Note sull’andamento del mercato e il mix del packaging
I liquidi alimentari
Secondo l’analisi riportata nella Banca Dati dell’Istituto Italiano Imballaggio, l’area dei liquidi alimentari comprende condimenti, olio alimentare e aceto, il latte vaccino destinato al consumo (escluso quello utilizzato nell’industria alimentare) nonché alcune tipologie di derivati del pomodoro, nello specifico passate, polpe e ketchup (la buona, vecchia “salsa rubra”, Ndr*).
Da notare che, quest’ultima categoria, rientra nell’area liquidi alimentari essenzialmente per il mix del packaging adottato, simile per composizione a quello dei liquidi in senso stretto.
Nel 2016, la produzione dell’intera area espressa in peso ha superato le 5.500 t/000; secondo le ultime rilevazioni Istat, il suo valore supera i 7.400 milioni di Euro.
Ragionando in termini quantitativi, il 47% del settore è rappresentato dal latte, seguito da un 31% imputabile ai derivati del pomodoro. L’11% dell’area liquidi alimentari si riferisce all’olio di oliva, il 9% all’olio di semi e, infine, il restante 3% all’aceto.
I settori in sintesi
Olio di Oliva. A causa degli attacchi precoci di mosca olearia, la campagna 2016-2017 è stata disastrosa, con una produzione nazionale di olio di oliva in calo del 62%; per il 2017 si prevede una produzione di certo più abbondante, anche se permangono preoccupazioni relativa all’entità dell’aumento. Si stanno infatti ridimensionando le prospettive di un ritorno a livelli normali, a causa di problemi climatici (inverni particolarmente rigidi, seguiti da gelate primaverili e siccità estiva) e fitosanitari.
Analizzando i primi sei mesi del 2017, le esportazioni risultano in calo del 20%, mentre le importazioni crescono del 13%. I consumi dovrebbero crescere dell’1% circa.
Olio di semi. Secondo i dati Istat realtivi al 2016, la produzione di olio di semi - destinata in massima parte al mercato interno - è cresciuta del 6% rispetto al 2015, mentre l’export risulta stabile.
Secondo le primissime elaborazioni dei dati Ismea-Nielsen, i primi sei mesi del 2017 registrano una certa stabilità nei consumi di olio di semi in ambito familiare, con esportazioni in calo del 3%.
Latte vaccino. Nel 2016 sono stati prodotti 2.603 mln di litri di latte vaccino destinato al consumo finale, risultato in calo rispetto all’anno precedente del 3%. Ancora più marcata la diminuzione dei consumi, che supera il 4%, in parte dovuta al progressivo ricorso a bevande di origine vegetale in sostituzione del latte vaccino (legato alla diffusione del fenomeno delle intolleranze ai latticini). Il consumo delle bevande a base di riso, mandorle, avena e soia (di un segmento che rientra nella categoria “drink di benessere” e quindi idealmente legato all’area bevande in senso stretto) nel 2016 cresce dunque del 13%. Nel 2017 si conferma il trend negativo per il latte vaccino, che sconta ancora di più la concorrenza dei prodotti di origine vegetale: nel primo semestre, il calo risulta infatti essere del 4% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. La produzione però è sostenuta dalle esportazioni, che compensano il periodo infelice del mercato nazionale.
Aceto. Il consumo di aceto in Italia negli ultimi anni è andato via via crescendo registrando nel 2016 +1% a volume (dati Istat). A guidare il trend, nel 2016, ricordiamo due fattori: da un lato la crescita a doppia cifra (+11%) dell’aceto di mele e, dall’altra, la ripresa dei consumi dell’aceto di vino classico.
Questi due fenomeni sono legati in particolar modo ai consumi domestici perché, nell’ambito della ristorazione, è invece l’aceto balsamico di Modena a trainare la crescita e sebbene stia perdendo punti (-5,3%) proprio in ambito domestico.
L’exploit dell’aceto di mele è strettamente correlato alle sempre più marcate tendenze salutistiche degli italiani, con le stesse motivazioni che, analogamente ad altri comparti alimentati, portano a guardare con maggiore attenzione al biologico anche in questo segmento.
Nel 2016 la produzione totale, inclusa quella destinata all’industria alimentare, si è assestata intorno ai 675 mln di litri, di cui 147 milioni destinati al mercato delle famiglie. Le esportazioni risultano in crescita di oltre il 3% e le importazioni crescono del 10% (in questo caso, però, i prodotti sono utilizzati quasi esclusivamente nell’industria alimentare).
Derivati del pomodoro (polpe, passate, ketchup). Rientra in quest’area una parte dei derivati del pomodoro, con valori in termini di peso che superano le 1.700 t/000 nel 2016 e con un tasso di crescita del 3%. L’andamento positivo deriva sia dalle buone performance nei consumi di passate (nel 2016 crescono del 4%) ma anche dalle esportazioni di tutte le tipologie di derivati del pomodoro, in particolare ancora le passate che crescono del 5%, insieme alle polpe che segnano +1%.
Il mix del packaging
• Secondo un’analisi effettuata sul numero di confezioni, il 40% va imputato ai contenitori poliaccoppiati rigidi a prevalenza carta, che per il 91% si riferisce al mercato del latte.
• Le bottiglie in vetro sono al 22%, molto ben rappresentate nell’area derivati del pomodoro, olio di oliva e aceto. Negli ultimi anni si registra un timido tentativo verso il ritorno del vetro anche nel confezionamento di latte fresco.
• Seguono poi le bottiglie di PET, con il 20% imputabile in prevalenza all’olio di semi e al latte.
• Le lattine in acciaio costituiscono il 14% del mix del packaging. Sono impiegate essenzialmente per confezionare l’olio di oliva e i derivati del pomodoro.
• Il restante 4% rientra nella voce generica “Altro”, che include i bag in box (utilizzati nel confezionamento dell’olio e dell’aceto) e le bustine di poliaccoppiato flessibile, usate nelle monoporzioni dei condimenti e del ketchup.
In quest’area, il mix del packaging risulta ormai essere abbastanza stabile nel tempo, così come le quote di mercato. Eventuali cambiamenti di rotta da un imballaggio all’altro riguardano quasi esclusivamente scelte di marketing.
* CURIOSITÀ Secondo un’anedottica diffusa, il nome “salsa rubra” deriverebbe da un concorso indetto da Cirio negli anni Trenta, per trovare una parola italiana da utilizzare al posto di ketchup. In realtà, la stessa Cirio commercializza una salsa rubra fin dalla seconda metà dell’800 (come riporta l’etichetta del prodotto), la cui ricetta è la versione industriale del “bagnet ross” piemontese. (Fonte: Wikipedia)
Barbara Iascone
Istituto Italiano Imballaggio