da infusione; un’importantissima quota di mercato si riferisce infatti al consumo della bevanda fredda confezionata, spesso acquistata in sostituzione di altre bibite sia piatte che carbonate o di succhi di frutta.
Il tè freddo è la bevanda piatta più bevuta dagli italiani, con un consumo pro capite di oltre nove litri/anno, tra i valori più alti a livello europeo: da noi è “esploso” il boom del tè freddo e nel nostro paese risulta essere la bevanda più consumata seconda solo alla coca cola
Oltre ai tradizionali gusti fruttati, si sono affermati anche il tè verde (che ha ormai raggiunto circa il 10% dei volumi totali) e il tè freddo deteinato (quest’ultimo veicolato soprattutto sul target ragazzi).
Secondo l’elaborazione dei dati dell’Istituto Italiano Imballaggio nel 2019, i consumi di tè freddo si sono assestati intorno ai 575 milioni di litri con una crescita del 5,3% rispetto al 2018. In base all’analisi del settore non risultano importazioni di questa bibita, mentre continuano a crescere le esportazioni che nel 2019 sono cresciuto di oltre il 12%.
Tabella 2. Bilancio del mercato della bevanda tè (valori espressi in milioni di litri).
2017 | 2018 | 2019 | |
---|---|---|---|
Produzione | 746 | 787 | 843 |
Import | - | - | |
Export | 201 | 239 | 268 |
Consumo | 545 | 548 | 575 |
Fonte/Source: III databank processing of Istat data.
Quantità e tipologie di imballaggi
Come si confeziona il caffè
Sono circa 25.000 le tonnellate di packaging utilizzate in un anno nel settore caffè: il valore comprende sia la quota destinata all’Horeca (bar e ristorazione) sia quellaconsumata in ambito domestico (compreso capsule utilizzate sia in casa che in ufficio). Tradotto in valore raggiungiamo i 147 mln di euro.
Vediamo ora in dettaglio la suddivisione del prodotto confezionato, analizzata per tipologia di imballaggio.
L’84,5% del prodotto è confezionato in sacchetti poliaccoppiati flessibili, con capacità variabili tra i 250 gr e i 3 kg (questi ultimi destinati all’Horeca e nell’ultimo anno in lieve calo per la sempre maggiore diffusione delle capsule).
Il 7,5% è imputabile ai barattoli di acciaio, che hanno le stesse capacità dei contenitori poliaccoppiati. Anche per questa tipologia di packaging si registro un lieve calo a favore delle capsule (cialde).
Il 5% è rappresentato dal caffè monoporzione confezionato in capsule di alluminio o cialde realizzate in plastica oppure in carta. Il restante 3%, che si riferisce principalmente il caffè solubile, viene confezionato in prevalenza in sacchetti di carta per il 2,4%, oppure in vasetti di vetro per lo 0,5%; infine abbiamo gli astucci di cartoncino (0,1%).
Nell’ambito del caffè monoporzionato, le capsule in alluminio sono il segmento che cresce di più dal 2016 (ultimi dati disponibili), registrando un +11% a fronte di una flessione delle capsule in plastica e delle cialde in carta.
Negli ultimi anni si sta spingendo sempre più verso l’impiego di capsule realizzate in materiale biodegradabile, per favorirne lo smaltimento e la riciclabilità.
Le capsule realizzate in qualsiasi altro materiale non possono essere infatti separate dal prodotto dopo il consumo e non possono quindi rientrare nel ciclo di raccolta del materiale di riferimento.
Infine, se apriamo una finestra sul solo settore Horeca, il mix del packaging risulta per l’85% di imballaggi flessibili poliaccoppiati, l’8% è rappresentato dal sacco di carta e il 7% dalla latta in acciaio. Si tratta di confezioni con capacità da oltre 1 kg.
Tabella 3. Mix del packaging di caffè destinato al consumo diretto. Valori % riferiti alle quantità di prodotto confezionato, anno 2019.
2019 | |
---|---|
Poliaccoppiati flessibili | 84,50% |
Barattoli in acciaio | 7,50% |
Cialde e capsule | 5% |
Sacchetto carta | 2,40% |
Vasetto vetro | 0,50% |
Astuccio cartoncino | 0,10% |
Fonte/Source: III databank processing of Istat data.
Come si confeziona il tè
Il mix del packaging relativo a tè e infusi va distinto, a seconda che si parli del prodotto destinato all’infusione oppure se a essere analizzato è il settore della bevanda confezionata.
Nel primo caso si parla di confezionamento in singole bustine oppure di prodotto sfuso. Le singole bustine sono raccolte in scatole di cartoncino, una media di 20 bustine da 2 gr per ogni scatola, mentre per il prodotto sfuso circa il 70% è confezionato in scatole in cartoncino e il 30%, in barattoli di acciaio.
Parlando della bevanda confezionata il mix del packaging è decisamente più vario. Nel 2019 le tonnellate di imballaggi utlizzate per confezionare il tè freddo sono state circa 29.100 per un valore di circa 174 milioni di euro.
Il confezionamento in bottiglia di PET risulta il più diffuso, con una share del 70,9% e formati che vanno dai 50 cl al litro e mezzo. A seguire troviamo il bicchierino in PS, formato 20 cl (16,8%), una tipologia di packaging che, negli ultimi anni, sta perdendo quote di mercato a favore del cheerpack.
Troviamo poi la lattina in alluminio da 33 cl (6,5%) e il brik (2,9%).
A completare lo scenario relativo al mix del packaging della bevanda tè freddo abbiamo il cheerpack (2,7%) con capacità equivalente sia al bicchierino di PS sia al brik, a scapito dei quali negli ultimi 5 anni sta pian piano guadagnando posizioni.
Chiude la bottiglia di vetro da 50 cl, posizionata oggi allo 0,2% ma che, in base alle analisi disponibili, sta migliorando la proprio posizione nel mix del packaging del tè freddo guadagnando qualche punto percentuale, anche grazie al lancio in ambito Horeca di Estathè in bottiglietta di vetro.
Tabella 4. Mix del packaging della bevanda te. Valori % riferiti alle quantità di prodotto confezionato, anno 2018.
% | |
---|---|
Bottiglie di PET | 71% |
Bicchierini di PS | 17% |
Lattine ALL | 7% |
Brick | 3,00% |
Cheerpack | 2,40% |
Bottiglie di vetro | 0,10% |
Fonte/Source: III databank processing of Istat data and associations figures