Il futuro del flexible packaging? Sostenibile

Il 21 e 22 marzo si è svolta in FieraMilano la terza edizione della Print4All Conference: dedicata alla community del printing, ha offerto una preziosa occasione di confronto sui trend culturali e i temi tecnologici che stanno orientando l’industria e i brand owner.

In questo contesto,  prezioso il contributo di Giflex, l’associazione che raggruppa i produttori di imballaggi flessibili (92 aziende associate rappresentano l’85% della produzione italiana, con un fatturato di oltre 2 miliardi di euro, 55% destinato all’esportazione, e oltre 7.000 addetti).
Il Presidente Michele Guala ha analizzato l’evoluzione del packaging flessibile, in considerazione delle indicazioni riportate nella “Plastic Strategy” europea, e le caratteristiche delle possibili soluzioni in ottica di sostenibilità, dall’utilizzo di imballi riciclabili in mono-materiali (poliolefinici) all’uso di materiali biodegradabili e compostabili fino al riciclo meccanico e chimico.
«Molti imballaggi flessibili dovranno essere modificati o adattati, con l’obiettivo di renderli più riciclabili. A oggi infatti, nonostante il gap presente tra soluzioni tecniche ed effettivo avvio al riciclo degli imballaggi flessibili, questa soluzione è nella maggior parte dei casi l’alternativa più “leggera”, e quindi più sostenibile, per conservare i prodotti alimentari».

Guala ha anche sottolineato che «Rendere sostenibile un imballaggio flessibile si può, ad esempio attraverso l’utilizzo di mono-materiali oppure materiale biodegradabile o compostabile. Sul fronte del riciclo, siamo in un momento di trasformazione: guardiamo con molto interesse al riciclo chimico, che tuttavia necessita di altro tempo per diventare una realtà industriale. Per quanto riguarda invece il riciclo meccanico, un limite ancora insuperato è di non poter ottenere delle resine adatte alla produzione di imballaggi food contact, il che riduce di fatto il mercato di sbocco».

 

 

 

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