Internazionale, tecnica, profittevole
Cama Group porta a Emballage nuova tecnologia e, per Ipack-Ima, prospetta ulteriori sviluppi. Approccio al mercato e progetti del costruttore italiano di sistemi per il packaging secondario. Che cresce in tutto il mondo e ci racconta perché.
Ventisei anni di storia, imprenditori di seconda generazione, una gestione “all’americana”, marketing glocal, alta tecnologia, margini di profitto... Le prerogative di Cama Group sono molte e non riducibili alle solite formule. I risultati lusinghieri del costruttore lecchese con il core nell’engineering e nella produzione di macchine e sistemi per l’imballaggio secondario (il gruppo opera con due divisioni, rispettivamente dedicate al packaging e alla robotica) si devono, infatti, a una somma di più fattori non banali: somma che produce delle cifre, naturalmente, ma anche - come ci ha spiegato durante lo scorso Emballage Annalisa Bellante, marketing manager della società - una cultura aziendale specifica e una visione prospettica del mercato. Molto prospettica.
Bello stand, sofisticato, e macchine ad alto contenuto di tecnologia e innovazione: per Cama il mercato francese deve essere senz’altro importante...
È il nostro primo mercato europeo per fatturato, linee installate e importan za dei clienti, gestito da uno staff con una profonda conoscenza della clientela, soprattutto nei due settori cardine del bakery e del confectionery. Un mercato stabile, che non ha risentito della crisi, e che presidiamo con impegno.
Cama Group è fortemente orientata all’export: quali sono i Paesi di sbocco più importanti? E l’Italia, quanto conta?
L’Italia conta molto. Le nostre radici organizzative e culturali sono qui, le soluzioni tecnologiche che ci vengono richieste sul mercato domestico sono di alto livello e spesso originali, e il fatturato che sviluppiamo nel nostro Paese lo scorso anno è stato addirittura superiore alle previsioni, sebbene rappresenti solo un piccolo 5% del totale. Ma ci sono anche dei limiti che rispecchiano una staticità tutta nazionale e di sicuro non episodica. Nelle nostre statistiche interne, per esempio, ancora una volta in Italia abbiamo registrato la percentuale più bassa di nuovi clienti; inoltre nelle trattative domina ormai l’orientamento al prezzo e si diffonde l’abitudine a dilazionare i pagamenti. Non sono condizioni di sviluppo...
Indubbiamente, dunque, Cama cresce di più in altre aree, dove abbiamo messo in campo di volta in volta strategie ad hoc, seguendo il principio del “think global, act local”. In Australia, ad esempio, che era il nostro mercato più lontano e meno coperto dalla rete commerciale, abbiamo appena aperto una filiale diretta da cui ci aspettiamo buoni risultati. Negli Usa, invece, li stiamo già raccogliendo, grazie all’ottimo lavoro di una struttura locale gestita “all’americana” con approccio veloce e aggressivo, formata da una decina di tecnici in servizio 24 ore su 24 (ma ne assumeremo altri). Supportata dal nuovo sito produttivo di Buffalo Grove (Illinois), sta vivendo una fase di dinamismo e proprio l’ultimo Pack Expo di Chicago, che ci ha offerto l’occasione di mostrare agli americani le nostre tecnologie lanciate a Duesseldorf, ci ha portato nuovi contatti e aperto ulteriori prospettive.
Ma anche il Sudamerica per noi è molto importante, e da tempo; non solo il Brasile ma tutta l’area è caratterizzata da una buona dinamica. Qui lavoriamo con una bella rete di agenti e un service che copre l’intera America Latina; i nostri clienti sono in buona parte grandi gruppi, non solo multinazionali, che ci apprezzano e ci sono fedeli.
E l’Oriente? Cresce? Rallenta?
Il mercato del packaging secondario è in espansione in tutta l’Asia e Cama Group continua a svilupparsi. Serviamo il Far East con una centrale basata a Bangkok e con una filiale diretta in Cina, dove è necessario operare tramite un service locale. Ma in questo momento è soprattutto il Middle East a prospettare la crescita più vivace. Il mercato sta crescendo molto velocemente e noi abbiamo tutto ciò che serve per “cavalcare l’onda”: le nostre linee funzionano bene, abbiamo buone referenze (qui più importanti che altrove) e un responsabile locale bilingue, capace e ben attestato.
Quali sono i principali driver dello sviluppo di Cama?
