Settore cosmetico: resiliente, solidale e sostenibile

L’industria cosmetica italiana reagisce con determinazione alla situazione di crisi imposta dalla pandemia globale e, nonostante gli innegabili cali di fatturato, il settore resta un fiore all’occhiello del sistema industriale nazionale. Lo testimonia il preconsuntivo 2020 ricavato dall’indagine congiunturale di Cosmetica Italia.

I numeri che emergono dall’indagine presentata a febbraio dal Centro Studi di Cosmetica Italia delineano nella sostanza l’impatto che la pandemia ha avuto sul settore: fatturato globale in contrazione così come l’export.

Eppure, l’industria cosmetica guarda al 2021 come all’anno della ripresa, in vista dell’ulteriore consolidamento nel 2022. Crescita attesa, dunque, grazie alla natura indispensabile del cosmetico e alla capacità di adattamento di un comparto che non rinuncia alla ricerca, inventa modelli distributivi alternativi con un maggior coinvolgimento in ambito digitale e si propone come custode di una bellezza sempre più naturale, espressione di benessere e salute.

I numeri e le attese. L’indagine ben descrive la reattività di un’industria che, a cavallo dei due principali picchi epidemici, ha saputo reagire, consegnando saldi finali meno critici di quanto previsto, nonostante i segni negativi.

Secondo i dati preconsuntivi 2020, il fatturato globale del settore sfiora i 10,5 miliardi di euro (-12,8% rispetto al 2019); in calo anche i valori del mercato interno (-9,6%).

Risentono delle limitazioni e delle incertezze a livello internazionale le esportazioni, che registrano un -16,5% (a valore oltre 4 miliardi di euro); si approssima invece agli 1,9 miliardi di euro il valore della bilancia commerciale.

Per entrambi questi indicatori la cosmetica si classifica al terzo posto tra i beni non food, dopo abbigliamento-moda e mobili.

«Le prospettive di ripresa per il 2021, seppur distanti dai valori del 2019, sono legate alla natura anticiclica del comparto. Il cosmetico è infatti un bene indispensabile, come la stessa pandemia ci ha ricordato» commenta Renato Ancorotti, presidente di Cosmetica Italia. «Lo scorso anno abbiamo assistito ad un’accelerazione nel cambiamento dei modelli di comportamento, alla ridefinizione degli equilibri internazionali e all’evoluzione dell’organizzazione del lavoro e delle relazioni personali: fenomeni che verosimilmente si sarebbero concretizzati nel medio periodo. Le imprese sentono da un lato la spinta alla ripartenza, dall’altro hanno però bisogno di nuove e solide condizioni per potersi realizzare, accompagnate da un piano governativo capace di affiancarle, anche in termini di promozione del Made in Italy, sul piano dell’innovazione, della digitalizzazione e dello sviluppo sui mercati esteri».

Andamento dei canali. L’indagine evidenzia le dinamiche di reazione alla pandemia, condizionate dalla specializzazione oltre che dalle limitazioni che li hanno riguardati.

I canali professionali, acconciatura (-28,5%) ed estetica (-30,5%), risentono delle chiusure forzate del primo lockdown, oltre che - per l’estetica - delle ulteriori restrizioni per area geografica, in relazione alle regioni in zona rossa.

Pesanti contrazioni si registrano nelle vendite dirette (porta a porta e per corrispondenza) che chiudono l’anno a -30% rispetto al 2019.

Condizionata dalle nuove modalità di acquisto, che hanno spostato i consumi verso altri canali, la profumeria scende del 27%.

Segnali di difficoltà arrivano anche dall’erboristeria, -26%, con andamenti diversi tra monomarca e punti vendita tradizionali.

Farmacia e grande distribuzione sono invece i canali che, seppur con dati in contrazione, hanno contenuto i cali: entrambe chiudono infatti il 2020 con un trend attorno al -2,5% (ricordiamo che la grande distribuzione continua a rappresentare oltre il 41% dei consumi cosmetici).

Sulla scia di precedenti rilevazioni, solo l’e-commerce mostra dati positivi, con un valore che si attesta, secondo i dati preconsuntivi, sui 700 milioni di euro (+42% rispetto al 2019), portando il retail digitale al quarto posto tra i canali di distribuzione con un peso del 7,4% sul totale mercato 2020.

Infine, il fatturato del contoterzismo scende a 1.370 milioni di euro (-17,5%), condizionato dalla contrazione della domanda estera, tradizionale volano della crescita per i produttori terzisti italiani. 

La nuova classificazione dei CCN&S

Mappatura del fenomeno dei CCN&S (cosmetici a connotazione naturale e sostenibile) presso le aziende associate a Cosmetica Italia, ricavata dalle risposte ottenute da 106 imprese nazionali, che esprimono un fatturato (sell-in) di 7,1 miliardi di euro.

A livello normativo non esiste, a tutt’oggi, una definizione univoca dei concetti di “naturale/bio” e “sostenibilità ambientale” riferita ai cosmetici.

Considerata però la crescita della domanda di prodotti a connotazione naturale e orientati alla sostenibilità ambientale, e con l’obiettivo di effettuare rilevazioni statistiche sul settore, Cosmetica Italia ha sentito l’esigenza di tracciare un perimetro di classificazione individuando due aree:

Cosmetici a connotazione naturale/biologica - Prodotto caratterizzato da elementi grafici o testuali (claim) che ne comunicano la connotazione naturale/biologica, in linea con la sua composizione formulativa, ovvero la presenza di un alto numero di ingredienti biologici o di origine naturale.

Questo cosmetico può inoltre comunicare: la conformità allo standard internazionale ISO 16128; la certificazione naturale/biologica secondo il protocollo di un organismo privato specializzato; la conformità a una propria caratterizzazione autodefinita, nel rispetto del Regolamento 655/2013.

Cosmetici con connotazione di sostenibilità ambientale/green - Prodotto caratterizzato da elementi grafici o testuali (claim) che ne comunicano la connotazione di sostenibilità ambientale/green in ambiti che possono riguardare tutto il suo ciclo di vita e/o le politiche corporate dell’impresa verso la sostenibilità (ambientale, sociale, economica).

A titolo esemplificativo gli ambiti possono interessare: processi produttivi; caratteristiche dell’imballaggio; gestione sostenibile della filiera; impronta ambientale di prodotto; certificazione di prodotto. Le aziende possono comunicare le proprie pratiche legate al campo della sostenibilità ambientale anche attraverso altri strumenti (certificazione Sistema Gestione Ambientale, certificazioni corporate, rapporto o bilancio di sostenibilità e premi/riconoscimenti internazionali).

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