Retroazione... umana

Prova, errore, azione correttiva, e poi di nuovo daccapo... Trovando per di più il giusto spazio per pensare, progettare e sognare. Questo è l’uomo nel suo fare, nel suo essere soggetto d’impresa. Oggi è assai difficile ma comunque possibile, soprattutto se si mettono al centro le persone.

Vicenza, 14 ottobre. Né angeli, né demoni, ma persone alla ricerca, con passione e lucidità, di una dimensione imprenditoriale sostenibile e adeguata all’odierna situazione congiunturale. Questo il senso dell’incontro organizzato a margine dell’assemblea della sezione grafici, cartai e cartotecnici di Confindustria Vicenza e aperto alla partecipazione di aziende e rappresentanti delle associazioni territoriali della regione.
Alberto Luca, presidente del gruppo, a conclusione del suo mandato, ha voluto riunire realtà del mondo della stampa editoriale e commerciale e della stampa su imballaggi (cartacei e flessibili) per mettere a fattore comune conoscenze ed esperienze nell’ottica di un business sostenibile, in grado di veicolare valore a tutti gli attori della filiera.
Due i casi presentati dai diretti protagonisti, quello delle Rumor Industrie Grafiche Spa e quello di Box Marche Spa.

Due per uno
Meno più meno fa più: in matematica ma anche nella realtà, come hanno raccontato Carlo Rumor e Paolo Morsoletto. È la storia di due aziende di stampa - una di periodici, l’altra di prodotti commerciali - che la crisi congiunturale e strutturale del settore dell’informazione ha messo in crescente difficoltà, anche in virtù dei pregressi investimenti in macchine e attrezzature. Per uscire dall’empasse i due imprenditori hanno scelto di fondere le aziende e dar vita a una realtà più grande ed efficiente in termini produttivi e organizzativi.
Bella la sincerità con cui sono state elencate le difficoltà affrontate in fase di definizione del valore delle rispettive attività, materia su cui i commercialisti chiamati in soccorso si sono estenuati per mesi, e infine risolta dai due imprenditori senza troppo guardare ai dettagli con una suddivisione paritetica delle quote della nascente società. Un fatto di buon senso, perché essere padroni del 100% del nulla non è un granché.
Seconda nota dolente, le banche, che non hanno saputo o voluto accompagnare questo processo di fusione. Trasferendo, infatti, a fine anno 2013 tutte le attività in una delle preesistenti società si è sbilanciato il rapporto tra ricavi e indebitamento, con il risultato di essere stati penalizzati nell’accesso al credito.

In altri termini sembra che “chi di dovere” non abbia letto oppure capito la dinamica dell’operazione.
Comunque, il segno ultimo di questa fusione è il fattore umano. Per quanto riguarda i protagonisti che, fondamentalmente sulla reciproca fiducia, hanno costruito una strada per il futuro, ma anche per ciò che attiene alle maestranze, chiamate a partecipare al nuovo progetto industriale. A distanza di mesi dalla messa in operatività si è scelto di non intervenire sugli esuberi, ma di attivare un contratto di solidarietà, così da dar tempo e modo ai singoli di far emergere attitudini e professionalità, a prescindere dalla storia e dalla provenienza di ognuno.

Puntare all’efficienza
C’è chi parla di “lean production”, chi di modello Toyota: comunque sia , nel tempo i concetti di fondo di questa “filosofia” produttiva sono passati anche nella prassi delle aziende italiane alla ricerca di modelli in grado di migliorare la capacità di risposta alle richieste del mercato attraverso una modificazione dell’organizzazione e del lavoro in azienda.
Più snelli, più reattivi, più efficienti... questi sono, in linea con quanto detto, gli obiettivi raggiunti da Box Marche per rispondere alla crisi di mercato che ha investito anche il settore cartotecnico e, nello specifico quello della produzione di astucci pieghevoli. Il presidente della società, Tonino Dominici, ne parla con entusiasmo ricordando come questo processo, che ha cambiato la realtà di Corinaldo (AN), nasce dalla condivisione di esperienze, conoscenze e idee proprio con altre industrie del comparto, potenzialmente concorrenti, soprattutto in ambito associativo (Gifasp, gruppo di specializzazione di Assografici, ndr. ).

In questo modo si consolidano legami di stima e amicizia, di collaborazione - come tra Dominici e Luca - a riprova del fatto che le aziende hanno un’anima, quella di chi le guida, ma anche di chi ci lavora.
Quando poi funzionano, riescono a esprimere sentimenti e intendimenti forti. Ma bisogna essere sinceri e corretti nei confronti di se stessi e degli altri, come ricorda Dominici, e fare squadra. Così, coerentemente col fatto che l’imprenditore marchigiano ha sempre detto che la principale risorsa di cui disponeva in azienda... “tornava a casa tutte le sere”, ha realizzato, fin dai primi anni della crisi, un estensivo programma di formazione delle maestranze che ha portato a un diverso modello organizzativo e lavorativo, trasversale a tutta l’azienda.
Sono stati creati dei team di interfaccia con il mercato, in cui sono state concentrate funzioni commerciali, di vendita e tecniche sia per quanto riguarda la preventivazione dei lavori che per la loro messa in produzione. In questo modo sono migliorati tempi di riposta ai clienti, ridotti prechi e difformità, abbattuto il tempo di attraversamento (lead time).
Un processo di trasformazione che per essere tale - ha sottolineato Dominici - deve continuamente rinnovarsi ed essere pervasivo, ma che ancor prima deve essere vissuto e introiettato con convincimento, in primis da ll’imprenditore stesso.
In altri termini, come scrive Federico Rampini in “Rete padrona”: il progresso è tale se ne restiamo noi i padroni.            

 

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