Quelli che abbiamo messo in campo anche a Emballage: tecnologia e una cultura aziendale forte, efficace e ben comunicata, basata su principi di grande concretezza (e l’immagine, si sa, soprattutto in Europa, è importante). Ma direi senz’altro che l’eccellenza tecnologica è il nostro primo punto di forza. Le macchine della breakthrough generation che abbiamo lanciato a Interpack ne rappresentano l’esempio ultimo, prima tappa di un cammino verso sviluppi ulteriori. Da Interpack ad oggi le abbiamo già declinate in una nuova gamma di isole monoblocco che, in pochissimo spazio, effettuano formatura, riempimento e chiusura della scatola, e si caratterizzano per l’alta tecnologia, molta pulizia e soluzioni innovative anche sulla parte elettrica (gli armadi, efficaci e accessibili, “spariscono” integrati nelle quattro colonne laterali, Ndr). Ma non ci fermiamo qui: per l’ultima parte dell’anno avremo portato a compimento altri progetti interessanti.
E il prossimo appuntamento col mercato?
La grande Ipack-Ima, dove esporremo, in un polo espositivo moderno e ben servito a beneficio di buyer nazionali e internazionali, le nostre macchine migliori, la nostra cultura dell’eccellenza e l’orgoglio delle prerogative Made in Italy. Avremo un grande stand, accanto a quello della PFM con cui facciamo rete da tempo, dove il pubblico potrà esaminare soluzioni uniche nel loro genere, in grado di distinguersi e competere con quelle dei principali concorrenti, anzitutto tedeschi. E dove anticiperemo altre novità che andremo a proporre nei mesi successivi.
La rete d’impresa che avete costituito tre anni fa, proprio sotto l’egida di Ipack-Ima, dunque resiste...
Proattiva e aperta a nuove adesioni. Attualmente, oltre a Cama, comprende PFM, Ronchi Mario, PE Labellers, Cleverthech e TMCI Padovan, ed è così efficace perché si è data delle finalità molto concrete, di ordine promozionale. Il board si riunisce periodicamente per pianificare la presenza alle fiere di interesse comune, con stand collettivi molto più visibili e “impattanti” di quanto ciascuno potrebbe permettersi da solo, e per individuare le economie in fase di espansione, dove affacciarsi per primi può rappresentare un grande plus competitivo. Che si tratti di esplorare la regione andina, sperimentare una manifestazione “locale” in Cina o aprire una finestra in Iran o in Indonesia, unire le forze e presentare un’offerta sinergica rappresenta un punto di forza fondamentale. E permette di ammortizzare i costi relativi. Peccato che, salvo qualche sporadica iniziativa di ICE-Agenzia, il sostegno delle istituzioni italiane preposte all’internazionalizzazione sia poco o nullo... il che, notoriamente, penalizza di molto l’Italia nella competizione globale.
Flessibilità massima e minimo ingombro
Cama Group ha portato a Emballage l’innovativa isola di carico monoblocco IF316, basata sui principi della Cama Break-Through Generation “cabinet-free” e “no-hollow body”.
Questa soluzione integra formatrice, robot di carico e chiuditrice di scatole in un’unica struttura e si distingue per l’elevato grado di flessibilità unita a un ingombro ridottissimo. L’utilizzo del Robot Cama di tipo Delta, infatti, moltiplica il numero di configurazioni normalmente eseguibili da un’isola monoblocco, normalmente servita da robot a 2 assi. Le piccole dimensioni, invece, si devono a un originale sistema di formazione, che integra il prelievo e trasporto fustellati e richiede quindi meno spazio per gestire il cartone steso.
Migliorate anche ergonomia e accessibilità: il magazzino di carico è più basso, rendendo meno faticoso il lavoro dell’operatore, e più semplici sono pulizia e manutenzione. Anche il sistema di chiusura, con un nuovo manipolatore, è più rapido, preciso e accessibile.
L’organizzazione? Concreta e creativa
Pragmatismo manageriale, fantasia, competenze: su questi pilastri Cama sviluppa il proprio business, fedele all’approccio che ne ha ispirato le origini, nel 1981. Ecco tre esempi di come i principi si incarnano in strutture e iniziative concrete.
“Lavorare con costanza e metodicità”. In Cama un sistema amministrativo e di controllo in progress delle commesse permette di comparare preventivo e consuntivo delle voci di spesa significative, e di valutare così in ogni momento se l’azienda guadagna o perde. Su questa base è più facile prendere decisioni ben fondate di investimento, valutando con migliore approssimazione rischi e margini. “La continua ricerca di nuovi clienti e mercati è vitale e richiede professionalità ad hoc”. Come il Business Development Manager creato da poco, focalizzato sui key client a livello globale con il compito di relazionarsi con gli interlocutori “giusti” delle grandi strutture internazionali, aprire le porte ancora chiuse e conquistare la fiducia di chi ancora non conosce le soluzioni Cama.
“Da soli non si riesce a fare tutto”. Negli ultimi anni in Cama si è compiuto un impegnativo lavoro di passaggio di consegne, razionalizzazione e specializzazione delle risorse e, in parallelo, trasferimento di valori e condivisione di obiettivi. Ora l’azienda famigliare è un “gruppo” a tutti gli effetti, e il suo successo non dipende più solo dalla lucidità degli imprenditori.