Tubetti & tubetti in totale sicurezza

Il lavoro rende social, le imprese investono ma…  gli incentivi?

Fabio Gussoni, CEO Scandolara Spa (Garbagnate Milanese, Mi), produzione di tubetti di alluminio e plastica per il confezionamento di prodotti cosmetici, oral care, pharma e food.

«La generosa produzione legislativa Anti-Covid 19 che ha avuto inizio domenica 8 marzo, ha previsto le c.d. attività necessarie, tra cui il packaging in materiale plastico e i contenitori in metallo per uso alimentare e farmaceutico: per cui Scandolara non ha per fortuna mai interrotto l'attività e non ha nemmeno attivato ammortizzatori sociali» sottolinea Fabio Gussoni, entrando nel merito dell'organizzazione del lavoro.

«L’azienda ha una forte connotazione industriale, organizzata su tre turni di lavoro dal lunedì alle 06:00 al sabato alle 06:00, e per la maggior parte delle funzioni è richiesta la presenza o in produzione o in attività di supporto. Solo alcune figure “centrali” avrebbero potuto de-materializzarsi e operare in smart working; abbiamo quindi deciso di favorire i colleghi anziani o coloro i quali, in famiglia, avevano o tutt’ora hanno, parenti immunodepressi o con particolari patologie… Nel complesso una dozzina su un totale di 238 dipendenti. In questo momento, solo i colleghi del reparto commerciale sito al Nord di Milano osservano a turno qualche periodo in smart working, ma non appena avremo l’opportunità di rientrare in azienda, lo faremo tutti con grande entusiasmo. Siamo in verità stanchi e provati di stare a casa e non interagire in modo frontale con i colleghi perché, in fondo, il lavoro è l'espressione più vera di socialità… Pensiamo a un venditore che non può stringere la mano e salutare il proprio cliente oppure al quality manager che deve, da “remoto”, giudicare la qualità di un processo o di un prodotto…».

Gussoni ricorda con soddisfazione anche la solerzia con cui sono state attivate in azienda tutte le misure di prevenzione: «In anticipo di 15 giorni dal Decreto “Salva Italia” abbiamo predisposto l'uso dei dispositivi medici necessari, la frequente sanificazione degli ambienti, il distanziamento “sociale” sia durante la pausa mensa sia per gli ingressi, anticipando o posticipando di 30 minuti la presenza in azienda, così da evitare assembramenti. Però - aggiunge - mi lasci sottolineare che Scandolara è certificata da tempo ISO 15378 (specifica i requisiti del Sistema di Gestione Qualità per le aziende fabbricanti di materiali utilizzati nell'imballo primario di dispositivi medici e cosmetici) oltre che ISO 9001: è quindi nel nostro DNA rispettare procedure piuttosto serie per quanto attiene il pericolo di contaminazione».

A fronte di qualche lieve ritardo da parte da parte di fornitori non strategici in seguito alla chiusura di determinate aree in Italia o all’estero, Scandolara non ha registrato particolari problemi con la subfornitura o il reperimento di materiali, tanto che «contrariamente a ogni previsione, per il 1° trimestre abbiamo registrato un'impennata del portafoglio ordini, grazie soprattutto al settore alimentare e parafarmaceutico.

Diversa, invece la situazione tra aprile e maggio, quando abbiamo scontato la chiusura di tutto il settore professionale del beauty (estetica, saloni di bellezza, SPA, parrucchieri…). Purtroppo - ragiona il manager - dobbiamo considerare che le 11 settimane di lockdown non verranno mai recuperate dai settori merceologici colpiti. Non si pensi a dei recuperi strada facendo; quello che è perso, resta perso! Possiamo solo sperare che i consumatori ritornino ai consumi di beni e servizi “pre-Covid” già a partire da questo promettente inizio d’estate.  Ma è pur vero, però, che la ripresa dovrebbe essere sostenuta da incentivi e ammortizzatori economici, sia per gli esercenti che per i consumatori; tuttavia, a parte qualche “fortunato”, ci sono ancora milioni, e dico proprio milioni, di cittadini in attesa di percepire il sussidio relativo al mese di marzo». 

Gussoni conclude la sua disamina con una seconda, seppur pacata, nota polemica:«L’emergenza ci ha costretti a spese impreviste, generate dal pacchetto “Anti- Covid”, qualcuna “one shot”, molte altre ricorrenti e obbligatorie; i nostri governanti si erano impegnati a riconoscere la totale detraibilità di codeste spese fino a un tetto massimo di € 20.000; ci risulta invece che solo pochi fortunati abbiano vinto la lotteria del “click-day”, assicurandosi il “bonus” previsto per un credito d’imposta al 50% e con un tetto massimo pari a € 50 mil. In un Paese come l’Italia dove esistono milioni di imprese… possiamo solo immaginare il “papocchio”».

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