Il packaging e le bioplastiche (2018)

Quadro sintetico su mercato e trend di sviluppo.


Afronte del crescente interesse verso le bioplastiche nel settore packaging, è necessario anzitutto fare chiarezza sulla natura di questi materiali. In primo luogo bisogna precisare che c’è una sostanziale differenza tra bioplastica e plastica biodegradabile che, grazie all’azione di alcuni microrganismi, si degrada nel tempo. Secondo la definizione della European Bioplastics Association, con il termine bioplastiche si intendono invece quelle plastiche che derivano almeno in parte  da una biomassa (biobased, ovvero a base biologica), oppure che risultano biodegradabili o, ancora, che possiedano entrambe le caratteristiche. In definitiva una bioplastica può essere biodegradabile oppure no.

Produzione in Europa e in Italia
Nel 2018, secondo l’associazione European Bioplastics, nel mondo sono state prodotte circa 2,11 milioni di tonnellate di bioplastiche, di cui il 60% destinato alla produzione di packaging (1,3 milioni di t).
L’Europa è al secondo posto della classifica dei produttori di bioplastiche, con uno share del 20%, seconda all’Asia che rappresenta il 50% della produzione mondiale.
Nel suo rapporto annuale, l’associazione europea dei produttori di bioplastiche evidenzia che il settore sarà caratterizzato, nei prossimi cinque anni, da una crescita costante che si aggirerà complessivamente intorno al 20%.
Le ragioni alla base di questo sviluppo sono molteplici: da una parte la transizione verso un tipo di economia circolare e i relativi sostegni, dall’altra la costante crescita di interesse dei consumatori nei confronti di prodotti e imballaggi sostenibili.
In ambito packaging, gli utilizzi di questo materiale sono molteplici sebbene,  attualmente, sono gli shopper bag e i sacchetti utilizzati per la raccolta differenziata dell’umido a guidare il settore.
Stando alle ultime valutazioni disponibili, nel 2018 in Italia sono state prodotte circa 88.500 tonnellate di bioplastiche contro le 73.000 tonnellate del 2017, con un tasso di crescita pari al +21%. Al primo posto, per l’utilizzo di bioplastiche, troviamo i sacchetti per l’asporto di merci con il 61% del totale e un incremento dell’8,4% sul 2017, seguiti dai sacchetti ultraleggeri (sacchetti utilizzati per il confezionamento dei prodotti ortofrutticoli sfusi) con il 19%, mentre il restante 20% si suddivide tra sacchi per la raccolta dell’umido, articoli per l’agricoltura, la ristorazione (stoviglie monouso), l’imballaggio alimentare (vaschette) e l’igiene della persona.

I sacchetti trainano lo sviluppo
Secondo i dati dell’Istituto Italiano Imballaggio, la produzione di shopper bag in plastica, sia tradizionali che biodegradabili utilizzati per la spesa alimentare, ha toccato nel 2018 le 98.000 tonnellate, di cui si stima che circa il 55% afferisca alle bioplastiche (54.000 tonnellate circa).
Dall’analisi di questi numeri si evince che, dal 2017, si è registrato un calo del totale shopper (plastiche + bioplastiche) del 3% (nel 2017 era circa 101.000), ma contestualmente quelli realizzati con bioplastiche sono aumentati, risultando essere più della metà del totale dei sacchetti in plastica utilizzati in Italia.
Dopo l’entrata in vigore della legge che ha vietato la commercializzazione dei sacchetti per la spesa di plastica tradizionale nel gennaio 2011, ma che solo dal 2015 prevede sanzioni per i trasgressori, sul territorio nazionale si è avuto un aumento esponenziale degli shopper in bioplastica che di fatto sono andati a sostituire quelli tradizionali.
Da gennaio 2018 è stata introdotta in Italia un’altra direttiva per adeguare il nostro paese al resto d’Europa. Agli obblighi già in vigore dal 2011, si è aggiunto anche l’obbligo di utilizzare sacchetti in bioplastica per gli alimenti sfusi o per i prodotti di ortofrutta, macelleria, pescheria e gastronomia, vale a dire i sacchetti leggerissimi con spessore al di sotto dei 15 micron.
Se, da una parte, la legge sui sacchetti a fatto sì che la plastica tradizionale venisse sostituita dalle bioplastiche, ha anche portato a una diminuzione generale dell’utilizzo di shopper, inducendo i consumatori a usare con sempre maggior frequenza borse o sacchetti riutilizzabili sia in stoffa che in plastica.
In percentuale, le bioplastiche sono anche destinate alla produzione di sacchi per la raccolta dell’umido (14%), film (4%), altre applicazioni (2%), tra cui preforme per bottiglie, vaschette e stoviglie monouso (sono compresi nella voce “altro” anche oggetti non imballaggio).

Applicazione delle bioplastiche nel monouso 
La recente approvazione delle direttive europee volte a mettere al bando oggetti monouso realizzati in plastica, in particolare per quanto concerne le stoviglie, sta portando scompiglio nel mercato, considerando anche che il nostro Paese è al primo posto in Europa per consumi e produzione di questi prodotti.
Secondo Assobioplastiche sussistono ottime probabilità che, dalla direttiva in questione, possano essere escluse le bioplastiche compostabili. In questo modo si potrebbe ipotizzare un aumento consistente del consumo di bioplastiche compostabili per la produzione di stoviglie monouso, in sostituzione della plastica tradizionale.
Se il Parlamento italiano recepisse questa interpretazione della direttiva, e se poi questa interpretazione venisse accettata da Bruxelles, la produzione di stoviglie monouso andrebbe riconvertita alle bioplastiche compostabili, salvaguardando un patrimonio industriale e centinaia di posti di lavoro.

Barbara Iascone
Istituto italiano Imballaggio
 

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